Non avevamo avuto nemmeno il tempo di raccogliere le nostre cose, che il nostro comandante, Varetic Hug, ci disse che era arrivata l'ora di mettersi in viaggio. Dovevano essere le cinque di mattina, faceva un freddo cane e pioveva a dirotto. Il giorno prima non avevo dormito bene, per via di quel ratto che infestava il capanno. Aveva il brutto vizio di rosicare il legno del mio letto, e credetemi se vi dico che era più furbo del Comandante. Le notti precedenti avevo escogitato moltissime trappole per prenderlo, ma quel mostriciattolo mi sfuggiva sempre e tornava a rosicare il legno del mio letto. Eppure è solo legno, mica una bella fetta di formaggio. Non ho mai capito cose ci trovasse di così gustoso in quel legno. Ma di cose strane nella zona ce ne sono parecchie, e il topo era la più normale di queste.
Prendendo lo zaino alla svelta, con gli occhi che mi lacrimavano dal sonno e sbadigliando di continuo, mi resi conto di aver dimenticato la maschera antigas sulla branda.
Joe Gors, il mio migliore amico, la prese per me e me la consegnò. << Vuoi proprio morire eh, Boris? >> Rise.
<< Forse è una buona idea. >> Risposi sbadigliando. << Odio quando mi svegliano mentre sto sognando Sofia. >>
<< Sofia, Sofia... >> Mi canzonò << Ti sei proprio fissato con quella donna. >>
<< E' la più bella donna che abbia mai visto. >> Risposi, immaginando il suo bellissimo viso. Ma in realtà mi ero innamorato del suo carattere indipendente, non tanto dalla bellezza.
D'un tratto si aprì la porta e il comandante Varetic entrò, fermandosi davanti all'ingresso con aria autorevole. << Siete più lenti delle lumache! Lo volete capire che ci hanno affidato una missione molto importante! >> Gridò << La nostra compagnia non può permettersi un fallimento! Se accadesse, vuol dire che voi siete un fallimento! >>
Il comandante era conosciuto per il suo pessimismo. Pensava che i discorsi che ci rifilava potessero in qualche modo incoraggiarci, ma non faceva altro che buttare benzina sul fuoco, ma eravamo abituati.
<< Figli di puttana! Se non uscite dal capanno entro cinque secondi, giuro che vi faccio... >> Il comandante fu interrotto dall'entrata dell'uomo che tutti temevano; Il morto.
<< Smettila di urlare, dio santo! >> Disse calmo. << Sono le cinque di mattina, un po' di rispetto. >>
Il comandante si ammutolì e indietreggiò di qualche passo, proprio verso me e Joe.
Il morto era un uomo molto alto, spalle larghe, completamente calvo e una lunga e folta barba che arrivava alla base del collo.
Indossava un lungo cappotto nero, il suo colore preferito. Molti dicevano che odiasse i colori, ma erano solo voci.
Ma di una cosa eravamo certi, odiava qualsiasi forma di autorità. Il suo sopranome? Derivava dal suo pallore e dai suoi occhi quasi del tutto bianchi. Il fatto che fosse in un plotone militare, dove c'era una struttura gerarchica, mi aveva confuso. Non so cosa facesse lì, come non so cosa facesse prima che fossi messo al servizio nell'accampamento. Si vociferava che fosse in realtà uno Stalker, qualcuno che lavorava a stretto contatto con gli ufficiali, ma come ho già detto, so veramente pochissimo su quest'uomo.
<< Allora, cos'era questo baccano? >> Disse il morto, guardando il Comandante dritto negli occhi.
<< Huh.. dobbiamo partire, voglio dire... >> Farfugliò Varetic con voce minuta. << La m-missione, non possiamo f-fallire... >>
Il morto sorrise per un attimo, roteò gli occhi verso il soffitto e li abbassò di nuovo. << Hai fatto tutto questo casino per una fottuta missione? Inoltre, non so un cazzo di questa missione! >> Sorrise freddamente. << L'ho sempre detto; la zona ti ha spappolato il cervello, Comandante! >> Dopo aver detto quelle parole, lasciò il capanno. Sembrava che fosse lui al comando, non Varetic. Ma tutti i soldati seguivano il Comandante per non essere incolpati di diserzioni o subordinazione, compreso me.
Il Comandante se l'era quasi fatta addosso dalla paura. Era fin troppo chiaro che Veretic non valesse niente nella nostra compagnia, ma ai soldati stava bene così. Dopo tutto, ci rompeva alla grande, credendo di intimorirci, ma ci lasciava i nostri spazi quando eravamo a riposo. Era un completo idiota che sfruttava la divisa per avere un po' di autorità.
<< Bene... >> Tossì il comandate per farsi notare << Tutti fuori! Forza, forza! >> Urlò, lanciando uno sguardo intimorito alla porta da cui era uscito il Morto.
Il nostro accampamento, perlopiù capanni abbandonati in mezzo ad un sperduta campagna sterile e desolata, era l'unico accampamento cui mancava tutto; acqua, cibo, munizioni, di tutto. Gli uomini che presidiavano la base non se la passavano male. Anzi, molti di loro avevano contatti con i trafficanti della zona, facendo affari per grosse somme di denaro o rifornimenti.
I trafficanti erano gli unici mercanti ad avere di tutto; armi, cibo, acqua, munizioni e manufatti. Rifornivano la base e non facevano mai mancare nulla. Per questo motivo il nostro plotone riusciva a sopravvivere in quella landa sperduta. I trafficanti venivano alla nostra base travestiti da ufficiali dell'esercito, accompagnati dalla famosa scorta dell'ufficiale; soldati che scortavano l'ufficiale addetto alla supervisione della base, ma quelli però, non erano soldati, ma semplici Stalker. Alle volte qualche supervisore veniva a dare un occhiata, ma molto raramente.
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La Zona (Completo)
Science FictionDopo l'enorme e violenta esplosione avvenuta nella centrale nucleare di Vaslejo City, di cui non si conoscono le cause, l'intera area venne invasa da altissime radiazioni. In poco tempo cominciarono a verificarsi strani fenomeni inspiegabili: stravo...