Capitolo 1.3

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Pianure del Don, 1772

Viktor Egorovič, nel suo accampamento, stava cercando di preparare una trappola ai cosacchi che poche settimane addietro erano riusciti a raggirare il generale Pëtr Aleksandrovič.
«Comandante, Comandante!» un soldato addetto a messaggero era entrato di corsa nella tenda principale per consegnare una lettera al proprio superiore che l'aprì e lesse velocemente il contenuto «Finalmente abbiamo trovato quel bastardo di Ivan Anatolovič, questa volta dalla forca non lo sottrarrà nessuno» uscì dalla tenda cominciando a radunare una cinquantina di uomini per poter raggiungere il luogo in cui doveva arrivare il giorno successivo.
«August, siete abbastanza pronto per riuscire a sostituirmi?» l'uomo onorato si inchinò in segno di gratitudine «Contate pure su di me».
Sellati i cavalli i soldati partirono alla volta del villaggio in cui era stato avvistato il figlio rinnegato dal marchese Anatoliy.

Liliya stava percorrendo la viottola in mezzo al bosco verdeggiante e ricco di suoni canticchiando e raccogliendo legna che trovava al suo passaggio senza accorgersi che si era allontanata più del solito dal villaggio.
Ma dopotutto, quel giorno il sole riscaldava la terra come fosse estate, stagione arrivata quasi al suo termine, e il leggero venticello donava quell'aria magica e al contempo misteriosa a quella pianura coperta per la maggior parte di alberi e grano.
Gli uccelli cinguettavano mentre le cicale riempivano le sue orecchie con un'allegra melodia quando ad un tratto uno stormo di corvi volò via spaventato dal rumore di zoccoli.
La ragazza si fermò guardandosi in giro circospetta, il nitrito di un cavallo le fece accapponare la pelle, le sue più grandi paure, forse, si stavano avverando.
Gettò il piccolo tronco che teneva tra le mani mettendosi a correre verso la parte opposta notando solo in quel momento la lunga distanza che aveva percorso.
Il fiato divenne pesante e i polmoni e la gola cominciavano a bruciarle, le gambe reclamavano pietà ma non volle fermarsi per nessuna ragione al mondo.
Le cavalcature erano sempre più vicine facendole prendere la drastica decisione di uscire dalla stradina inoltrandosi nel bosco per cercare di nascondersi nell'oscurità degli alberi.
Si mise dietro un grosso pino riprendendo il respiro, si sentiva in trappola, aveva paura che potessero farle del male come era avvenuto alle donne dei villaggi confinanti al loro.
«Ho sentito dei rami spezzarsi, il cinghiale dev'essere vicino» gli uomini di Pugačëv si fermarono scendendo dai cavalli con addosso le loro armi.
«GambaStorta, sei sicuro? O è di nuovo la vodka a parlare?» scoppiarono a ridere cominciando a perlustrare la zona circostante.
Ivan, il più vispo e sveglio del gruppo, aveva capito che non vi era nessun animale lì in giro ma che al contrario era una ragazzina che spaventata stava cercando di nascondersi da loro.
Allontanandosi dai compagni lentamente si avvicinò al tronco dov'era appoggiata la fuggitiva prendendola di sorpresa.
Le circondò i fianchi mettendole una mano sulla bocca, lei sgranò gli occhi e spaventata cominciò a divincolarsi senza riuscire a liberarsi «Shh, stai tranquilla, fa' la brava» la girò verso il suo petto per poterla vedere in faccia e quando lo fece non credette a quello che vedeva, la ragazzina sembrava una fata dei boschi con i suoi occhi così grandi ed azzurri, con i lunghi capelli dorati, con le labbra rosee e piene e con il suo corpo minuto e ben fornito.
Sbattè le palpebre più volte per accertarsi che fosse reale e non una visione, nella sua carriera amorosa non si rammentava di aver mai visto una tale perfezione in una donna, doveva per forza essere un dono mandato dall'alto.
In quel momento capì che voleva avercela per sé, per poter assaporare ogni parte del suo corpo e sentire il suo calore immacolato.
Le prese i polsi e la fece sbattere contro quel tronco in cui aveva tentato di tenersi nascosta, la giovane emise un gemito di dolore per l'urto subito con la schiena contro il legno «Dimmi contadinella, qual è il tuo nome?» non ricevette nessuna risposta, soltanto uno sguardo carico d'odio e disprezzo, le prese il mento con forza ripetendo la stessa domanda «Liliya...» il nome arrivò in un sussurro appena udibile, Ivan le accarezzò lo zigomo sorridendole «Sei molto graziosa, mia contadinella» la mano sinistra prese a percorrere il fianco di Liliya con malizia fino ad arrivare alla gonna che cominciò lentamente ad alzare guardandola negli occhi, in quel momento si sentirono degli schiamazzi che lo fecero distrarre «Ivan! Ivan! Abbiamo catturato un cervo!» senza accorgersene ricevette un forte colpo al petto che lo fece boccheggiare ed allontanare dalla ragazza permettendole di correre via verso il proprio villaggio, che non era ormai molto distante.
I suoi compagni arrivarono trasportando la preda uccisa, il cosacco li guardò di traverso per poi cominciare ad urlare «Maledetti! Avete fatto scappare la contadinella, salite a cavallo, dobbiamo raggiungere il villaggio» dopo l'iniziale confusione i cosacchi buttarono a terra il cervo e salirono sui loro cavalli alla volta del villaggio.
Ivan era impazzito, voleva avere a tutti i costi Liliya e fino a che non l'avrebbe tenuta tra le sue braccia non sarebbe riuscito a rimettere la sua anima in pace.

Liliya uscì dalle coltri della foresta correndo come una forsennata, il suo obbiettivo era quello di avvisare il capo del villaggio, il Pan.
Bussò violentemente alla porta di casa fino a quando non le venne ad aprire la moglie Olga «Liliya, che stai facendo? Ti sembra il modo di bussare alla porta del Capo?» la ragazza spinse di lato la donna, che ogni giorno diventava sempre più altezzosa e prepotente, entrando in casa «Ma come ti permetti, insulsa bambina?» andò nella stanza del padrone di casa trovandolo intento a mangiare il suo brodo «I cosacchi stanno venendo al villaggio!» l'uomo si alzò battendo le mani sul tavolo per il fastidio che gli stava dando « Ma cosa blateri? Saranno dei cavalieri di passaggio...» disse poco sicuro di sé, vi era una grande possibilità che quello che aveva detto la ragazzina fosse la verità, ma continuava a mentire a sé stesso pur di non ammettere che il suo era l'unico paesello nelle vicinanze a non essere stato attacco dai barbari.
Liliya, stanca di aspettare, scappò da quella casa correndo verso la propria per avvisare la madre che l'aspettava con ansia.
Entrò nella dimora come una furia, chiuse la porta e la barricò con la panca e il tavolo «Figliola, che stai facendo?» la madre comparve in cucina guardando senza capire sua figlia che sembrava essere posseduta dal demonio.
Delle urla provenienti da fuori fecero capire in un attimo a Zoya quello che stava accadendo «Nasconditi, io sono vecchia ma tu devi ancora vivere» la più giovane delle due donne prese per il polso la più anziana ed entrambe si nascosero dietro l'ampio caminetto pregando di essere risparmiate.
La porta venne scossa dall'esterno con forza «Aprite!» madre e figlia si strinsero mettendosi a piangere, le viti furono scardinate e la porta cadde con un tonfo.
Ivan e altri due uomini entrarono guardandosi intorno «Appena trovate la ragazza che vi ho poc'anzi descritto me la portate, lei è mia» uscendo guardò verso la stufa da dove sbucava una chioma chiara, sorridendo pensò al momento in cui sarebbero rimasti soli nella loro intimità.
La ragazza sarebbe diventata la sua donna e gli avrebbe dato figli sani e forti.
«Mamma! Mamma! Lasciatemi!» le urla della sua futura sposa si fecero più vicine mentre i suoi uomini la portavano fuori e la gettevano ai suoi piedi.
Le prese dalle spalle e la fece alzare, i loro occhi si incontrarono dando una scossa a tutto il corpo di Ivan, non aveva mai provato una voglia così matta di avere una donna tutta sua, gli sembrava assurdo pensare di essersi infatuato di un'adolescente.
«Ti ho trovato, Liliya» lo guardò con occhi lucidi e carichi di odio, cercò di scostarsi dalla sua presa ma non ce la fece, era troppo debole «Portate la madre con le altre, prendete qualsiasi cosa vogliate ed andiamocene» fece giusto in tempo a finire la frase che in lontananza si sentirono degli spari che preannunciavano l'arrivo dei soldati di Viktor Egorovič.
«Maledizione! Presto, ai cavalli!» si mise sulle spalle Liliya correndo verso la sua cavalcatura mentre la giovane scalciava nel tentativo di liberarsi «Aiuto! Qualcuno mi aiuti!» continuava ad urlare senza perdere la speranza che potesse arrivare un compaesano e salvarla da quel bruto.
La sedette sul dorso del cavallo montando un attimo dopo «Oramai sei mia contadinella, nessuno verrà a salvarti» detto ciò spronò l'animale e partì in direzione del bosco senza accorgersi che a pochi passi lo stesse inseguendo il comandante Egorovič.
«Traditore! Fermati e combatti!» il cosacco che aveva un suo onore voltò il cavallo ritrovandosi il fucile di Viktor pronto a sparare.

Da parte sua il comandante appena vide che il disertore teneva con sé una donzella esitò a premere il grilletto dell'arma che aveva tra le mani.
«Lascia andare la ragazza, o sei tanto vigliacco da dover utilizzare quell'innocente come scudo?» la freccia colpì il bersaglio, Liliya cadde al suolo senza neanche avere il tempo di prepararsi alla dolorosa caduta.
Cercò di allontanarsi ma si accorse di essere legata al cavallo «Pensavi davvero che ti avessi liberato? -si girò verso il soldato- Muoio io, muore lei» prese la sua arma e la puntò sul corpo della ragazza.
Cercava di appigliarsi alle maniere cavalleresche di cui era affetto il suo ex amico per riuscire ad averla vinta, sapeva molto bene che Viktor non avrebbe lasciato morire una giovane fanciulla, tra l'altro di grande bellezza.
«Ivan, sei l'uomo più indegno che abbia mai conosciuto, pur di sopravvivere saresti capace di vendere le tue stesse sorelle, che Dio le protegga!» la mascella contratta fece intendere a Viktor che l'orgoglio del biondino era stato colpito «Non osare parlare della mia famiglia! Tu non sai niente, eri solo bravo a ingraziarti tutti quelli che ti circondavano» i due uomini si accusavano a vicenda mentre una tremante Liliya li guardava non sapendo come sfuggire all'inferno da loro creato.
«Basta perdere tempo, passiamo ai fatti» Ivan estrasse un'altra arma e la puntò contro il nemico che lo puntava a sua volta con la sua di arma.
Viktor sapeva che se avesse sparato sarebbe andata di mezzo la vita della ragazza.
«Facciamo un accordo, io ti lascio andare via con i tuoi uomini, tu risparmi la ragazza ed il villaggio, mi sembra equo» il biondo ci pensò su poi premette il grilletto...

Angolo Autrice
Eccomi con un nuovo capitolo mooooolto lungo rispetto ai miei canoni.
Cosa ne pensate?
A presto😘

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