Mentre ci addentrammo nella fitta foresta morta, l'uomo si faceva largo tagliando i rami che ostruivano il passaggio.
Perché voleva passare di qui, quando potevamo passare dalla strada sterrata? Questa intricata foresta era chiusa da ogni lato. Gli stessi alberi sembravano non voler visitatori. Persino i pochi arbusti ingrigiti sembravano non riuscire a respirare qua dentro. L'uomo continuava a tagliare i rami, come fosse una cosa che faceva da sempre. Era talmente buio che non riuscivo a vedere a più di un palmo dal mio naso. A stento riuscivo a vedere l'uomo davanti a me. Mi aveva detto di non accendere la torcia e così avevo ubbidito.
L'uomo si fermò. << Fermati! >> Sussurrò.
Mi immobilizzai all'istante e mi guardai intorno. Non vidi altro che un intricata ragnatela di rami. Tutto era così dannatamente uguale. Non sapevo nemmeno quanta strada avessimo fatto.
<< C'è qualcuno qua vicino. >> Bisbigliò preoccupato.
L'uomo impugnò l'AK-47 e si chinò.
Non sentivo nulla, a parte un leggero venticello che passava con difficoltà tra i rami. La pioggia era cessata da un bel pezzo e le folgori in lontananza era l'unica illuminazione che avevamo, ma il cielo rimaneva perennemente plumbeo.
<< Rimani qui. >> Disse lo Stalker. << Stenditi per terra. Se non torno entro 5 minuti, vai sempre dritto. Troverai un accampamento. Sono brava gente. Ti aiuteranno. >> Mi consegnò il machete. Poi controllò il caricatore dell'AK-47, lo rimise nel fucile e proseguì dritto, sparendo nell'oscurità.
Mi sdraiai e mi guardai intorno, anche se l'uomo mi aveva detto chiaramente di stendermi. Totale silenzio. L'ansia iniziò lentamente ad attanagliare la mia mente. Cominciai a sentire strani rumori e percepivo di essere osservato. Forse era soltanto la mia immaginazione che mi giocava brutti, o forse no.
D'un tratto si mossero alcuni rami e strinsi il machete pronto a difendermi. Deglutii per la paura, sentii il mio cuore palpitare, la mie labbra seccarsi. Lentamente, il rumore si fece più intenso. Speravo fosse l'uomo di prima. Volevo che fosse lui. Doveva essere lui.
Poi un ragazzino sbucò tra i rami. << Ciao. >> Disse con gli occhi lacrimati. << Mi sono perso. Mi aiuti a trovare il mio papà? >>
Il bambino indossava un capello rosso e un giubbotto blu scuro. Non doveva avere più di cinque anni. Era pallido, con l'iride verde scuro, le mani sporche di terra e un po' di muco che gli scendeva dal naso. Se lo pulì con la manica del giubbotto, ma continuava a scendere. Forse era raffreddato.
Si avvicinò e mi prese per mano, guardandomi negli occhi. << Mi aiuti a trovare mio papà? Non voglio restare qui. >> Disse piangendo.
Non sapevo cosa fare; volevo aiutarlo, ma volevo anche restare qui e aspettare lo Stalker. Lui lo avrebbe aiutato di sicuro.
<< Ti prego, signore. >> Disse abbracciandomi il fianco. << Questo luogo mi fa paura, signore. >>
Decisi che lo avrei aiutato. Non so perché, ma il bambino divenne la priorità assoluta. Non riuscivo a pensare ad altro. Lo presi in braccio e continuai dritto, come aveva detto lo Stalker. Una volta che avrei trovato l'accampamento degli Stalker, loro lo avrebbero aiutato di sicuro.
<< Che ci fai nella foresta? >> Gli dissi con un sorriso.
<< Ero con mio papà. >> Rispose singhiozzando. << Stavamo giocando a nascondino e mi sono perso. >>
Ma quale padre gioca in un luogo come questo? Chi?
<< Troveremo il tuo papà. >> Lo rassicurai. << No, non piangere. Lo troveremo, vedrai. E' qui da qualche parte. Ti sta cercando anche lui. >>
<< Grazie, signore. >> Rispose il bambino, abbracciandomi con un largo sorriso.
Continuando a camminare per un po' e tagliando i vari rami intricati, giunsi davanti a un grosso albero alto sei metri e largo due. La maggior parte delle radici affondavano nel terreno sterile ed altre scomparivano dietro rami e tronchi. In passato doveva essere meraviglioso, ma ora aveva una aspetto tetro, spettrale, malinconico. Le foglie dei rami erano nere e qualcosa sembrava strisciare lentamente all'interno dell'albero. Poi un fulmine squarciò il cielo, illuminando l'interno dell'albero dilaniato. Lo intravidi per poco. Sembrava una specie di piccola sagoma nero pece o forse era un liquido melmoso?
<< Signore, mi ero nascosto proprio qui. >> Disse il bambino puntando il ditino. << Accanto a quel grosso albero. Lì c'era un coniglio, proprio vicino a quelle foglie. >> Sorrise. << Lo possiamo trovare? Ti prego, ti prego, ti prego >> Mi supplicò con le lacrime agli occhi, mentre il muco gli scendeva dal naso.
<< Va bene, ma resta qui però. >> Lo misi a terra.
Il bambino annuì gioioso e si sedette sul terreno.
Guardai ai piedi dell'albero; le foglie cadute erano ricoperte da una strana melma nero pece. Mi avvicinai ipnotizzato da quelle sostanza. Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Qualcosa dentro di me mi diceva di toccarla, di assaggiarla, di cospargermi di quel liquido.
<< Fermati! >> Gridò una voce rauca alle mie spalle.
La melma mi attirava. Desideravo toccarla, essere tutt'uno con essa. Era meravigliosa, fantastica, indescrivibile.
Quando fui a un centimetro dal toccarla, una mano mi afferrò la giacca e mi strattonò all'indietro. Cadendo a terra, tornai in me. Era come se una densa nebbia si fosse diradata davanti ai miei occhi. Mi voltai e vidi lo Stalker.
<< Sei impazzito per caso? >> Disse arrabbiato. << Spero per te che non l'hai toccata! >> Mi controllò velocemente le mani.
<< Ma che... Dov'è il bambino? >> Dissi preoccupato, cercandolo con lo sguardo.
<< Quale bambino? >> L'uomo si guardò intorno confuso.
Il bambino era scomparso. Dov'era andato? Forse era fuggito spaventato? << Sono arrivato qui con un bambino. >> Dissi preoccupato. << Era qui un secondo fa! >>
Abbassando la guardia, lo Stalker si voltò e fece due passi verso di me. << Quello che hai visto non era un bambino, ma un'ombra! >> Rispose l'uomo.
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La Zona (Completo)
Science FictionDopo l'enorme e violenta esplosione avvenuta nella centrale nucleare di Vaslejo City, di cui non si conoscono le cause, l'intera area venne invasa da altissime radiazioni. In poco tempo cominciarono a verificarsi strani fenomeni inspiegabili: stravo...