XII

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Yoongi fece strada a Jimin in quel piccolo appartamento, completamente differente dalla casa del più piccolo, passando per lo stretto corridoio. "Mi dispiace per il casino che c'è" disse per poi entrare in camera sua, seguito dal minore. "Ma sai, non sono solito ricevere visite, ecco"

Si sedette sul letto e batté la mano sul materasso, facendo segno all'altro di fare lo stesso.

Jimin così fece, sedendosi al suo fianco mentre osservava la piccola stanza in cui Yoongi dormiva: era semplice, le pareti di un azzurro chiaro, un armadio nella parete sinistra, una scrivania con un computer ed un letto abbastanza grande.

Non era poi così male, nonostante Jimin fosse abituato a camere decisamente più spaziose credeva che la sua stanza fosse molto carina.

"Io...non so proprio da dove cominciare" fece Yoongi distogliendolo dalle sue osservazioni, con gli occhi ancora bagnati dalle lacrime.

"Da dove vuoi, hyung, non sei obbligato a dirmi tutto" disse Jimin gentilmente, toccandogli un braccio con la mano e guardandolo con tenerezza.

"No, devo...devo farlo. Sono sempre stato in silenzio e non ho mai raccontato a nessuno la mia storia, tu...beh tu sei il primo...diciamo, ad oggi sei l'unica persona di cui mi fido, quindi ti dirò ogni cosa" sospirò chiudendo gli occhi.

"Oh, mi sento onorato allora" rispose il biondo sorridendo leggermente. "Okay scusami...inizia pure" scosse la testa poi.

"Ecco...okay, dall'inizio" fece Yoongi, prendendo un respiro profondo. "Non sono mai stato un bambino molto socievole, a scuola avevo solo un amico, e spesso mi isolavo da tutto e da tutti, e beh, non ho vissuto né vivo in una famiglia che possa definirsi felice" iniziò.

Jimin fu subito attento alle sue parole, puntando lo sguardo nel suo.

"Mia madre...lei era meravigliosa, ed era così forte, davvero, una donna veramente forte. Mio padre invece, da quello che ricordo, non è mai stato un padre. Lui era violento, tanto, troppo violento. Non mi ha mostrato affetto neanche una singola volta. Spesso tornava a casa ubriaco, e picchiava me e mio fratello. Ma ecco, fin quando eravamo noi andava bene, voglio dire, non andava bene, ma per me sì. Perché quando lo faceva con mia madre era una cosa orribile" continuò Yoongi abbassando lo sguardo. "Le sere in cui la picchiava o peggio abusava di lei, io avrei tanto voluto fare qualcosa, ma insomma, ero così piccolo, non potevo far altro che stare in camera, a piangere. Ogni notte mio fratello veniva in camera mia e portava le mani sulle mie orecchie, apprezzavo il gesto, certo, ma sentivo comunque le urla e i pianti di mia madre. Poi quando tutto tornava silenzioso, lui mi faceva sdraiare, e mi consolava finché non mi addormentavo stanco. Ha 4 anni in più di me, comunque, ma poco importa" sospirò il ragazzo con i capelli verde acqua.

Jimin voleva rispondere, ma non sapeva davvero cosa dire, e tutto ciò che frullava nella sua testa era il tempo passato che Yoongi usava per parlare dei suoi genitori, arrivando alla deduzione che fossero...entrambi defunti?

"Avevo dodici anni quando nel bel mezzo della notte ci chiamarono a casa. Mia madre rispose al telefono, spaventata, perché papà non era ancora tornato. La sua sensazione era giusta: era l'ospedale. Papà si era schiantato contro un muro con la macchina perché era completamente ubriaco. Morì sul colpo" deglutì. "Io...so che dirlo è una cosa terribile, che non dovrei. Ma era un mostro, un mostro che non faceva altro che distruggere la famiglia, l'anima di mia madre, mia e di mio fratello, e sapere che era morto mi...mi fece sperare che potessimo ricominciare, stavolta meglio, come una famiglia uhm...normale, per quanto poteva esserlo, ma non fu così"

Jimin sentì la sua voce incrinarsi, e l'unica cosa che fece fu stringere la sua mano con forza, cosa che Yoongi apprezzò moltissimo.

"Nonostante tutto ciò che le avesse fatto passare, mia madre era così gentile e buona da essere ancora innamorata di mio padre, e in quegli anni cadde in depressione. Cercammo di aiutarla, sia io che mio fratello. Lo psicologo le assegnò degli psicofarmaci, e sembrava andasse tutto bene, che si fosse risolta la cosa. Poi..." si bloccò per prendere fiato, e i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime, ma le trattenne. "Poi un giorno tornai a casa. La chiamai più volte, poi andai in camera sua, e vidi la cosa peggiore della mia vita. Era sdraiata sul letto, gli occhi semiaperti e aveva in mano la scatola con gli psicofarmaci. Notai subito che ne erano rimasti solo tre, e che la mattina ce ne erano dodici. Era andata in overdose, mi avvicinai a lei, ancora respirava, così chiamai l'ambulanza...lei mi guardò e mi disse che le dispiaceva, poi vidi i suoi occhi spegnersi. L'ambulanza non fece in tempo. Avevo...avevo quindici anni, e ho visto la vita andarsene via da mia madre proprio davanti ai miei occhi, senza poter fare qualcosa, la minima cosa che potesse salvarla..." disse mentre una lacrima scendeva sulla sua guancia.

"Hyung..." sussurrò Jimin mordendosi il labbro e stringendo la presa sulla sua mano, ma Yoongi scosse la testa e continuò.

"Così... essendo minorenne mi affidarono a mio fratello, poiché ormai era maggiorenne, ma purtroppo lui iniziò a seguire la strada di mio padre. Iniziò a bere e sì, anche a drogarsi di tanto in tanto. Praticamente sono io che bado a lui, non il contrario. A parte questo io... soffrivo così tanto Jimin...così tanto, e diventai autolesionista, come hai potuto capire. Sono autolesionista e soffro di depressione, proprio come mia madre" fece guardando il più piccolo. "L'unica persona che riusciva a tirarmi su il morale era il mio migliore amico, cioè, l'unico amico che avevo, Hoseok. Poi un giorno tentai il suicidio, fortunatamente prima gli mandai un messaggio di addio, e lui fece in tempo a salvarmi. Ma il padre lo venne a sapere, e gli vietò di frequentarmi, così rimasi solo. Di nuovo. E tutto ciò che mi tiene in piedi ad oggi è quel dannato quaderno azzurro ed il pianoforte"

Jimin alzò lo sguardo, stupito da quella confessione. "Suoni...suoni il piano?"

Yoongi annuì, sorridendo lievemente. "Da quando ero piccolo...Poi ho...insomma, ho scoperto di essere gay, e la cosa ha peggiorato il tutto. Sono andato al paese di mia madre per circa 3 mesi, per stare con i miei nonni e lì ho conosciuto questo ragazzo...ho avuto una storia con lui, cioè, è durata veramente poco, solo 4 mesi e mezzo, e non... insomma, è lontano da qui, per questo non capisco come siano venuti a conoscenza del fatto..." mormorò. "Io...mi dispiace Jimin, mi dispiace per averti trattato male, per risponderti sempre in malo modo, e per essere freddo, è solo che...non ho mai ricevuto affetto nella mia vita, e quindi non so come ricambiarlo né come comportarmi, e odio questa cosa perché tu sei stato così..." si bloccò. "Tu sei così gentile, mi hai aiutato tante volte e quest'anno è iniziato meglio solo grazie a te, per questo non meriti di essere trattato male e..."

"Hyung" lo fermò Jimin, portando una mano sulla sua bocca con delicatezza. "Non devi assolutamente preoccuparti per questo" fece scuotendo la testa.

"Ho paura, Jimin. Ho paura che succeda ciò che è successo con Hoseok. Ho paura di perdere l'unico amico che ho e rimanere solo un'altra volta. Non...non voglio perderti" disse in un sussurro, tornando a piangere silenziosamente, a testa bassa.

Jimin si avvicinò ancora di più a lui, e gli prese le mani, scostandole dal suo viso e stringendolo a sé con delicatezza. "Yoongi hai... un passato davvero orribile alle spalle, ma ti prego, credimi se ti dico che non mi perderai, okay? Sarò sempre qui, ogni volta che vorrai io sarò qui, te lo prometto hyung, non me ne andrò mai" fece, con voce ferma, sicura, accarezzando dolcemente i suoi capelli. "Posso..." aggiunse poi sffiorando il polso sinistro dell'altro.

Yoongi annuì, e Jimin alzò delicatamente le maniche della sua felpa per non fargli male, scoprendo le sue braccia, e trattenne il respiro vedendo cicatrici di vecchi tagli e altri nuovi, freschi, forse della mattina stessa.

"Dio, hyung..." sussurrò, sfiorandoli con un pollice, per poi stringerlo nuovamente a sé, cercando lui stesso di trattenere le lacrime per ciò che aveva appena sentito e visto, lo abbracciò con quanta più forza poteva, cercando comunque di non fargli male, tanto sembrava fragile, come un vaso di terracotta.

Non voleva lasciarlo solo, non lo avrebbe mai fatto.

"Grazie Jimin" mormorò Yoongi tra le lacrime, sentendo le mani del più piccolo accarezzargli la schiena... non avrebbe mai pensato di farsi vedere in quelle condizioni da qualcuno, ma si fidava di Jimin, e sperava con tutto il cuore che mantenesse la sua promessa, perché solo grazie a lui sarebbe potuto andare avanti.



𝐁𝐞𝐬𝐭 𝐨𝐟 𝐦𝐞 [𝐦.𝐲𝐠+𝐩.𝐣𝐦]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora