Capitolo VII

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Ringrazio ancora tutti coloro che mi stanno seguendo in questa mia avventura piuttosto sperimentale. Non vi nascondo che più volte ho desiderato cancellare questa storiaccia, in quanto non mi sento ancora pronto a scrivere, nè capace di farlo degnamente. Tuttavia @phraseinwinter mi ha sempre incitato a non commettere questo errore ed io non posso che ringraziarla ancora una volta (Lo sai che ti adoro immensamente, amore mio!). Il fatto che qualcuno mi consigli e mi faccia sapere cosa pensa di questo lavoro mi ha spronato a continuare ed a sbloccare la situazione di rifiuto verso ciò che ho scritto che si era creata dentro di me, quindi è grazie a chi mi sta seguendo in questo percorso se Jaques-Luis vive ancora e non posso far altro che riconoscerlo a tutti voi!

Non vi nascondo che scrivere questo capitolo, e di conseguenza, entrare nella mente di Odette, è stato un compito abbastanza arduo e, per tanto, credo che questo sia il capitolo che arriva di meno a chi legge ed ammetto anche di essermi arreso dopo un po' e non averci lavorato abbastanza (sono pigro, lo so!).

Spero comunque che possa piacere - ma non esitate a farmelo sapere se non è stato di vostro gradimento! -

Mi scuso per il preambolo infinito e ringrazio ancora tutti voi!

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Édouard Manet (1832-1883)

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Édouard Manet (1832-1883)

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***, 19 Dicembre 1922

Monsieur Jaques-Luis David, caro cugino,

Perdonatemi, come sempre, se il mio stile non è alla pari dei grandi scrittori che amate leggere: come sapete sono stata educata in casa, poco e male: i miei genitori - seppur così ricchi ai vostri occhi - hanno conservato una mentalità alla Louis XVI ed una donna, secondo la loro perentoria opinione, non ha il diritto di imparare oltre il limite consentito dalla sua ristretta attività cerebrale - chi predisponga questo limite, io non saprei dirlo! -

Ho chinato il capo di fronte al volere dei miei genitori, come ho sempre fatto in questi quasi ventuno anni di vita: inginocchiarmi all'autorità paterna, a Dio, alle voglie e alle pretese di mio marito; vi prego quindi di perdonare, -come chiedo in ogni lettera, del resto - queste righe semplici e scarne, prive di allegorie e figure retoriche: io dipingerò il mio animo schiettamente, non posseggo la mano di un poeta - come voi siete e sempre m'avete dimostrato d'essere - non ho pretese di commuovervi perché voi siete incommovibile e duro... e severo con me.

In questi mesi di corrispondenza io vi ho supplicato come Sainte Juditte, vi ho promesso denaro, vi ho perfino minacciato di morte. Tutto ciò è stato vano. Le lettere che ci siamo scambiati si sono trasformate in una reciproca confidenza sulle nostre vite nascoste, un sondare i nostri sentimenti. Ci siamo confessati l'un l'altro e questo vi ha reso - paradossalmente - il mio più intimo amico.

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