Capitolo IX

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Claude -Oscar Monet (1840-1926)

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Claude -Oscar Monet (1840-1926)

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27 Dicembre 1922, ***

Mia adorata Madame Bovary,

Io sono stato l'amante di vostro marito, lo riconosco ed accetterò la punizione che mi infliggerete. So che ho approfittato troppo a lungo della vostra dipendenza da Dio e del vostro incontestabile - e ci credo bene che lo sia! - desiderio di salvarvi la faccia.

Io sono un'anima antichissima, l'anima di Jaques-Luis David - del quale ho notato una poco esaustiva riproduzione nella vostra camera degli ospiti al secondo piano -

Io non appartengo a questo secolo, sono figlio dell'Ottocento, mia madre ci ha solo messo troppo tempo a partorirmi.

Vi ho stancata, lo so, vi ho fatto piangere, vi ho fatto litigare con il vostro amatissimo Adolphe. Insieme a lui ho pianificato i nostri incontri, e da solo ho fatto in modo che voi veniste a scoprire la nostra laida intesa.

Se vi può consolare, quel che ho fatto non l'ho fatto per amore. Non l'ho fatto neanche per gioco, se è questo ciò che voi siete solita pensare.

So che ho distrutto i vostri progetti e la vostra reputazione, ma se non l'avessi fatto io sarebbe toccato a qualche prostituta o ad una donna più bella e giovane di voi e, credetemi, avreste sofferto di più.

E poi, un giorno tutto questo dolore vi sarà utile: apprezzerete le fugaci gioie della vita nel ricordo vorace del male che vi ho inflitto senza pietà alcuna. Così è il dolore: esso non serve a niente se non a desiderare la vita, ad accettarla ed amarla per quello che è.

Avete affianco un uomo brutto e mediocre che non ha niente da donarvi a parte una malinconica monotonia e qualche figlio scialbo come egli è.

Avreste preferito un'altra donna a me? Siate sincera!

Voi mi odiate, eppure mi amate perché sono l'unico ad aver toccato realmente il vostro animo e questo è vergognoso, è disgustoso!

Se vi consola, ancora, con vostro marito mi sono divertito: bevevamo molto ed io parlavo della vita senza essere ascoltato, ma egli crede d'amarmi: in realtà non ama che il corpo che gli ho offerto in sacrificio per la mia causa. Il mio corpo non m'appartiene, spesso lo hanno usato uomini più brutti e sporchi del vostro amore, in cambio di qualche spicciolo per comprarmi libri di poesie ed un po' d'inchiostro. Io non sono il mio corpo venduto, violentato ed umiliato, io sono puro spirito, il mio Io viaggia in orizzonti iperuranici e niente può salvarlo, e niente può raggiungerlo.

Voi siete l'unica a possedere le mie poesie. Bruciatele: "poca favilla gran fiamma seconda"*.

PS: Il sesso con vostro marito non era un gran ché, meritate di meglio.

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