Laboratorio x16

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Oscar si voltò verso di me. << Cos'è questa storia? >>
<< Quale storia? >> Gli domandai.
<< Che sei un militare. >>
<< Io non... >>
<< Non te lo dirà mai, Oscar. >> Aggiunse Bes guardandomi dritto negli occhi. << Dev'essere un fottuto disertore. >>
<< E' vero? >> Chiese Oscar.
<< Non sono un militare. Sono solo... >>
<< Che ti ho detto? >> Disse Bes. << Non lo ammetterà mai. Pensa che lo uccideremo, non è vero Boris? >>
<< Vi ho detto la verità. >> Mentii.
<< Fammi il favore di non prenderci per il culo, stronzo! >> Bes si avvicinò a un palmo della mia faccia. << O giuro che ti taglio la gola. >>
<< Stai calmo, Bes. >> Aggiunse Oscar. << Sicuramente avrà le sue ragioni. >>
Bes fece un mezzo sorriso. << Ragioni? Quale ragioni? Questo è un fottuto disertore. E' talmente stupido che non ha pensato nemmeno di levarsi quello schifo che ha addosso. Dannazione, anche un Ratto mutante ci avrebbe pensato. >>
Rimanemmo in silenzio per un po'. L'aria si face pesante, mentre Oscar mi scrutava dalla testa ai piedi. Mi pareva titubante, come se non fosse sicuro che fossi un militare. Forse si chiedeva se Ruslan, il barista del Gap51, non avesse commesso un errore portandomi dritto da lui.
<< Può non essere un disertore. >> Disse Oscar. << Magari è un infiltrato. >>
Mi venne una fitta allo stomaco nel sentire quelle parole. Oscar non solo dubitava di me, ma credeva che fossi in missione per contro degli Alti Papaveri. Nulla di più falso.
<< Già. >> Rispose Bes. << Potrebbe esserlo. Perché non ciò pensato prima? Ti ricordi della squadra di Ivanov? Quello stronzo con il labbro leporino? Lo ricordi? >>
<< Vagamente. >>
<< Ebbene, quello aveva un infiltrato nella sua squadra. Un tizio delle forze speciali. Non un semplice soldato. Ma un fottuto tizio delle... >>
<< Ho capito, Bes. Dove vuoi arrivare? >>
<< Sai com'è finito, no? >>
<< E come faccio a saperlo? Sono rimasto per settimane nella Palude del Non Ritorno. >>
<< Ah, sì, giusto. Comunque Ivanov è morto. Quello stronzo gli ha fatto saltare le cervella quando hanno raggiunto l'Emettitore Psichico. >> Sorrise compiaciuto. << Ovviamente quel bastardo pensava di poter uscire da lì così com'era entrato. Beh, c'è rimasto. Quel fottuto stronzo forse ora è uno zombie. >> Ridacchiò.
Oscar mi lanciò una strana occhiata che non sappi decifrare. Poi disse a Bes. << Non è la prima volta che i militari provano a infiltrarsi tra gli Stalker. Per questo te ne ho parlato. >>
D'un tratto Bes mi puntò il fucile. << Dammi il via, e lo faccio fuori. >>
Sentii le mie viscere contorcersi. Fissavo il buco della canna del fucile d'assalto, mentre percepivo uno strano formicolio in testa. Come poteva uccidermi così su due piedi? Avevamo parlato, scherzato e persino riso insieme. Come poteva farlo? Mi guardava come fossi un mutante, qualcosa di sporco. Non gli avevo mai visto quello sguardo. Quegli occhi carichi di rabbia e risentimento. Li avevo ingannati, lo so. Lo sapevo io, come lo sapevano anche loro. Forse dovevo dire la verità. Forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse, accidenti a questi cazzo di forse.
<< Allora? >> Disse Bes.
Oscar continuava a squadrarmi.
Provai a parlare, anche se balbettavo per la paura. << Sentite, ragazzi. Io... >>
<< Io cosa? >> Bes posò la bocca della canna sulla mia fronte sudata. << Ci hai mentito! L'ho sempre saputo. Sai quanti ne ho beccati di tipi come te? Sai quanti? Tan... >>
<< Bes. >> Disse Oscar piano. << Abbassa l'arma. >>
Bes era sconvolto. << Cosa? >>
<< Ti ho detto di abbassare l'arma. >>
Bes obbedì e si allontano da me, sedendosi accanto a Alexander.
Oscar mi si avvicinò. << Come hai fatto ad entrare nell'accampamento degli Stalker? Chi è il tuo garante? >>
<< L-Lazar. >>
<< Lazar? >>
<< Sì. >>
<< E ora dov'è? >>
<< Non lo so. Mi ha lasciato al Gap51 ed è sparito insieme a Corad. >>
<< Sparito? >>
<< Corad l'ha trascinato via. Parlavano di un missione pericolosa. Qualcosa che li avrebbe resi ricchi. >>
<< Il Monolite, immagino. >>
<< Non lo so. >>
Oscar si allontano da me.
<< Ti vedo agitato, Boris. >> Sorrise Bes.
Come poteva scherzare? Fare finta che non sia successo nulla? Merda, mi aveva puntato una cazzo di arma in faccia? << Sto bene. >> Risposi.
<< Non mi pare. >> Continuò a sorridere.
<< Ti ho detto che sto bene! >> Dissi di getto, come se la mia rabbia volesse uscire fuori.
Bes mi fissò severo. Poi sorrise di colpo. << Va bene, va bene. >>
Mi sembrava uno psicopatico. Il suo volto cambiava espressioni così rapidamente da farmi domandare se il Bes che avevo conosciuto non era altro che una facciata. Una facciata che celava la sua vera indole da psicopatico.
Oscar aveva aperto un po' la porta e sbirciava fuori. << I Mork sono vicini. >> Disse. << Non parlate più, o ce li ritroveremo addosso. >>
<< Non ho intenzione di farmi spolpare le ossa da quei luridi mutanti. >>
<< Che ti ho detto, Bes? Muto! >> Chiuse la porta e si sedette davanti al tavolo.
Passammo quella notte tra i Ringhi dei Mork e gli strilli laceranti di un mutante a me sconosciuto. Più delle volte i ringhi li sentivo proprio dietro la porta. Erano deboli, quasi impercettibili, ma sapevo che erano lì dietro. Come lo sapevano anche Bes e Oscar che fissavano la porta con le armi puntate in quella direzione. Alexander invece, rimaneva calmo, gli occhi quasi del tutto neri, a parte tre puntini bianchi sull'iride. Ogni tanto Oscar gli buttava un occhiata per accertarsi che non si trasformasse in zombie, mentre Bes mi lanciava occhiatacce quando non lo vedevo, per poi sorridermi quando mi giravo nella sua direzione, anche se non gli toglieva mai gli occhi di dosso. Sapevo che se non ci fosse stato Oscar, quello mi avrebbe piantato una pallottola nel cranio. Ero ancora scosso da quello che mi era successo, ma avevo la strana sensazione che a Oscar non gli importava più di tanto che fossi un soldato, sopratutto quando gli avevo detto di Lazar. Lo percepivo. Non mi avrebbe mai fatto del male, cosa che non potevo dire di Bes. Alla fine, mentre i ringhi dei Mork si allontanavano dalla porta e faticavo a distogliere lo sguardo da Bes, crollai addormentato.
L'indomani mi svegliai con un lieve mal di testa, come se qualcuno mi avesse schiaffeggiato nel sonno. Quando i miei occhi misero a fuoco, mi accorsi che Alexander era sparito. Corrugai la fronte e mi alzai, sbadigliando. Nemmeno Oscar e Bes erano nella stanza. Che Alexander si fosse trasformato in uno zombie?
Uscendo dal rifugio di Spettro, vidi Oscar seduto sui talloni e Bes in piedi con le braccia incrociate. Di Alexander nessuna traccia. Mi guardai intorno, sperando di scorgere una buca nel terreno o della terra smossa, ma non vidi nulla. Forse l'avevano seppellito da qualche parte?
Bes mi lanciò un occhiataccia, sorridendo al suo solito quando incrociavo il suo sguardo. 
Domandai a Oscar. << Dov'è Alexander? >>
Non mi rispose.
Guardai Bes, ma quello continuava a fissarmi con un mezzo ghigno.
Che l'avessero ucciso? No, non potevo crederci. Avrei sentito lo sparo, a meno che non l'avessero fatto con un coltello.
Poi qualcosa si posò sulla mia spalla. Mi voltai di scatto.
<< Dormito bene? >> Disse Alexander.
I miei occhi si spalancarono della felicità. Non sapevo perché fossi così felice. Non conoscevo bene Alexander, eppure era così contento che mi limitai a dire. << Alexander... >>
<< Ehi. >> Mi disse con un filo di voce. Era pallido, sguardo spento e palpebre violacei. 
<< Sei vivo?! >> Lo abbracciai.
<< Ahi! Fai piano. Ho dolori ovunque. >>
<< Scusa. Non volevo. >> Lo guardai per un momento. << Pensavo fossi... sai, no? >>
<< Uno zombie? >> Sorrise Alexander. Un sorriso sofferente. << Mi ci sono avvicinato. Nella mia mente ho visto cose che... >> Si zittì. << Non importa. >>
<< Cosa hai visto? >> Chiesi.
<< Non assillarlo, soldatino. >> Disse Bes. << Si è appena ripreso. >>
Gli lanciai un occhiata malevola.
<< Alla fine l'hai scoperto? >> Domandò Alexander.
<< Che vuoi dire? >>
<< Che è un soldato. >> Mi sorrise, scuotendo la testa.
Oscar lo guardò, ma non disse nulla.
<< Se lo sapevi perché non hai detto nulla? >> Disse Bes.
<< Non ne ero sicuro. >> Rispose Alexander. << Voglio dire, gli strappi sulla divisa parlavano da soli. Solo gli Stalker esperti usano le tute militari se non hanno nulla da mettersi, perché solo loro riescono a tenere testa alle loro pattuglie, e quando li fanno fuori, gli rubano persino i vestiti. Poi non ci sono nemmeno fori di proiettili sulla divisa. Tutto troppo pulito, diciamo. >>
<< Ti sei dimenticato i disertori. >> Disse Oscar. << I disertori hanno le divise intatte, tranne gli stemmi. >>
Alexander mi disse. << Sei un disertore? >>
<< No. >>
<< Non ti dirà mai che lo era. >> Aggiunse Bes.
Ne avevo abbastanza. Sapevo che avrebbero tirato fuori sempre questo argomento se non gli avessi detto la verità. << Ero un soldato, ok? >> Dissi irritato. << Mi sono ritrovato in questa situazione per puro caso. Tutto il mio plotone è stato eliminato da qualcosa, mentre ero nei Bunker alla ricerca di un mio commilitone. Quando sono uscito, inseguito da tre Porger, ho incontrato Lazar. Lui mi ha condotto nell'accampamento degli Stalker. Mi ha detto di togliermi gli stemmi sulla mia divisa, se non volevo guai. Poi mi ha fatto incontrato Ruslan. Sei soddisfatto, Bes? >>
<< Finalmente. >> Disse allargando le braccia. D'un tratto mi puntò il fucile d'assalto. << Ora posso farlo fuori, Oscar? >>
Puntai il fucile anche io verso Bes.
<< Che vuoi fare, soldatino? >> Aggiunse Bes. << Vuoi spararmi, eh? Non sarai mai abbastanza veloce quanto me. Vuoi vedere? >>
Alexander posò una mano sulla canna del mio fucile. << Smettetela. >> Disse cercando di alzare la voce, ma gli venne fuori solo un rantolo, seguito da colpi di tosse secca.
Oscar si alzò in piedi. << Ne ho abbastanza di questa storia. >> Disse. << Boris fa parte del gruppo. Ruslan l'ha condotto da me, e di Ruslan mi fido. >>
<< Ruslan è solo un vecchio scemo che non sa nemmeno pulirsi il culo da solo. Non si è nemmeno accorto che aveva davanti un soldato. >>
<< Dubiti delle sue capacità di osservatore? >>
<< Osservatore un cazzo, Oscar! Sai cosa penso di quel vecchio rincoglionito. >>
<< Ok, Bes. Ora abbassa quell'arma. >>
<< E va bene. >> Disse voltandosi e allontanandosi un po' da noi.
<< Vale anche per te, Boris. >>
Ubbidii.
Alexander continuava a tossire con una mano davanti alla bocca.
<< Tutto bene? >> Gli disse Oscar.
Alexander annuì, scacciandolo con una mano.
Quando Alexander smise di tossire, mi prese da parte. << Bes non ti ucciderà. >>
<< A me sembra tutt'altro. >>
Alexander lanciò un occhiata a Bes, poi a me. << Mesi a dietro Bes e il suo gruppo erano nei paraggi della Foresta nera. Quel luogo contiene numerose anomalie da cui fuoriescono molti manufatti, ma può anche diventare sterile per molto tempo. Quindi è un territorio condiviso, motivo di conflitti sanguinosi. I soldati ci bazzicano spesso e vanno lì con l'intenzione di eliminare gli Stalker. Tu ci sei mai andato quando eri in servizio? >>
<< No. Mi limitavo a rimanere nell'accampamento. >>
<< Vedi, una di queste volte i militari ci sono andati giù pesante. Hanno letteralmente fatto una strage. Quei figli di puttana, senza offesa, erano meglio equipaggiati e addestrati. Hanno eliminato tutti e dodici gruppi di Stalker. Non si sono nemmeno fermati quando alcuni hanno tentato di filarsela, come non hanno avuto pietà per i feriti. >> Tossì per un po'. << Solitamente sparano alla cieca per spaventare o scoraggiare gli Stalker e altre volte uccidono qualcuno per far girare alla larga gli Stalker più temerari, ma non sono mai andati giù pesante. >> Fece una pausa. << Bes è sopravvissuto solo perché quando è stato ferito, era rotolato giù da un avvallamento. I militari non si sono scomodati a scendere e farlo fuori, così l'hanno creduto morto. Ma non hanno risparmiato pallottole per il resto del gruppo. Ecco perché odia i militari. Settimane dopo ha saputo che quella pattuglia era stata ingaggiata dai Distruttori per far piazza pulita e impossessarsi della Foresta Nera. Ma non ci crede. Non vuole crederci. Pensa che sia solo opera dei militari, non dei Distruttori. Quindi ora capisci perché odia i soldati? Perché è così scontroso verso di te? >>

Lasciammo il rifugio verso mezzogiorno. Spettro non si era fatto vedere. Per quello che sapevo poteva benissimo essere morto durante la notte, ma Oscar ci aveva detto di aspettare per tutta la mattinata, convinto che fosse sparito per una delle sue sortite contro i mutanti. Chi pazzo si metterebbe a cacciare dei mutanti? Solo questo mi era bastato per crederlo un folle.
Solo i ringhi lontano dei Mork avevano convinto Oscar a muoversi e proseguire dritto verso l'unico sentiero sterrato che risaliva un pendio arido. Oscar era di avanguardia nel gruppo, io e Alexander al centro e Bes di retroguardia. Proseguimmo per mezz'ora, incontrando solo sassi, erbaccia e qualche tronco reciso. Scorsi uno zaino di uno Stalker sopra a una pozza di sangue raggrumato e una scia di sangue che finiva tra le erbacce. Il corpo era stato trascinato via dai Mork o da qualche altro mutante. Mentre camminavamo, ci giungevano da ogni direzione i ringhi dei Mork e strilli laceranti. Volevo domandare chi mutante fosse in grado di emettere un grido del genere, ma scelsi di rimanere in silenzio, visto quello che era successo ore prima.
<< Hai sentito, Boris? >> Disse Bes con un leggero ghigno. << Forse avrai la fortuna di incontrare un Mork. Non sei contento? Magari diventerai il suo pranzo. >> Smorzò una risata.
<< Bes! >> Disse Oscar. << Non cominciare. >>
Alexander mi bisbigliò nell'orecchio. << Lascialo perdere. >>
Arrivammo a un incrocio. A sinistra una strada dal pavimento dissestato curvava dietro una piccola collina, mentre quella destra era ostruita dal tronco di una grande quercia morta. Eravamo circondati da alti arbusti marroni e ondeggianti erbacce sospinte dal vento gelido.
<< Dove andiamo? >> Domandò Bes.
<< A sinistra. >> Rispose Oscar.
<< Perché c'è un pavimento di pietra, se siamo circondati dalla vegetazione? >>
<< Tenete i fucili pronti. >> Tagliò corto Oscar.
<< Dove porta questa strada? >> Domandò Alexander.
Oscar si voltò a guardarlo. << Al Laboratorio x16 >>
Bes e Alexander si guardarono sorpresi. Poi Bes aggiunse. << Ma sei impazzito, Oscar! Il Laboratorio x16 è una trappola mortale. Non possiamo passare da lì. >>
<< Non per me, Bes. E' l'unica scorciatoia che conduce dritti all'Emettitore Psichico. >>
<< Mi dispiace, ma non ti seguirò. >>
<< Non è il momento adatto per frignare. >>
Bes pareva irritato. << Frignare? Hai idea di cosa si trova all'interno? Nessuno è mai uscito vivo da lì. >>
<< Vuoi seguire quella strada? >> Indicò con il fucile l'albero abbattuto. << Fai pure, ma ti avverto. Quel percorso è più pericoloso di questo. >> Accennò con il mento la strada dal pavimento dissestato. << A meno che tu non voglia infilarti nel cuore di un covo di Mork. >>
<< Niente affatto! >> Aggiunse Bes. << Ma sono convinto che ci porterai dritto verso la morte. >>
<< Smettila di fartela addosso, Stalker! >> Disse Oscar.
Bes rimase immobile, reggendo lo sguardo quasi infuriato di Oscar.
<< Ora, >> disse Oscar << se non hai altre lamentele da fare, direi di muoverci. >>
Lo seguimmo lungo il sentiero pavimentato, mentre gli arbusti e l'erbaccia diminuivano, lasciando spazio a pendi e avvallamenti. Il terreno stava diventando verdognolo, come fosse afflitto da una malattia. Sbuffi di vapore acido fuoriuscivano dagli squarci nel sottosuolo e crepe serpeggiavano tra i massi. In lontananza, avvolta da una flebile nebbia, mi parve di vedere un lunghissimo ponte la cui parte centrale era crollata. Al di sotto le macerie bloccavano un fiume prosciugato.
Dopo qualche minuto, avvistammo in lontananza un largo edificio di cemento di tre piani. Nuvoloni neri incombevano sopra il tetto parzialmente danneggiato. Numerose crepe e fessure correvano lungo le mura infestate dalle piante arrampicanti dalle foglie nere. Il pavimento di pietra dissestato ci portò davanti a una doppia porta blindata abbattuta verso l'esterno. Strane creature giacevano crivellati di pallottole. Dovevano essere i Mork, ma non ero sicuro. Indossavano maschera anti-gas dai vetri rotti e il filtro strappato, sciarpe o cappucci a coprire il viso sfregiato. Portavano luride divise militari, camici da dottori e tute anti-radiazioni. Avevano uno strano ghigno, come se sorridessero e denti appuntiti. Profonde lacerazioni correvano lungo la spina dorsale che fuoriusciva per tutta la lunghezza della schiena, come se questa fosse schizzata fuori. La pelle bruciata, sfregiata e in alcuni punti si intravedevano ossa e fibre muscolari. I tendini erano allungati e le dita scheletriche avevano unghie affilate. Sul pavimento dell'entrata ne contai cinque, insieme a sette cadaveri fatti a pezzi fra scienziati e militari, sul cui corpo in putrefazione si contorcevano vermi marroni.

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