Era arrivato il momento di uscire. Stavo tornando al mondo normale. Sarei anche dovuta a scuola, grazie mamma. La mia voglia? Sotto lo zero.
"Fregatene, fregatene di ciò che dice la gente!" se fosse così facile lo farei. Ma non riesco a credere in me, mai. Qualsiasi cosa dicano, mi limito a sorridere ed alzare un po' le spalle, cerco sempre di essere indifferente. Ma io non sono una ragazza normale, sono un mix, una bomba di emozioni e rischio di esplodere. E' anche vero che a volte penso cose sbagliate. Molto. Troppo. Come la vocina che è perennemente nella mia testa urlando "ammazzali tutti!" vorrei, cara coscienza, vorrei anche io, però non posso. Vita ingiusta. Ora basta, non sono più la ragazza fragile che si fa abbattere da gente che non ha capito quanto vale. Non sono più la ragazza che sta sempre zitta e che preferisce ascoltare piuttosto che parlare, basta! Ora le palle ce le ho anche io ed è ora che il mio lato cattivo venga fuori! Perchè col cazzo che soffro a causa degli altri!
_______________________________
7.20 AM. "Maybe it's not my weekend but it's gonna be my year
And I'm so sick of watching while the minutes pass as I go nowhere
And this is my reaction to everything I fear
'Cause I've been going crazy
I don't want to waste another minute here"La voce di Alex Gaskarth rimbombava per tutta la stanza e ciò significava solo una cosa: ritorno all'inferno. Non ero pronta. Non volevo alzarmi dal letto. Non volevo fare niente, non volevo respirare.
"Elis, farai tardi!!" ed ecco mia madre che deve sempre ricordarmi tutto. Ce l'ho un cervello, grazie.
Mi preparai velocemente, indossai le mie solite vans nere, una felpa a caso e andai. Ashton non disse una parola. Sapeva che era una brutta mattinata, preferì non provocarmi limitandosi a prendermi per mano... come se potesse cambiare qualcosa. Poi però, prima di entrare, mi baciò il naso e sussurrò "so che non stai bene, ma andrò bene."Le prime ore andarono abbastanza bene, ma appena suonò la campanella della quinta ora andai in panico.
Era ora di pranzo e quella successiva avrei avuto matematica.
Con Luke.Il mio fidanzato era ad aspettarmi appoggiato agli armadietti, con le braccia incrociate, e i capelli davanti alla fronte. Appena mi scorse iniziò a sbracciare per farsi riconoscere.
"Guarda, che non serviva sbracciarti in quel modo." risi.
"Dopo non mi avresti trovato." replicò dandomi un casto bacio a stampo e prendendomi la mano.
"Ma smettila, sai che ti troverei in mezzo alla folla."
Non rispose, strinse soltanto di più la mano. Come piaceva a me, perché, sapeva che quello per me era un gesto di amore. Amore vero. Quel ragazzo mi rendeva felice con nulla.
Ed ecco qui un altro mio difetto.
Sono sensibile e fottutamente strana: felice con niente, triste per nulla.Appena entrata nella mensa un coro di voci si alzò; e con stupore, scoprii che 'sfregiata' era in mio nuovo soprannome. Peccato che non sia né Harry Potter, né bloody face di America Horror Story.
Al tavolo c'eravamo io, Calum, Ashton e.. Michael.
Sembrava un sogno.
Ridevamo, scherzavamo, giocavamo, eravamo felici. Forse come non lo ero da un pezzo.
Però Luke fece irruzione in mensa con l'ex di Ashton.
Dio li fa e poi li accoppia, lui coglione lei mignotta.La campanella suonò annunciando la fine del pranzo, panico.
"Vado... ho matematica. Ciao ragazzi." E lentamente mi diressi verso la classe. Percepivo una persona dietro di me, ma non ebbi bisogno di girarmi, sapevo già di chi si trattasse.
"Elis.. non sto con lei, giusto per fartelo sapere." ah, meno male.
"E chi me lo dice che non te l'abb..." mi mise una mano sulla bocca e mi strinse dolcemente, mi prese per mano e mi trascinò non so dove.
"Per oggi possiamo saltare queste due ore di matematica." disse freddo come un iceberg.
Mi portò verso la palestra, notando che non era vuota gli urlai qualche insulto."Ehi ehi, ma gli spogliatoi sono vuoti."
Che voleva fare negli spogliatoi?
Mi trascinò dentro e chiuse a chiave."Allora, mi manchi." iniziò
"E quindi?" replicai secca
"Quindi niente, mi manchi. E ti manco anche io. Lo so."
"E chi te lo assicura?" continuai acida
"I tuoi occhi."
"Ma che cazzo stai dice..." mi venne letteralmente addosso. Le gambe cedettero e cademmo entrambi a terra, ridendo come coglioni.
Sentivo la pressione delle sue labbra sulla mia pancia, quelle labbra che tanto mi piacevano, un tempo.
Poi infilò anche una mano.
Ma nei pantaloni.
Gli diedi un colpo secco e ritirò immediatamente la mano."Ma che vuoi?" domandai scortesemente.
"Ti rivoglio perché sei mia."
STAI LEGGENDO
Madness. || Luke Hemmings.
FanfictionSi sente piccola e diversa. Si sente quel puntino nero, tra i puntini bianchi. Si sente insignificante e lo è. Ma qualcuno riuscirà a farla vivere, per la prima volta.