La vera natura della zona

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Lo Stalker seduto, si vide puntare la pistola alla fronte da un altro Stalker che gli intimò di alzarsi.
<< Qual è la prima regola di uno Stalker? >> Chiese lo Stalker con la pistola a quest'ultimo.
<< Non interferire con la zona! >> Rispose deciso.
<< La seconda regola? >>
<< Non combattere con la zona! >>
<< La terza ed ultima? >>
<< Non... N-non uccidere i figli della zona. >> Balbettò lo Stalker, abbassando lo sguardo.
<< Quali delle tre regole hai infranto, Stalker? >> L'uomo puntò la pistola alla sua fronte.
<< Nessuna! Io ho sempre... >>
Uno sparo! Cervella e sangue schizzarono sul terreno. Lo Stalker cadde di spalle, la bocca spalancata, gli occhi aperti. Il sangue sgorgava dal buco.
Quell'uomo gli aveva sparato a sangue freddo, senza esitazione. Perché l'ho aveva ucciso? Cosa aveva fatto esattamente? Aveva infranto una delle tre regole?
Tutti i nove Stalker seduti rimasero impassibili. Nessuna reazione. Apatia totale, come se per loro fosse normale routine.
<< Benvenuto nella zona! >> Disse lo Stalker che mi aveva accompagnato fin qui.
<< Perché gli ha sparato? >> Gli chiesi.
<< Ha infranto uno delle tre regole. >> Rispose guardando schifato il cadavere dello Stalker per terra.
<< Che vuoi dire? >>
<< Ti facevo più sveglio. L'ultima regola diceva; non uccidere i figli della zona. Beh, lui l'ha fatto! >>
<< Parli dei mutanti? >>
Lo Stalker non rispose alla mia domanda.
Mi sentii gelare le interiora. Io avevo ammazzato un mutante nei Bunker. Se lo avessero scoperto avrei fatta la stessa fine del tizio. Decisi che non avrei lontanamente rivangato quel ricordo sia con gli altri, che con me stesso. Non sapevo se con i figli della Zona intendessero tutti i mutanti o solo una parte? Oppure una creatura che non avevo mai visto? Decisi di non pormi più domande. Dovevo smetterla.
Lo Stalker si avvicinò all'uomo con la pistola, mentre io rimasi a pochi metri da lui.
<< Corad! Vecchio Stalker! >> Disse lo Stalker che mi aveva accompagnato, abbracciandolo.
Visto da vicino Corad era molto alto e imponente, con una leggera barba, la fronte larga e capelli rasati a zero. Aveva un ampie spalle e il viso squadrato, il collo taurino e uno sguardo indagatore e astuto. Indossava un elmetto nero, un giaccone grigio scuro e un pantalone militare sporco di terra. I suoi occhi erano neri, con uno strano rossore ai bordi.
<< Lazar! >> Rispose Corad abbracciandolo. << Che cazzo di fine avevi fatto? Sei sparito per due settimane. Dicevano che eri morto per colpa di una anomalia, nella... Come cazzo si chiama? Ah sì, nella zona dei Bunker. >>
<< Chi è l'idiota che ti ha detto questo? >> Sorrise.
<< Lascia stare. >> Corad si levò dall'abbraccio. << E' bello rivederti! >> Poi mi lanciò uno sguardo penetrante. << Chi è il tuo amico? >>
<< Uno Stalker. >> Rispose Lazar. Mi guardò come a dire; stai al gioco o sei morto. << Mi ha pagato per insegnargli alcune cose sulla Zona. >>
Corad mi si avvicinò e mi scrutò.
Non riuscivo a pensare a niente. Stavo quasi tremando. Sentivo una strana sensazione di gelo nelle mie gambe. Poi quando incrociai il suo sguardo pensai di essere morto.
<< Corad. >> Disse Lazar per distogliere l'interesse da me. << Mi avevi accennato di quel lavoro, per quel trafficante, ricordi? >>
Corad si girò immediatamente. << Pensavo che non volessi. Mi hai detto che avevi altro da fare, che era troppo rischioso visto la paga di merda? >>
<< Sì, ricordo bene. >> Lazar mise un braccio sulla spalla di Corad. << Forse possiamo trovare un accordo migliore, magari chiedendo due manufatti in più. >> E lo allontanò un po' da me.
<< Vedremo. >> Disse Corad. << Ora devo andare. Ho da sistemare alcune cose. Ci vediamo al Gap 51. Facciamo tra mezz'ora, ok? Così parleremo meglio attorno a una bella bottiglia di Vodka! >> Lo abbracciò e andò via, seguito dai nove Stalker, che poco prima erano rimasti ad ascoltare i due in totale silenzio.
Il fatto che c'era un uomo morto ai loro piedi, mi aveva disturbato. Quelli si comportavano come se non ci fosse nessuno. Pensai per un attimo di essere tra gli psicopatici, e forse nemmeno sbagliavo a crederlo.
<< Senti, grazie per prima. >> Dissi poco dopo a Lazar. << Mi hai salvato una seconda volta. >>
<< Non mi devi ringraziare. Adesso seguimi. >>
Non sapevo perché mi avesse aiutato una seconda volta. Poteva dire che ero un militare, cosicché tutti loro si sarebbero divertiti a martellarmi fino alla morte di pugni e calci. Era tutto così strano, complicato. Gli stessi Stalker erano ambigui. Avevano persino le proprie regole e forse le proprie leggi, come se la Zona fosse scollegata dal mondo attuale; un'altro pianeta, un'altra dimensione. Prima di partire per la zona, gli ufficiali ci avevano spiegato che gli Stalker erano dei fanatici, dei criminali, l'aborto della società, persone di cui diffidare. Non avevano onore, orgoglio, emozioni. Dicevano che la Zona aveva fatto loro il lavaggio del cervello, come se le radiazioni avessero deformato i loro pensieri, le loro azioni, le loro ideologie, la loro umanità. Tutto. Allora perché Lazar era così diverso dagli altri? Perché mi aveva salvato la vita due volte? Eppure nei suoi occhi intravedevo oscurità, una zona d'ombra, come se sapesse qualcosa, qualcosa riguardante la Zona e i suoi tetri misteri. Ma ormai non credevo più alle vili menzogne degli ufficiali, men che meno gli Alti Papaveri, che mi avevano mandato qui allo sbaraglio. Alla frontiera di un mondo prossimo al collasso per l'umanità, ma non per i Mutanti. 

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