San Pietroburgo, 1772
Le lezioni che la marchesa le faceva seguire erano sfiancanti ma soddisfacenti, spesse volte studiava in compagnia del quartogenito della famiglia, Pëtr, ed altre volte con la piccola quanto intelligente Feodora che era diventata sua amica in pochi minuti di conoscenza.
Viktor era spesso assente in quanto il suo lavoro lo costringeva a passare molto tempo con la sua guarnigione occupata a sedare le rivolte di Pugačev.
Il padrone di casa le rivolgeva il suo tacito consenso mentre la marchesa le era sempre più affezionata.
Così passarono diverse settimane e con loro arrivò l'autunno e nuovi ospiti, grandi amici della famiglia.
In poche serate a lei concesse comprese che i tanto decantati conti altri non erano che i cugini del cosacco che aveva cercato di rapirla.
Apprese che era il primogenito di una famiglia di marchesi molto vicino alla Corona e che disertò per seguire gli ideali di un nemico della zarina Caterina II, un nemico, Emil'jan Pugačev, che si considerava il legittimo erede al trono russo.
Nella mente della giovane vorticavano tante domande che non potevano ricevere una degna risposta, quale aristocratico con buon senso avrebbe ficcato il naso in una faccenda pronta a esplodere?
Nessuno.
Mentre beveva il té in compagnia della sua piccola amica, nel salottino entrò Aleksandra, la bellissima cugina del suo peggior incubo.
«Posso unirmi a voi?» annuirono entrambe, Liliya, in quanto inferiore di rango, versò la calda bevanda in una tazza di finissima porcellana e la passò alla donna che la ringraziò «Ditemi, con questa giornata illuminata dal sole, non vi viene voglia di passeggiare in giardino? Di altre giornate così non se ne vedranno per un bel po' tra qualche settimana!» la più giovane delle tre guardò verso la finestra notando che nonostante la stagione fredda piccoli raggi di sole illuminavano il giardino «Cosa ne pensi Liliya? Sarebbe un piacevole diversivo».Le tre dame si ritrovarono a passeggiare nel sentiero verdeggiante ridacchiando di tanto in tanto raccontandosi simpatici aneddoti riguardanti la loro infanzia.
Aleksandra si ritrovò a provar pena per quella povera ragazza che sarebbe dovuto divenire la nuova valvola di sfogo del tanto odiato Ivan Anatolyevič.
Pensò che dopotutto non meritava un'esistenza infelice accanto ad un uomo dall'atteggiamento violento.
Qualche giorno addietro gli aveva spedito una missiva in cui spiegava le poche cose che era riuscita a scoprire dalla servitù.
«La giovane proviene da una famiglia contadina che vive grazie ai prodotti che ricavano dal loro orto e dal bestiame, è l'unica che sa leggere e scrivere ed è ancora nubile» le aveva riferito una cameriera personale della marchesa.
Un vento freddo le fece volare il cappellino che Feodora e subito dopo Liliya cercarono di acchiappare rincorrendolo con gaie risate.
Il delicato copricapo di stoffa turchese si appoggiò ai piedi del tanto atteso comandante Viktor Egorovič che lo raccattò da terra pulendolo dalle foglie secche che si erano incastrate «Qualche bella donzella ha perso questo» disse sventolandolo davanti alle tre dame «Caro fratello!» la bimbetta corse a salutarlo seguita a ruota da Liliya e Aleksandra che si fermarono a dovuta distanza per lasciare ai due fratelli spazio per i saluti, l'uomo si girò e sorrise «Aleksandra Pavlovna! Che piacere trovarvi qui, splendente come sempre e questo deve essere vostro» l'interpellata fece un mezzo inchino e si fece baciare la mano per poi riprendersi il suo ornamento «Felice di riverdervi, Viktor Egorovič» lo sguardo del militare, però, su subito rapito dalla graziosa figura di Liliya che stava effettuando un inchino in segno di rispetto «Bentornato a casa, spero che il viaggio non sia stato troppo sfiancante per voi» il suo portamento, degno di qualsiasi nobildonna, inorgoglì Viktor che sorridente le si avvicinò e prendendole la mano destra la baciò soffermandosi più del dovuto sul dorso.
«Mi siete mancata, mia cara Liliya» sussurrò in modo che potesse udire soltanto lei «Fratello, lasciateci passeggiare, adesso!» la bimbetta tirò per il braccio la bionda senza darle il tempo di rispondere a quella inaspettata affermazione.Quella sera, nella sua stanza, ripensò alle parole dette dal suo affascinante salvatore non riuscendo ancora a capacitarsene. Viktor era senza dubbio un uomo di bel aspetto e nonostante fosse grata sapeva bene che il suo era solo affetto, col tempo avrebbe potuto provare qualcosa di diverso ma per ora, il comandante doveva accontentarsi di quel poco che si sentiva di dargli.
Un leggero bussare alla porta la riscosse dai suoi pensieri «Si?» si alzò dal letto sistemandosi il vestito «Liliya, sono Aleksandra, posso entrare?» dopo aver ottenuto il consenso, la giovane contessa entrò all'interno della stanza con un leggero sorriso sulle labbra.
«Ho disturbato?» Liliya scosse la testa, non si aspettava visite a quell'ora tarda ma era comunque felice di passare del tempo facendo amicizia con altre persone.
«Sedetevi pure» indicò il piccolo divanetto e dopo che l'ospite si fu accomodata fece lo stesso.
«Volevo un po' di compagnia, dopotutto siamo coetanee, giusto? Quanti anni avete?» si accomodò meglio aspettando la risposta «Quindici, se mi è lecito chiedere, posso sapere quanti ne avete voi?»
«Diciotto, cara, ho appreso che provenite dalle fertili pianure del Don, raccontatemi qualcosa, ve ne prego» la giovane aristocratica riusciva, ormai, a mentire spudoratamente, le persone non riuscivano mai a distinguere quando parlava sul serio o diceva falsità.
Era abbastanza curiosa, questo sì, ma non così tanto da poterlo considerare un piacere.
«Lì ho la lasciato mia madre Zoya con i miei tre fratelli maggiori Marat, Leonid e Iosif. Mio padre morì quando ero troppo piccola per ricordarlo bene ma tutto sommato ho avuto un'infanzia felice nonostante le precarie finanze in cui vivevamo. Non mi dispiaceva la mia vita e sinceramente mi manca, se non fosse stato per quel cosacco tutto questo non sarebbe successo!» a quelle parole Aleksandra sussultò, non si aspettava tanto astio nei confronti del cugino ma doveva ricredersi, quella contadina era piena di sorprese.
Quella volta, il suo compito si stava rivelando arduo, Liliya era riuscita a risvegliare la sua parte emotiva e saperla nelle mani poco delicate di Ivan le metteva una certa agitazione che non riusciva a spiegarsi.
Quel nobile rinnegato aveva una pessima reputazione in fatto di donne ed ora che non era più prigioniero delle ristrette regole di corte se la spassava come più lo aggradava.
«Mio cugino, Ivan, è stato brutale con voi?» gli occhi della bionda furono attraversati da un improvviso luccichio, aveva scoperto il nome di quel libertino e doveva ammettere che gli calzava a pennello.
«Per mia fortuna, sono stata salvata prima che potesse usarmi violenza e ringrazio Iddio ogni giorno per questo» il linguaggio ricercato stupiva sempre più la nobildonna, la giovinetta apprendeva velocemente e cominciava a somigliare ad una vera e propria aristocratica.
«Mi dispiace per questa vostra disavventura, Ivan era un così caro ragazzo prima di essere totalmente soggiogato da quegli ideali così indecenti per un uomo del suo rango! Cosa ne sarà di lui quando Pugačev finirà alla forca?» si portò un fazzolettino di pizzo davanti agli occhi continuando a recitare la sua parte «Avrà quel che si merita, la Zarina deve essere rispettata anche se commette degli sbagli, non ha un filo logico quello per cui lottano, Pugačev sta pretendendo il trono russo! Come può un cosacco avanzare tali pretese?! Lo trovo veramente abominevole, e vostro cugino non è da meno, si comporta come un incivile e crede che tutto gli sia dovuto, ma si accorgerà presto che il suo pensiero, che adesso crede giusto, presto o tardi gli metterà i bastoni tra le ruote!» l'espressione scioccata della contessa era delle più vere che avesse mai fatto ma la giovane era troppo presa dal suo discorso per potersene accorgere «Siete così arguta Liliya
-iniziò a dire con qualche difficoltà Aleksandra- Viktor Egorovič ha buoni motivi per guardarvi con apprezzamento e ammirazione! Lo avete notato?» aveva volutamente cambiato argomento per passare a discorsi da salottini femminili che tanto odiava ma che doveva utilizzare per non destare troppi sospetti, Ivan le aveva scritto in modo chiaro e coinciso cosa chiederle e purtroppo doveva sottostare alle richieste «Ma cosa dite? La famiglia di Viktor ed anche lui sono stati così gentili da trovare un posto nella loro dimora per me, ragazza di umili origini che deve baciare la terra dove camminano, non oserei mai neanche pensare lontanamente di provare a sistemarmi per la vita con un uomo a cui devo tutto! Non mi paragonate ad una scalatrice sociale, perché non lo sono...» si alzò frettolosamente andando alla finestra per respirare aria fresca «Oh, ma io non intendevo certo alludere a questo, Liliya, non vi offendete...» detto ciò uscì dalla stanza con un enorme peso al cuore.Angolo Autrice
Sono tornata con un capitolo long!
Che ve ne pare?
A presto❤
STAI LEGGENDO
Il Vento della rivolta
Historical FictionImpero Russo La storia ha per luogo il regno di Ekaterina II la Grande, il territorio su cui governa è falciato dalle guerre cosacche portate avanti da Pugačëv, pretende al trono. Nelle pianure del Don vive Liliya, una semplice contadina, con la ma...