Capitolo 1

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Fine estate 1772

Quella era una giornata soleggiata, il vento spazzava via le foglie in un vortice danzante mentre le nuvole quasi passeggiando coprivano e scoprivano il globo d'oro come a volerci giocare insieme.
L'alba aveva lasciato, da quasi due ore, il posto ad un mattino tiepido.
Man mano i fumaioli cominciavano ad emanare aria nera che lentamente si propagava verso l'alto scomparendo.
I primi contadini si incamminavano verso i campi, mentre le mogli si occupavano del bestiame e dei figli.
Le case con i tetti di paglia e legno erano situate ai piedi di una collina sulla quale, in cima, era stata costruita una chiesa con accanto un piccolo convento.
La vita dei paesani era tranquilla ma piena di preoccupazione per via delle ormai note guerre cosacche.
Il loro iniziatore, Emil'jan Pugačëv, aspirava al trono russo per usurpare quella che lui credeva una donna maligna e colpevole della morte di suo marito, lo zar Pietro III.
La donna era la zarina dell'impero, la temuta Caterina II, che pur cercando di modernizzare il suo Regno con varie riforme non era riuscita a farsi amare dal suo popolo.
Erano passati quattro mesi ma la situazione non si decideva a migliorare, anzi peggiorava sempre più.
I cosacchi percorrevano senza sosta le pianure del Don per riuscire a creare una sorta di resistenza chiedendo aiuto ai poveri ed affamati cittadini del regno.
Molti giovani, per non essere arruolati nell'esercito reale, scappavano e si rifugiavano presso gli accampamenti nemici alla Corona Imperiale.
Liliyana, per tutti Liliya, pettinandosi i lunghi capelli color oro, si chiedeva quando tutti questi disordini si sarebbero quietati e pregava ogni giorno affinché il suo villaggio fosse risparmiato.
Ella, infatti, aveva tre fratelli maggiori, Iosif, Leonid e Marat, i quali non volevano certo morire per le mire politiche dei capi delle rispettive fazioni.
Il padre era morto qualche anno addietro lasciando la povera moglie, Zoya, ad occuparsi della casa e del campo di grano che possedevano.
La vedova aveva fatto il possibile per sopravvivere cercando di sfruttare al meglio il cereale per ricavarne del denaro che in quei tempi faceva solo comodo.
Il primo dei fratelli, Iosif, aveva lasciato casa per andare a lavorare come stalliere per un uomo ricco del paese confinante
Il secondo, Leonid, era finito per diventare guardiano di mucche del ricco Pan Evgeniy, il signorotto del villaggio.
Il terzo, Marat, era rimasto nella casa paterna per aiutare madre e sorella.
Liliya, l'unica figlia femmina, aiutava la madre nei lavori domestici occupandosi dei pochi polli e della mucca che erano riusciti a comprare, del piccolo orticello che riusciva a sfamare i tre e molte volte andava al pozzo a riempire grossi secchi d'acqua.
Nel periodo estivo veniva mandata nel bosco a raccogliere mirtilli e lamponi mentre ad inizio Settembre, quando le giornate erano piovose, andava in cerca di funghi.
La ragazza, quindicenne e in età da marito, non si lamentava di certo, anzi per dirla giusta, le piaceva la sua vita.
Entrata in cucina salutò la madre per poi prendere una tazza e riempirla di latte appena munto.
«Ti sei svegliata presto» notò Zoya aggiungendo altra legna nella stufa «Marat deve andare a prenderne altra, finisce così velocemente!» chiuse lo sportelletto andando a mescolare il brodo di barbabietola rossa, il preferito della ragazza.
«Posso andarci io» la donna si girò guardandola preoccupata «Oh Liliya, non posso chiederti di farlo, sai bene che quei maledetti potrebbero comparire da un giorno all'altro, non voglio perderti» la fanciulla l'abbracciò cercando di confortarla, era infatti risaputa la violenza che quei barbari usavano sulle fanciulle «Non mi succederà niente, ne raccolgo giusto quel poco che basta, in questo modo potrò anche controllare se vi è qualche fungo» così dicendo prese un sacco di canapa ed uscì da casa incamminandosi verso il bosco.

Nel mentre, il comandante delle truppe reali impegnate a sedare le rivolte, Viktor Egorovich, stava cavalcando, con un numero ristretto di soldati, verso le terre più fertili della Russia.
Grazie al fiume, da cui prendevano il nome anche le famose pianure, il terreno era più fertile e più propenso alla coltivazione.
La sovrana lo aveva spedito fino a lì per convincere i contadini a schierarsi dalla parte regia in modo da avere un problema in meno, in quanto se si fossero sollevate rivolte anche nelle città circostanti, Ella sarebbe dovuta intervenire con maniere forti.
«Capitano, siamo nelle vicinanze di un piccolo centro abitato, volete sostare?» da sopra gli alti cipressi si intravedeva del fumo, segno di civiltà «È il compito che ci è stato affidato, Yuriy» spronò il cavallo in direzione del villaggio seguito dal resto del gruppo.

Il Vento della rivoltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora