Dictum factum

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Mi sono sempre chiesta come mai le wedding planner non si sposano mai o almeno la maggior parte di loro rimane la sua vita a convivere con un coglione con una bella macchina. Cioè ci avete mai pensato? Si accontentano di celebrare il giorno perfetto degli altri, ma il loro non arriva mai. Io fin da bambina volevo scrivere, scartando le mie altre aspirazioni come quella di diventare astronauta e avvocato ovviamente. Ma non mi sono mai accontentata di leggere solo i libri degli altri, io volevo scrivere il mio.  Non ho mai voluto rimanere a fare la cameriera di un locale scadente che si fa toccare il culo dal direttore solo per un po' più di stipendio e che sta con uno scasciato ubriacone che combina solo casini mentre gli altri si godono il successo. Non voglio finire a cucinare per qualcuno che mantiene me e i miei figli cazzo e mi tradisce il sabato sera al posto di bere con i suoi amici al pub. Io me la voglio vivere tipo "On the road" o "Compagno di sbronze" Cristo santo!
Stavo pensando a questo lo scorso pomeriggio, bevendo il caffè sul balcone.
Stavo provando a spiegare i piani della mia vita a quel ragazzetto seduto vicino a me che si fumava una cicca. E sembrava coinvolto.
Non so come mai le persone ogni volta che parlano riescono sempre a infilare se stesse in qualsiasi discorso, così da far sembrare il punto focale della conversazione la loro vita di merda.
A intervalli interveniva dicendo: "A me sarebbe sempre piaciuto fare una roba del genere cazzo, solo che più cresci e più ti rendi conto che è impossibile. Tu fai questo Laura: scrivi le storie che non vivi"
Pensai: "Ma come cazzo fai a dire una cosa simile? Le ho raccontate ma non le ho solamente ancora vissute"
E in un secondo il discorso era riuscito a diventare  un racconto utopico della vita che non avrei mai potuto vivere. E per questo quasi lo odiai.
Dissi però: "Non è vero, puoi fare tutto se lo vuoi secondo me"
Si alzò, mi diede un bacio e si infilò la giacca: "Ti amo sopratutto perché vivi in un mondo tutto tuo amore"
Chiuse la porta e uscì.
Lo guardai dal balcone: "Nel mio mondo ci sono solo storie vere e le vivrò sai?"
Alzò lo sguardo e sorrise.
Sorrise con quella smorfia che si fa ai bambini quando li devi convincere che li porterai a prendere un gelato solo per farli stare buoni.
E da quel momento capii che forse non mi sarebbe dispiaciuto infondo farmi mantenere se i miei figli sarebbero andati bene a scuola.

Ad maiora Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora