Capitolo III - Non si può esser seri a diciassette anni!

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La corsa lo aveva lasciato con le narici e la gola brucianti di gelo e muco.
Brandelli di volti rossi di freddo, il calore di una spalla urtata, dettagli di conversazioni spazzate via da una folata di vento gelido, il formicolio asmatico delle automobili, l'odore di un cielo carico di una pioggia statica a cui lui aveva levato gli occhi in un gemito di sconfitta, le iridi umide tinte di una luce bluastra iridiscente ed in bocca il sapore salato delle labbra spaccate, quella zaffata di sigaro alla vaniglia che lo aveva nauseato fino quasi a fargli perdere l'equilibrio.

Aveva corso, con la lettera sgualcita nella tasca della giacca, a prender freddo, ed i palazzi che gli tremavano addosso come enormi pachidermi incolleriti.

Si era accartocciato su se stesso con un rantolo di frustrazione che gli fuoriusciva dalla carotide atrofizzata. Si trovava nei dintorni di Père-Lachaise e dalle narici risaliva al cervello l'odore asfissiante dei pini immobili, delle lapidi di marmo umido, della terra grondante acqua ed insetti, del muschio formicolante contro la sua schiena, su quel muro scrostato di quella stradina, una minuscola vena secca nel corpo immondo della gloriosa Parigi.

Un lampione sul suo capo, come una luce scenografica d'un giallo traumatico, lo metteva in mostra ai radi passanti che lanciavano uno sguardo apatico alla commedia umana che si affannava a scaldarsi su quel marciapiede sporco di fango.
<< Cani >> sibilava ai passanti e dalle labbra sgorgavano fumi bianchi.
<< Maledetti >> e l'ipotermia non era capace a coglierlo come un proiettile alla nuca.

Sentiva, incastrato tra le costole sporgenti, un senso vaghissimo di nostalgia, che egli stesso faticava ad afferrare. Era come il suono lontano di una musica grossolana, un ronzio costante che lo portava a schioccare la lingua ad intervalli irregolari per strozzare il presentimento terribile di quella litania.

La sera era calata ingoiando e masticando i bagliori viola di un tramonto terribile, come d'una violenza carnale goduta nel silenzio e nel buio denso di una sera autunnale.

Le case di quella viuzza si erano svuotate; la gente, con le gambe formicolanti e gli umori alienati si era spinta saltando ed urlando, in un esodo miracoloso ed isterico, verso il centro della città a festeggiare gli ultimi istanti di un anno che aveva ingurgitano l'ex presidente Briand, la "minaccia dei bolscevichi", una Germania indebitata fino alla disperazione e qualche migliaio di vite asmatiche ed insonni.

Le ore erano passate e lui ancora non crepava: morire era una delle tante cose che gli riuscivano male.

Sentiva ancora i nervi delle dita bluastre dei piedi e se sbatteva le ciglia umide gli occhi seguitavano a bruciare come avvelenati, le lacrime ghiacciavano sulle guance gialle e tentava di respirare talmente poco d'asfiassiarsi.

Morire per capriccio con la convinzione che, come un veleno, la fine gli sarebbe strisciata dalle caviglie fino al cuore ancora pulsante, congelandolo a metà d'un battito.

Pensò che se Catherine lo avesse detestato di meno sarebbe già corsa a cercarlo, il giorno stesso della sua partenza.

Ma Caterine a quell'ora sorseggiava vino bianco, lasciando il calice sporco di rossetto corallo, seduta sulle gambe grasse e calde di suo marito, davanti ad un fuoco meschino che allungava fino all'allucinazione le loro ombre proiettate sui muri verdi e dorati.

Sentiva le scosse violente della capitale risalirgli in gola come un rigurgito di bile acida, le urla sguaiate fino alla consunzione delle gole atrofizzate dall'alcool, corpi sudati e barcollanti, denti sporchi che sminuzzavano carne al sangue ed uova di pesce, luci atroci che invecchiavano i volti impastati di cipria e mascara.

I palazzi in fiamme d'oro, la torre Eiffel asfissiata dalle luci bianche, la Senna verde, fiume di un pianeta disperso negli spazi siderali, si saltava e cantava per gli Champs-Élysées - un cimitero di cocci di bottiglie marroni, i palazzi illuminati mausolei urlanti -. Si vomitava a Place de la Concorde. I boulevard formicolavano di musica ed ubriachi. I gargoyles di Notre Dame stiracchiavano gli arti aguzzi prima di sorvolare i tetti argenti, nel cielo reso blu dalle luci della città, dalle sfere incantate dei lampioni.

Tutto questo lo percepiva, ancora, nello stomaco che si mangiava da solo, tra le pieghe delle dita rosa e pulsanti di freddo.

Aveva ancora gli occhi belli e questo lo faceva infuriare, avrebbe voluto cavarseli tanta la rabbia che gli schiumava in grembo ma le dita non si muovevano ed egli caló le ciglia nel buio sporco, come un sipario logoro che si chiude gemendo su un melodramma noioso.

Le labbra gli si muovevano piano, scandendo bene le sillabe di poesie eternizzate. Parole che gli fiorivano nella trachea, abortite dalla bocca insanguinata e pulsante:

Ce soir-là,... - vous rentrez aux cafés éclatants,

Il campo di papaveri urlanti, gli incubi erotici che violavano i suoi sogni a ritmo di colpi di tamburo antico, la pelle salata della sorella, i franchi tintinnanti sul suo corpo venduto, un fiore malato che si schiudeva nella luce squallida di un Febbraio lontanissimo nelle sue memorie infantili.

Vous demandez des bocks ou de la limonade...

Quegli occhi che lo spiavano sotto il velo d'acqua stagnante del pozzo. Ombre cinesi sui muri per non farlo piangere dalla fame, Honoré Balzac ubriaco nei suoi sogni immobili come quadri mal fatti.

- On n'est pas sérieux, quand on a dix-sept ans

Il buio artificiale una stanza piegata dall'afa estiva, un velo di luce azzurra tra le tende pesanti di fumo ed umidità, autoerotismo ancora virginale. Pettinarsi i capelli fino a strapparli, fumando con la sigaretta obliqua sul lato destro della bocca.


Et qu'on a des tilleuls verts sur la promenade.

Il calore improvviso di una timida mano sulla spalla. Spalancò gli occhi in uno spasmo da annegamento ed allora la vide: l'enorme, terrificante, iride di vetro di Dio.

🌹

Perdonatemi per il capitolo corto. Spero di essere riuscito a creare un flusso di coscienza spontaneo. So che spesso la mia narrazione può risultare tediosa e pesante, sto cercando di cambiare ed alleggerire il mio stile, anche se mi viene molto difficile, ad essere sincero.
Ora scappo che non so come ho trovato il tempo di aggiornare ahahah
Un abbraccio a tutti!
🌹

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