Capitolo 2.1

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Gennaio, 1773

Fortunatamente le condizioni di Liliya migliorarono poco dopo facendo abbassare la febbre.

Passarono due settimane dal suo rapimento, i cosacchi l'avevano portata al forte e quando riprese del tutto conoscenza si rese conto che il suo rapitore avrebbe potuto farle quel che più gli aggradava di.

Intanto si era sparsa la voce che alcuni comandanti bakiri avevano attaccato alcuni territori appartenenti ai ribelli obbligando lo stesso Pugačev ed Ivan a partire per risolvere la questione.

Era inverno inoltrato e faceva più freddo del solito, il fuoco non riusciva a scaldarla del tutto ma nonostante le sue condizioni precarie decise di uscire ugualmente all'esterno per respirare un po' d'aria fresca -Ragazza! Non essere sconsiderata, non devi prendere assolutamente freddo, hai capito?- la voce alterata del medicus del campo la fece sobbalzare dallo spavento -Volevo solamente sgranchirmi le gambe, mi sono coperta a dovere- si giustificò sistemandosi alcune ciocche di capelli dietro la schiena -Vieni dentro, devo visitarti- fece come disse l'uomo senza fiatare, si sedette su di uno sgabello ed attese -Respira profondamente e poi tossisci- lo fece e l'uomo storse il naso -Hai ancora del catarro, devi tenere caldo il petto, ogni sera ti porterò delle erbe calde che dovrai tenere su di esso tutta la notte e soprattutto, non devi più compiere sciocchezze come quella di correre come un leprotto spaventato in mezzo alla foresta senza gli adeguati indumenti- detto ciò se ne andò lasciandola sola a sè stessa.

Su di una sedia trovò degli abiti pesanti così decise di vestirsi ed andare ad esplorare il posto in cui l'avrebbe tenuta prigioniera il disertore.

Sulla via principale c'erano tanti contadini e molte donne intente nelle faccende domestiche, le case erano tutte in legno ed alcune in mattoni, quelle dei più ricchi, dai fumaioli usciva fumo nero e nell'aria si sentiva il profumo di pane appena sfornato e pesce affumicato.

Le era mancato vivere in una piccola comunità dove ci si aiutava a vicenda, fu per questo che con entusiasmo continuò a percorrere la viottola osservando con attenzione tutto quello che succedeva attorno a lei.

Non vi era una vera e propria attività, la maggior parte degli uomini erano impegnati a spalare la neve o affilare le lame delle loro spade, mentre le donne preparavano qualcosa per pranzo ed i bambini scorazzavano felici giocando con la neve.

-Ehi, tu! Sei quella nuova, giusto? Vieni con me, ti preparo qualcosa da mangiare, le tue regal manine non possono certo logorarsi- una donna abbastanza matura la canzonò apertamente mentre prendeva la via di casa, Liliya la seguì senza emettere una singola parola, non se la sentiva di parlare con qualcuno che l'aveva già presa in antipatia senza un motivo valido.

-Siediti lì- le ordinò andando verso un'enorme pentola colma di brodo verde impreziosito con patate bollite al suo interno, ne mise un coppino in una ciotola tutta scheggiata e poi gliela mise davanti porgendole un cucchiaio di legno -Grazie- non aveva molta fame, in realtà, ma decise di mangiare comunque perchè non voleva inimicarsi di più quella donna.

Non era il suo piatto preferito neanche quando lo cucinava la madre ma dovette ammettere che quello non era niente male e poco alla volta riuscì a stimolare la fame e se lo finì tutto.

-Per essere una nobile, non mangi mica tanto diverso da noi- scosse la testa, era arrivato il momento di dirle che le sue origine erano umili quanto quelle di tutti quelli che si trovavano in quel forte -Non so chi ti abbia detto che appartenga alla nobiltà, ma ti sbagli, io sono una contadina, proprio come te- a quelle parole la donna scoppiò in una forte risata -Ma guardati, non assomigli nemmeno lontanamente ad una contadina, il tuo linguaggio tutto importante, il modo di sederti, il tuo atteggiamento, bada a te, non prendermi in giro! Posso anche essere un'analfabeta ma non una sciroccata, e tu, sei una di quelli con la puzza sotto il naso che amano vederci morire di fame, fosse per me, ti avrei lasciato marcire al freddo, Ivan è stato fin troppo buono con te, sgualdrina!- le tolse il cucchiaio dalle mani e la ciotola, poi le diede le spalle ed andò a metterli in una bacinella piena d'acqua calda per poterli lavare.

Il Vento della rivoltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora