XVIII

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Era quasi finita un'altra settimana, e Jimin stava per esplodere di irritazione e frustrazione, il perché? Yoongi: era sempre più lontano, non gli parlava, ed era freddo e distaccato, quasi assente... più del solito.

Lo aveva ringraziato e si era scusato il giorno dopo la sua sbronza e poi più nulla, mentre Jimin gli aveva scritto varie volte ma l'altro gli rispondeva a monosillabi o non rispondeva proprio, lasciando il visualizzato.

A scuola le lezioni di chimica e biologia erano diventate noiose, Yoongi era sempre accanto a lui, ma non fiatava se non per fare qualche intervento positivo sulla lezione del giorno e per salutarlo quando entravano o uscivano dalla classe.

Jimin si era stancato di quella storia, non ne capiva il motivo, d'altronde lo aveva pur sempre aiutato facendo qualcosa di illegale quale prendere la moto di sua sorella senza avere la patente, così decise che fosse ora di parlargliene, quindi appena suonò la campanella che segnava l'inizio della ricreazione, uscì dalla classe e si fiondò a posare i libri nel suo armadietto, per risparmiare più tempo possibile.

"Chim, volevo chied-" fece la voce profonda di Taehyung che si avvicinava a lui con ampie falcate, ma il più basso alzò una mano come a fermarlo.

"Scusa Tae, devo andare a fare due chiacchiere con Yoongi" lo bloccò, alzando gli occhi su di lui. "Me ne puoi parlare più tardi o è urgente?"

"No, non è urgente ma... cosa è successo?" chiese l'altro preoccupato e confuso, incrociando le braccia al petto.

"Nulla di importante, poi ti racconto ma ora devo andare prima che finisca la ricreazione, okay?" lo salutò alzandosi in punta di piedi per baciargli la guancia e poi corse verso l'atrio, girando a destra e dirigendosi verso le scalette, certo che Yoongi fosse lì, a fumare di nascosto e in solitudine la sua sigaretta come sempre.

E difatti, Yoongi era proprio lì, la sigaretta tra le labbra e lo sguardo corrucciato, pensieroso...triste.

"Yoongi" lo chiamò allora Jimin, avvicinandosi a lui.

Il maggiore alzò lo sguardo, facendo uscire il fumo dalle sue labbra e osservandolo. "Che c'è?"

"No che c'è lo dico io" sbottò l'arancione.

Yoongi inarcò un sopracciglio e riprese a fumare, sviando lo sguardo dal suo e poggiandosi contro il muro.

"Si può sapere che diavolo hai?" esclamò però Jimin, gesticolando con le mani.

"Cosa dovrei avere?" disse l'altro aspirando la nicotina dalla sua sigaretta e sbuffando con fare scocciato.

"Ti vedo distante, a stento mi parli, mi saluti quando arrivo in classe e quando me ne vado, tutto il resto è silenzio e non capisco perché" spiegò il minore osservandolo attentamente

Yoongi fece uscire un'amara risata dalle sue labbra, per poi scuotere la testa. "Sono sempre così Jimin, credevo l'avessi capito" ribatté.

"Non è vero. Non sei sempre così, cioè, non parli molto, questo è vero, ma cavolo provo a scriverti e mi rispondi "si, no, ok", provo a parlarti e ricevo lo stesso trattamento, eppure hai sempre provato ad instaurare una conversazione con me in precedenza, quindi ora cosa c'è che non va?!" disse Jimin alzando leggermente la voce.

"Non c'è nulla che non vada, sono fatto così, porca puttana. Lo vedi quello che ti dicevo? La gente prima o poi si stanca di me e del mio carattere di merda, e lo stai facendo anche tu, Jimin, ti avevo avvertito" rispose Yoongi con noncuranza, alzandosi in piedi e togliendosi della polvere dai pantaloni, gettando la sigaretta nel cestino.

"Cos- ma chi te l'ha detto, me lo spieghi?! Chi cazzo ti ha detto che mi sto stancando di te?!" si agitò Jimin alzando la voce.

"Il tuo comportamento ora, Jimin" rispose lui, mantenendo le distanze.

𝐁𝐞𝐬𝐭 𝐨𝐟 𝐦𝐞 [𝐦.𝐲𝐠+𝐩.𝐣𝐦]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora