I Bunker

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Giunto in prossimità dei Bunker, notai che era rimasto tutto intatto. Nessuno aveva toccato nulla. Casse piene di armi, veicoli e rifornimenti erano sparsi attorno al grosso edificio di cemento. Non sapevo perché gli Stalker avevano paura di questo posto, sembrava tutto tranquillo. Una stradina cementata portava dritto all'ingresso principale del Bunker e, dopo aver scese cinque gradini, ci si ritrovava di fronte a un spessa porta di ferro. Il tutto era circondato dalla Foresta Morta, tetri alberi dalle radici contorte e rami intricati che salivano fino al cielo. Una desolazione che albergava ovunque nella Zona.
D'un tratto il mio contatore geiger emise un suono acuto, seguito da altri con maggiori insistenza. E non era il solo a farlo. Anche quelli dei miei compagni iniziarono a suonare con insistenza.
Il Morto, che si trovava davanti a tutti, disse qualcosa al comandante e poco dopo, dirigendosi verso la porta del bunker, sparì dentro.
Mentre gli altri rimasero in silenzio, io e Joe ammirammo il paesaggio. Non che fosse bello, ma aveva qualcosa di affascinante. Qualcosa di particolare, di inspiegabile.
<< Bene, soldati! >> Disse il Comandante. << Il Morto sarà qui a momenti. >>
<< Sta piovendo, signore. Forse è meglio trovarci un riparo? >> Aggiunse un soldato.
Il Comandante si guardò intorno << No, aspetteremo qui! Non ci metterà molto! >>
Passarono circa dieci minuti e il morto non tornava. Cominciavo a credere che gli fosse successo qualcosa.
<< Soldati! >> Disse il Comandante. << Chi si offre volontario per cercare il morto? >> Ci fissò dritti negli occhi.
Nessuno rispose. Come darli torto, avevano troppo paura di entrare nel Bunker, compreso me.
<< Va bene, allora. >> Disse Varetic scrutando i soldati. << Deciderò io chi andrà la dentro! >>
Poi, senza pensarci due volte, il Comandante indicò me e Petrov.
<< Andrete voi a controllare! >> Il Comandante puntò il dito verso il Bunker.
<< Signore, io... >> Rispose Petrov, distogliendo lo sguardo da Veretic. << Non mi sento bene... >>
<< Trovati un'altra scusa, soldato! >> Aggiunse il comandante con tono autorevole.
L'istinto mi suggeriva di stare alla larga da quel bunker. Sentivo un angoscia insopportabile opprimere le mie gambe, ma gli ordini erano ordini. Mentre mi avvicinai cauto all'ingresso del bunker, Petrov mi stava raggiungendo col viso cupo.
<< Ti vuoi dare una mossa, soldato! >> Gli gridò il Comandante.
Scendendo i gradini, ci ritrovammo davanti alla spessa porta di ferro. Lanciai un occhiata a Petrov, che ricambiò con un vago sguardo terrorizzato. Quando feci per girare la manovella, mi accorsi che era chiusa. Trovai la cosa al quanto strana. Com'era entrato il Morto? E poi se era entrato, perché l'aveva chiusa e non socchiusa in caso di fuga?
<< Ehi, Boris. >> Balbettò Petrov. << Huh... S-stiamo attenti, ok? >>
Era spaventato ed io non ero da meno. Facendomi aiutare da Petrov, che era due volte più grosso di me, girammo la manovella e la spessa porta di ferro si aprì.

Il lungo corridoio davanti a noi, illuminato da piccole luci sulle pareti, continuava per circa 30 metri, dopodiché si arrivava a un incrocio a T. Il bunker era silenzioso, eccetto per i lontani ed inquietanti scricchiolii metallici, simili a una porta che si apre e si chiude in continuazione. Questo fece rabbrividire sia me, che Petrov.
I corridoi del bunker si presentavano tutte uguali; sedie e tavoli ostruivano il passaggio, come se la gente all'interno avesse tentato di fermare qualcosa. Due tavoli messi in verticale bloccavano l'entrata di una stanza. Lanciai uno sguardo dalla finestrella nella porta, ma era troppo buio per vedere qualcosa.
Vidi le insegne sbiadite sulle pareti che indicavano i vari reparti, ma non riuscivo a capire dove eravamo. Persino Petrov tentò di capirci qualcosa, finché non si arrese.
<< Boris. Sei sicuro che la strada sia quella giusta? >> Mi domandò Petrov dubbioso.
<< Non lo so, ma questo corridoio è l'unico a non essere bloccato del tutto. >> Risposi, indicando il corridoio a destra.
Petrov si guardò attorno ansioso. << Allora sbrighiamoci a trovare il Morto. Questo luogo non mi piace. >>
Nei corridoi in cui ci inoltrammo mancava l'illuminazione, così come nelle stanze inghiottite dall'oscurità. Le luci erano state rotte e fummo costretti a camminare sui vetri, che scricchiolavano sotto i nostri stivali. Da là provenivano gli stessi scricchiolii che avevamo sentito. Ci tenemmo distanti per paura che qualche mutante potesse uscire dall'oscurità e attaccarci. In tutta la mia durata di servizio nella Zona non mi era mai capitato di incontrare un Mutante. Onestamente, non sapevo nemmeno com'erano fatti, quanti erano o quante razze o specie ci fossero nella Zona. Noi soldati avevamo solo il compito di non far entrare gli Stalker nella Zona, di ucciderli qualora fossero entrati o volessero uscirne. Quindi, a parte pisciarmi quasi addosso nei pantaloni, non sapevo che reazioni avrei avuto se mi fossi ritrovato davanti a un mostro.
Il mio cervello stava andando lentamente in pappa. Sentivo rumori dappertutto, persino a due passi da me. Ogni volta che mi voltavo, non vedevo nulla. Niente. Nessuno!
Petrov, che era dietro di me di qualche passo, teneva stretto il fucile, come se avesse paura di perderlo. Anche se avevamo indossato la maschera antigas e non potevo guardare il viso del mio compagno, nei suoi occhi intravedevo il terrore.
D'un tratto udimmo un fortissimo tonfo, come se qualcosa o qualcuno fosse crollato sul pavimento. Il suono echeggiò nei corridoi fino a scomparire. Allarmato e faticando a respirare, Petrov si mise a puntare il fucile d'assalto in tutte le direzioni.
Sentii il mio cuore schizzare quasi fuori dal petto. Quel tonfo scatenò nella mia testa un pandemonio. Cominciai a credere che sarei morto senza neanche accorgermene. Forse quel suono decretava la fine di tutto? Il mio corpo che cadeva a terra senza vita? Ero morto? Ero un ombra?  

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