Forte cosacco, 1772
Letta la lettera la bruciò senza rimorso, la sua contadinella non aveva alcuna intenzione di sposare Viktor ed il fatto non poteva che piacergli, se tutto fosse andato secondo i suoi piani, entro quel mese, Liliya sarebbe stata sua.
«Il capo è tornato, sembra non avere delle belle notizie, corri» sbuffando rumorosamente seguì l'uomo ritrovandosi nel spiazzale principale ad aiutare Pugačev col cavallo «Ti devo parlare urgentemente, cattive nuove da San Pietroburgo» lo tirò per il braccio quasi scaraventandolo sul fango per la troppa veemenza con cui esercitò la presa.
«Che succede?!» chiese ripulendosi dalla polvere per poi versarsi da bere in un calice «Ci hanno teso una trappola, hanno massacrato metà del gruppo, quei porci schifosi» disse sputando per terra «Da quando sei tornato, le mie palle non ha smesso di prudere, sento che c'è qualcuno di troppo qui, una spia di quella puttana! Maledizione Ivan, dimmi che non sei tu!» l'altro scoppiò a ridere sotto lo sguardo severo dell'anziano alfiere «Dopo tutto questo tempo pensi che sia io? Mi deludi, vecchio mio, mi deludi...» gli diede due forti pacche sulla spalla andandosi a sedere «Non è più quel vecchio corvo a dirigere le pattuglie, ma quel bastardo di Egorovič, adesso è lui ad occuparsi della faccenda» Emil'jan si sedette sulla sua poltrona carezzandosi la folta barba nera «Sono sicuro che non ci sia nessuna spia, è stata la cattiva sorte a giocare sporco» bevve un sorso di vino poggiando le gambe sullo sgabello lì vicino «Hai controllato i tuoi uomini quando sei tornato dalla spedizione?» fermò il braccio a mezz'aria per poi abbassarlo e posare il calice sul tavolo «Mi è passato di mente, ero ferito ed ho accantonato il pensiero» le grandi mani di Pugačev lo presero dal bavero della camicia strattonandolo con violenza «Questa tua mancanza di attenzione ci ha fatto perdere molti uomini, vedi di risanare quel poco cervello che ti è rimasto se non vuoi essere cacciato a calci» lo lasciò andare per poi dargli un pugno dritto in faccia che lo fece cadere all'indietro come uno stoccafisso «Quella ragazza non ti apparterrà mai, prima lo capirai meglio sarà!» si guardarono negli occhi ciascuno col proprio cipiglio nervoso «Ti sbagli di grosso, sarà mia, te lo garantisco» si alzò e dopo essersi pulito il sangue con la manica bianca della camicia uscì dalla tenda con l'intenzione di allontanarsi per qualche giorno dall'accampamento.San Pietroburgo, 1772
Passeggiava lungo il sentiero dell'immenso giardino della villa persa nei suoi pensieri.
Le parole di Aleksandra Pavlovna le rieccheggiavano come eco nella mente facendole molte volte vedere cose di cui prima aveva ignorato l'importanza.
Era possibile che la nobiltà la vedeva come una scalatrice sociale e questo non poteva che mettere in cattiva luce la famiglia di Viktor, il suo amato salvatore.
Continuava a torturarsi le mani non sapendo come poter rimediare la situazione creatasi, aveva paura delle conseguenze che, a lungo andare, le dicerie avrebbero portato.
La testa le pulsava ferocemente e a nulla valse respirare a fondo per cercare di smorzare la tensione trattenuta per giorni.
Era consapevole che doveva andare a lezione ma non ne aveva la minima voglia sapendo che in testa non le sarebbe entrata neanche mezza frase detta dal suo maestro.
Si liberò dal capellino che aveva indossato per uscire poggiandolo sulla panchina lì vicino, era stanca di dover indossare abiti troppo sfarzosi e fastidiosi da portare tutto il giorno, non era abituata ed il suo corpo ne risentiva negativamente.
Faceva fatica a respirare con quel corsetto troppo stretto, i piedi le dolevano per le scarpe fin troppo scomode che doveva indossare, i capelli avevano perso la loro lucentezza rimanendo sempre legati in estrose acconciature.
Con rabbia si tolse i guanti gettandoli sul prato bagnato, poi alzò l'orlo dell'abito e si cacciò quelle scarpine tanto belle quanto dolorose.
Si sciolse i capelli e dopo aver preso un bel respiro si mise a correre verso il boschetto confinante senza preoccuparsi di essere scalza e senza un'accompagnatrice.
Si addentrò nella fitta barriera creata dagli abeti ridendo spensierata, troppo tempo era passato dall'ultima volta in cui si era sentita tanto libera.
Poco dopo si accorse della presenza di un laghetto che rifletteva la luce del sole autunnale, si avvicinò e felice immerse i piedi sentendo quella famigliare sensazione di freddo e campagna che tanto amava.
Si sedette sulla soffice erba chiudendo gli occhi per qualche istante, si rese conto che da quando si trovava a San Pietroburgo non aveva più cantato e si accorse che le mancava terribilmente.
Con nostalgia nel cuore intonò la sua canzone preferita, quella che le cantava sua madre per farla addormentare ignara del fatto che qualcuno nascosto dietro il tronco di un abete la stava osservando con occhi innamorati.
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Il Vento della rivolta
Historical FictionImpero Russo La storia ha per luogo il regno di Ekaterina II la Grande, il territorio su cui governa è falciato dalle guerre cosacche portate avanti da Pugačëv, pretende al trono. Nelle pianure del Don vive Liliya, una semplice contadina, con la ma...