Entrò in casa di Pugačëv trovandolo seduto davanti al camino spento.
Il capo dei cosacchi era pensieroso, aveva tante preoccupazioni per la testa, tenere le rivolte interne a freno evitando il tradimento dei rivoltosi.
Gli si sedette di fronte accavallando le gambe, nessuno dei due era di buon umore, il primo era occupate in faccende politiche, il secondo non riusciva a perdonarsi la morte del suo erede maschio.
-Come sta la ragazza?- chiese rivolgendogli la sua attenzione, il disertore si sistemò meglio sulla sedia -Sta come deve stare in questo momento- il tono tradiva il senso di colpa che lo divorava -Ah- commentò l'anziano alfiere versandosi da bere nel suo boccale -E' arrivata l'ora di trattarla meglio, sudicio maiale! O la vuoi distruggere completamente? Un maledetto bastardo, ecco sei!- l'interpellato si alzò come una furia con l'intenzione di avventarsi sull'uomo e colpirlo in viso ma all'ultimo desistette -E' mia moglie, faccio quel che mi pare- detto ciò uscì incamminandosi, nel buio, verso quello che si era trasformato nel ritrovo di bevute.
Erano giorni che non vedeva Ivan tornare a casa, l'aveva abbandonata in un momento per entrambi delicato senza neanche accertarsi della sua salute.
Passava il tempo svolgendo le faccende domestiche, non voleva farsi vedere da nessuno, non voleva leggere negli occhi di quelle persone la pietà che provavano per lei.
Era devastata dalla perdita, non riusciva a darsi pace per quel che avrebbe potuto evitare se solo non avesse fatto perdere la pazienza a Ivan.
Si incolpava per quella vita spezzata che aveva sentito crescere in lei, che aveva sentito muoversi e scalciare.
Nel suo sordo dolore non si accorse che la porta si era aperta mostrando suo marito totalmente ubriaco -Moglie mia! Che gran piacere vederti, sai, mi eri mancata- biascicò il biondo entrando malamente in casa, la ragazza non restò a guardare quella scena deplorevole, anzi, andò vicino alla stufa prendendo un tegame dallo scaffale, era intenzionata a difendersi se il cosacco le si fosse avvicinato.
-Moglie mia, vieni a soddisfarmi!- le si avvicinò cercando di prenderla per il braccio ma Liliya fu più veloce e lo colpì alla testa con la pentola facendolo cadere a terra inerme.
La vista di suo marito in quella posizione con il viso schiacciato sull'asse di legno la fece sentire molto meglio tanto da procurarle una risata tanto sincera che si stupì lei stessa di saper ancora ridere.
Lo superò ridendo coricandosi sul morbido materasso e copertasi riuscì a trovare un sonno sereno.
Venne svegliata dai lamenti soffocati di Ivan che si stava alzando da terra toccandosi con una mano il punto in cui l'aveva colpito Liliya -Ti sei svegliato!- gli disse alzandosi dal letto, gli si avvicino trattenendo un sorriso che le stava uscendo spontaneo al solo ripensare alla scena -Che diamine è successo?- le chiese andandosi a sedere su di uno sgabello -Oh beh, ieri credo che tu abbia bevuto più del solito e quando sei tornato stavi in piedi a malapena, sei inciampato sul tappeto e battendo la testa sei svenuto, nulla di grave comunque, sei tutto intero!- mentì mentre gli spalmava sul bernoccolo una crema di erbe per alleviare il rossore, lo guardò meglio in viso notando che si era procurato un taglio sulla fronte, prese dell'alcol puro e imbevendo un panno glielo passò sulla ferita con qualche protesta del paziente -Ho fatto- si allontanò per andare a posare la bottiglia e le bende sporche e quando si girò lo vide steso sul letto in pieno sonno.
Facendosi coraggio gli si sedette accanto ed osservandolo dovette ammettere a sè stessa che era un giovane molto attraente, un po' incerta allungò la mano e gli spostò alcune ciocche di capelli dagli occhi, se avesse avuto un altro carattere sarebbe stato più facile accettarne la convivenza.
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Il Vento della rivolta
Historical FictionImpero Russo La storia ha per luogo il regno di Ekaterina II la Grande, il territorio su cui governa è falciato dalle guerre cosacche portate avanti da Pugačëv, pretende al trono. Nelle pianure del Don vive Liliya, una semplice contadina, con la ma...