Alis Volat Propriis

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Tirava un brutto vento quel pomeriggio e avevo preso la decisione di rintanarmi in casa. "Casa dolce casa" l'unico posto dove pensare anche alla cosa più banale diviene un malore e un dubbio. L'unico posto in cui rifugiarsi per perdersi e chiudersi in solitudine. Pensavo a scrivere un libro. Mi capitò in mano un quadernino nero nella quale (l'anno prima) avevo scritto un racconto e una poesia quasi ogni giorno. Ed era come se non l'avessi scritto io. Ero cambiata: in peggio o in meglio lo sapevano solo quelli che avevo perso e che avevo conosciuto. Guardavo le vecchie polaroid incollate alle pagine e cercavo di sentirmi nostalgica tanto da poter scrivere con la giusta enfasi e la giusta emozione una nuova perla. Ma non sempre ci riconosciamo in ciò che siamo stati.
Pensate a questo ora: ogni giorno le nostre cellule muoiono e si rigenerano, ogni sette anni quindi possiamo affermare di essere persone completamente diverse. Ogni anno pensiamo a mille cose ogni giorno, ogni minuto quindi possiamo pensare di essere persone diverse. E da ogni secondo possiamo trarre un finale diverso. Possiamo decidere di lasciar perdere qualcosa e riprenderla il mese dopo. Possiamo amare qualcuno per qualche istante per poi tornare a detestarlo.
Man mano leggevo i miei vecchi racconti e più mi rendevo conto di quanto mi sentivo come una montagna russa. Prima felice, poi triste, poi sola e poi completa. Magari da un secondo all'altro. Una persona a cui tenevo una volta scrisse: "Ho paura del mondo, delle navi, degli aerei, ho paura delle strade, delle persone. Ho paura di ogni cosa, la mia testa scoppia". Avevo apprezzato molto il momento in cui me l'aveva letto per la prima volta e in quel singolo momento avevo anche io paura del secondo dopo. Possiamo vivere con la paura di ciò che succederà il minuto dopo quello che stiamo vivendo o possiamo far finta per un po' di goderci il presente.
Tirava un brutto vento quel pomeriggio e rileggevo quelle parole su quel quaderno come se mi avessero abbandonato, come se fossero volate via anche se fino a quel momento erano rimaste su quel foglio e tutto sembrava sfuggirmi e passarmi davanti. E non mi sentivo nessuno, non mi sentivo nulla. Non avevo una forma, un colore, un suono. Non avevo idee, nessun sorriso, nessuna lacrima. E in quel momento avevo paura, di essermi persa anche io.
Ogni anno pensiamo a tante cose in un solo secondo, che si distruggono in quello dopo.
Chiusi il quaderno e mi misi una felpa. Uscii sul balcone e guardai le persone in strada vivere la loro vita e mi accesi una sigaretta. Guardai le macchine, i ragazzi in bici e i bambini uscire da scuola.
E per la prima volta voglio fare una domanda a te che leggi.
Tu non pensi mai a come sarai domani o fra tre anni? Ti chiedi mai se fai scelte giuste o sbagliate? Se fumare la tua sigaretta dopo cena ti porterà a star male tra 40 anni?
Io no. Per niente. Per nulla.
Sono nulla.
E per nulla al mondo rinuncerei alla cicca dopo il caffè.

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