La Zona si desta in Alexander

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Più ci addentravamo nel passaggio roccioso, più i ringhi dei Mork si facevano più intensi, più vicini.
<< Dobbiamo essere vicino al rifugio di Spettro. >> Sussurrò Oscar al gruppo, indicando con il dito un rametto conficcato nel terreno arido con un lembo di straccio attaccato alla parte superiore.
<< E se fosse all'interno? >> Chiese Bes. << Cosa faremo? Quello prima ci sparerà e poi forse si chiederà chi eravamo. >>
Entrare in un rifugio di uno Stalker equivaleva a morte certa nella Zona, sopratutto se non si era invitati. Questo lo sapevo bene.
<< Tranquillo, Bes. >> Rispose Oscar, facendoci fermare. << Spettro è un mio vecchio amico. Non farebbe mai nulla del genere. >>
Bes aggrottò le sopracciglia contrariato. << Tu parli per te, ma se vedrà per primo uno di noi, ci ammazzerà su due piedi. >>
<< Sei troppo paranoico, Bes. Ombra è una brava persona. Non ha il grilletto facile. >>
Bes lo fissò per un momento. << E va bene. Andiamo. >>
Ci mettemmo di nuovo in marcia. L'unica cosa che riuscii a vedere oltre il fascio di luce erano solo sassi e la parete rocciosa. Mi sembrava di camminare all'infinito. Pensavo ancora ai Mork. Mi chiedevo se fossero veramente letali più dei Porger. La descrizione che mi aveva fatto Bes, non era delle migliori. Veramente erano in grado di saltare fino a sette metri?
Rimuginavo, e questo mi creava un ansia assurda. Mi guardava alle spalle, fissavo la parate rocciosa e persino il terreno. Non sapevo da dove potevano saltare fuori se ci avessero attaccati, e per un momento mi balenava l'idea che potevano persino spuntare fuori dalla terra. Poi, senza accorgermene, lo strettissimo sentiero prese a scendere e le pareti di roccia cominciarono ad allargarsi. Il terreno diventava più accidentato e morbido. Scorsi un arbusto vicino a un grande masso. Sentivo l'odore della terra bagnata, anche se sembrava tutto asciutto.
Camminammo per altri dieci minuti, accompagnati da lontani ululati e strilli che non avevo mai sentito prima d'ora. I ringhi dei Mork sembravano molto lontani, quasi non si sentivano più. Infine la mia torcia illuminò una specie di porta malandata dentro una parete rocciosa con accanto la testa impalata di un Porger. Una sedia con lo schienale rotto era poco distante. In questo punto, il buio sembrava perfino ingoiare il fascio di luce delle nostre torce.
<< Aspettatemi qui. >> Sussurrò Oscar. << Ombra non ama gli intrusi. >>
<< Non avevi detto che Spettro è una persona tranquilla? >> Domandò Bes.
Oscar lo guardò, ma non rispose. Poi aprì lentamente la porta che cigolò ed entrò.
<< Boris. >> Bes si voltò verso me. << Dimmi una cosa. Sei veramente uno Stalker? >>
Era sempre stato sospettoso nei miei confronti. L'avevo notato fin dal nostro primo incontro, e aveva continuato a farlo, anche se in maniera molto più velata. Forse non si era ancora bevuto la storia che fossi un pivello. La mia divisa militare, strappata nelle parti in cui c'erano gli stemmi, l'avevo insospettito. Al Gap51 era successo la stessa cosa con un ubriaco. Sapeva che nessun pivello avrebbe mai indossato una divisa militare, anche perché erano gli Stalker esperti a rubare dai cadaveri militari le divise quando non avevano altro da indossare o da vendere. I pivelli evitavano i militari, come evitavano i mutanti. Il fatto che fossi un completo ignorante della Zona, non aveva fatto altro che insospettirlo. Certo, Oscar aveva garantito per me, ma non bastava a Bes.
<< Ci provo. >> Risposi. << Non sono un veterano come voi tre, ma il mio obiettivo è quello. >> Balbettai e roteai gli occhi in diverse direzioni.
<< Ci provi? >> Rise Bes. << Ho incontrato molti pivelli nella Zona, ma nessuno di questi era sprovvisto di informazioni. Voglio dire, tu non sai nemmeno chi o cosa sono i Mork. Ok, posso capirlo se non ne hai mai visto uno, ma almeno dovevi sapere della loro esistenza. >> Fece un mezzo sorriso. << Prendiamo la Valle Verde. Tu non sapevi nemmeno l'esistenza di quel luogo. Ogni Stalker lo conosce. Ogni Stalker sogna di trovare grandiosi manufatti e di arricchirsi in quella landa dimenticata da Dio. Eppure non la conoscevi. Sai chi non conosce nulla della Zona, Boris? Sai chi? >>
Scossi la testa.
<< I militari. >> Rispose. << Quei dannati militari. Se i loro capi gli dicessero cosa si cela qui dentro, nessun soldato ci verrebbe. Nessun soldato si farebbe ammazzare dai mostri o da qualche anomalia. Ma supponiamo che accettino, che vengano qui. Sai cosa farebbero? Beh, diventerebbero degli Stalker. Vedrebbero delle opportunità arricchimento nella Zona. Opportunità troppo ghiotte da lasciarsi scappare. >> Fece una pausa, avvicinandosi a me. << Quello che voglio dire, è che tu non sembri uno Stalker. Non lo sei. Forse lo vuoi diventare, ma non lo sei. Riconosco la mia gente. Ho il fiuto, credimi. E tu non lo sei. No, Boris. Tu non hai quel tanfo. E... >>
D'un tratto Oscar uscì dalla porta con in mano alcune carte stropicciate. << Spettro non è qui. >> Disse. << Entrate prima che i Mork sentano il vostro odore. Sono molto vicini. I loro ringhi si fanno sempre più flebili quando sono nei paraggi. >> Prese sottobraccio Alexander e lo condusse all'interno.
Bes mi lanciò un ultima occhiata prima di entrare. Non era malevola, ma sospettosa. Non so dove voleva andare a parare, ma avevo capito che non si fidava di me.

Il rifugio di Spettro era spazioso, arredato con mobili, sedie, tavoli e una grande cassa piena di strani documenti che Oscar stava esaminando. Non so da dove provenissero gli oggetti, ma non sembravano in cattivo stato, il che era davvero strano nella Zona. Il tetto formava una cupola e il bagliore della lampada ad olio sul tavolo, illuminava debolmente la stanza.
<< Non sembra un rifugio. >> Dissi rivolgendomi a Oscar.
Si guardò intorno con fare distratto. Poi tornò chinò sui fogli. << Non ci avevo fatto caso. >>
Bes si sedette su una sedia e posò il fucile sul tavolo, guardandosi in giro. << Questo Spettro ha qualcosa da bere? Vodka o broda fatta in casa? >>
<< Ombra non beve. >> Disse Oscar.
<< Maledizione! >> Bes sferrò un pugno a martello sul tavolo. << Ho proprio bisogno di un goccio. >>
<< Fa' silenzio! >> Oscar gli lanciò uno sguardo minaccioso. << Vuoi attirare quei dannati Mork? >>
Bes non rispose e abbassò lo sguardo, evitando i suoi occhi. << Che vadano al diavolo. >>
Sinceramente non capivo una cosa; Oscar si riferiva spesso a Spettro chiamandolo Ombra, ma da quanto sapevo Ruslan, il barista del Gap51, aveva chiamato Oscar con il sopranome di Ombra. C'era due Stalker con lo stesso sopranome?
Ci pensai un po' prima di dirgli: << Il tuo sopranome non è Ombra? Perché chiami così anche Spettro? >>
Oscar mi guardò un istante, anche Bes fece lo stesso con un mezzo sorriso. In quel momento intuii che Bes aveva ormai la certezza che non fossi uno Stalker.
<< E' il mio sopranome, >> disse Oscar << come lo è anche per Spettro. >>
Non capivo. << Avete tutti è due lo stesso sopranome? >>
<< Quando uno Stalker riesce a entrare e poi uscire dal centro della Zona, viene chiamato Ombra. Lo si da perlopiù a Stalker solitari, quelli che non hanno legami con nessuna fazione. >>
<< E' una specie di riconoscimento? >>
<< Sì, una sorta di riconoscimento. Una medaglia d'onore, ma senza la medaglia. >>
<< Ce ne sono tanti con quel sopranome? >>
Bes scoppiò a ridere. << Ti pare che sia uno scherzo uscire dal centro della Zona? Qualsiasi idiota può entrarci, ma solo uno esperto sa come uscirne. Sai quanti idioti sono rimasti in quell'inferno? Tanti. Tantissimi! Troppi per contarli! >>
<< Ehi, Bes. >> Disse Oscar. << Non ti alterare. >>
Bes sbuffò. << Questo qui è un soldato, lo sapevi? Non fa altro che sparare domande a raffica proprio come fanno i militari. >>
Oscar mi guardò e stava per dire qualcosa, quando Alexander che sedeva in un angolo della stanza disse con voce gutturale, deforme. << Siete tutti soldati. Servite il denaro. Siete schiavi. >>
Tutti ci voltammo spaventati, puntandogli le nostre armi.
<< Alex. >> Disse Bes. << Sei tu? >>
Alexander ci guardò tutti con i suoi occhi violacei che scintillavano nella penombra. Poi chiuse le palpebre e crollò di faccia a terra. Lo alzammo e lo mettemmo di nuovo a sedere. L'iride violacea si era fatto di un nero pece e fissavano il vuoto.
<< Cosa cazzo è successo? >> Disse Bes impallidito.
<< La Zona. >> Rispose Oscar. << Si è impossessata di lui. >>
<< Cosa? Quelle erano solo storie. Stronzate inventate dai Figli del Monolite. >>
<< Beh, sembra che queste storie siano vere. >>
Rimanemmo in silenzio per un po', fissando Alexander come se ci aspettavamo che da un momento all'altro facesse qualcosa di pericoloso. Quella interruzione aveva distolto l'attenzione da me. Fortuna o coincidenza? La Zona ci ascoltava davvero? Non sapevo a cosa credere.
Poi Oscar si avvicinò ad Alexander, lo guardò dritto negli occhi. << Si mette male. >> Disse spalancandogli le palpebre per guardare meglio l'occhio che si stava facendo lentamente nero. << Credo che l'effetto stia svanendo. Dobbiamo essere sicuri che non si trasformi in uno zombie mentre è incosciente. >>
<< Zombie? >> Domandi perplesso.
<< Non sappiamo che danni celebrali gli abbia inflitto lo PsicoControllore. Dobbiamo aspettare che gli occhi tornino bianchi. >>
<< Ma sono quasi completamente neri. >> Rispose Bes.
<< E' la sua coscienza che va via. >> Disse Oscar.
<< Che cazzo vuoi dire? >>
<< Che potrebbe diventare uno zombie, come ti ho già detto. Dobbiamo attendere che i suoi occhi ritornino alla normalità. Ora tocca a lui. Deve lottare per non farsi inabissare dagli orrori che sta vivendo nella sua mente. >>
<< Cazzo... >> Bes si accarezzò i capelli, facendo avanti e indietro per il nervoso. << Quanto ci vorrà? >> Era molto preoccupato per Alexander. Lo si leggeva in faccia. Gli era molto legato, anche se li avevo conosciuti mentre si insultavano.
<< Forse un giorno, o anche meno. Non lo so di preciso, ma potrebbe anche non tornare mai più. >>

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