Corridoi

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Un tonfo, seguito da un altro. I passi si fecero sempre più vicini e guardai in fondo al corridoio, non vedendo nulla.
<< Petrov. Forse è il morto? >> Gli chiesi speranzoso.
<< Forse... m-a ma stiamo attenti! >> Rispose Petrov impaurito.
D'un tratto le lampadine spente lungo le pareti del corridoio, esplosero. Accendemmo le torce poste ai lati dell'elmetto e il fasciò di luce squarciò l'oscurità.
Petrov fu preso dal panico. Iniziò a mirare in ogni direzione.
Cercai di calmarlo, ma fu del tutto inutile.
<< Fanculo! Io torno indietro! >> Disse Petrov, correndo dall'altra parte del corridoio.
<< Fermati! >> Gridai.
In fondo al corridoio, nascosto nell'oscurità, una forma umanoide grigio scuro comparve dal nulla. Era alta quanto una porta, possente, poco ricurvo in avanti, con artigli affilati su mani e piedi e una leggera peluria nerastra ai lati del cranio deforme. Aveva piccoli occhi violacei e denti seghettati tutt'attorno alla bocca. Dalle sue labbra pendeva e cadeva una bava giallastra.
Correndo terrorizzato, Petrov si accorse all'ultimo momento del mutante. La creatura lo atterrò saltandogli alle spalle. I vetri sul pavimento si conficcarono nel viso e nelle mani di Petrov, che urlò a squarcia gola. I denti seghettati del mutante affondarono nel suo collo e strapparono la carne; un fiotto di sangue schizzò sui muri, riversandosi sul suolo.
Sparai una raffica verso il mutante che, con uno scattò disumano, svanì in una stanza. Quando la torcia illuminò l'interno, non c'era più nessuno. Dov'era finito? Non c'erano finestra da cui fuggire. Terrorizzato, mi avvicinai a Petrov per portarlo fuori dal Bunker, quando qualcosa mi colpii violentemente alla testa. Crollai a terra con la vista sgranata. Vidi la creatura vicino a Petrov, che allungava le pallide dita verso di me e gridava aiuto, tenendo pressata una mano sul collo insanguinato. Poi il mutante lo prese per un gamba e semplicemente svanirono nel nulla. Sobbalzi e arretrai a suon di gomitate finendo contro il muro. Cosa cazzo era successo? Dov'era finito Petrov?
Mi alzai in tutta fretta, e quando feci per correre, scivolai sull'enorme pozza di sangue e mi schiantai contro il muro. Recuperai il fucile d'assalto, mi issai di nuovo in piedi e corsi verso l'uscita del Bunker, lanciando occhiate di panico alle mie spalle. Poi mi parve di vedere Petrov. Mi fermai di colpo.
<< Petrov! >> Gridai. << Petrov! >>
<< Aiutami, Boris! >> Sentii la flebile voce di Petrov. << Non lasciarmi qui... >> Non sapevo se era un suono fantasma, o fosse davvero Petrov. Quella voce era giunta lontana, e questo mi fece salire i sensi di colpa. Non potevo abbandonarlo là sotto. Dovevo salvarlo o almeno portarlo fuori di qui, cosicché la sua famiglia potesse seppellirlo.
D'un tratto udii di nuovo quel tonfo da una stanza lì vicino. Lo stesso che avevamo udito io e Petrov. Pensai subito che fosse il mio compagno, e quando mi precipitai a indagare, iniziai a sentire strani scricchioli metallici. Con il fucile d'assalto puntato, mi avvicinai lentamente all'ingresso. Scorsi il Morto sul pavimento in un lago di sangue coagulato, gli occhi vitrei, spalancati. Tre vermi grigiastri enormi come ratti si contorcevano nel suo stomaco squarciato e le viscere esposte. La stessa creatura, che un attimo prima aveva preso Petrov, era ricurva verso l'uomo e fissava qualcosa. Solo dopo un po' mi resi conto che osservava i vermi. Poi scattò la testa verso di me, gli occhi violacei mi penetrarono fin dentro le ossa. Notai in quel momento che non era la stessa creatura che aveva preso il mio compagno; a questa mancava la peluria sui lati del cranio ed era più piccola, meno possente.
Ruggendo, il mutante si scagliò contro di me. Riuscì a fare fuoco e i proiettili colpirono un braccio, una gamba e per mia fortuna, un occhio. La creatura si schiantò contro di me. Mi ritrovai sul pavimento a fissare l'unico occhio violaceo che le rimaneva, mentre dall'altro usciva del denso sangue rosso. Non so perché, ma mi aspettavo che il suo colore forse diverso dal mio. Poi l'iride violacea sbiadì lentamente in un bianco avana. Puzzava. Puzzava come una fogna. Mi levai di dosso il mutante e mi alzai, recuperando il fucile d'assalto. Quando la torcia del mio elmo illuminò casualmente il cadavere del Morto, avvistai due creature. Emisero ruggiti disumani, quasi demoniaci e spalancarono le braccia. Rabbrividii nel vedere i lunghi artigli scintillare alla luce della torcia. Si lanciarono contro di me e di colpo svanirono, mentre io feci fuoco. Rimasi incredulo quando mi accorsi che un proiettile aveva colpito qualcosa. La creatura comparve a un passo da me e fece per artigliarmi, ma riuscii a scansarmi in tempo. Quando mi voltai, vidi un altra creatura davanti a me o forse era la stessa che si era reso invisibile. Fece per saltarmi addosso, ma anche qui riuscii a deviarla in tempo.
Corsi fuori dalla stanza e poi nel corridoio. Quei mutanti potevano rendersi invisibili. Poteva esserci un esercito di quelle creature qua dentro per quanto ne sapevo. Mentre pensavo, le mie gambe mi portarono automaticamente verso l'uscita. Buttai delle occhiate alle mie spalle, ma non vidi nessuno. Poi delle macchie sul pavimento mi colpirono all'occhio. Era sangue. Forse la creatura che avevo ferito mi stava inseguendo assieme alle altre.
Arrivai di fronte alla spessa porta di ferro e la trovai chiusa. Come cazzo poteva essere? L'avevamo lasciato completamente aperta. Mentre cercai di girare la manovella, udii dei ruggiti alle mie spalle. Mi voltai terrorizzato e scorsi i tre mutanti correre a quattro zampe lungo le pareti e sul soffitto. I loro artigli raschiavano il cemento, sollevando piccoli nubi di polvere.
Aprendo la spessa porta di ferro, uscii all'esterno e la richiusi alle mie spalle con un forte tonfo. Indietreggiai un poco e rimasi lì a fissarla. Tremavo. Le mie gambe stavano quasi per cedere.
D'un tratto qualcosa si schiantò contro la porta. Le tre creature stavano cercando di abbatterla. Continuavano a sbatterci senza sosta e riuscirono persino a piegarla un po'. Infine non sentii più nulla; solo un tetro silenzio interrotto dal martellare della pioggia e dal rombo di un tuono in lontananza.

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