Tu, Cochrane, quale città lo mandò a chiamare?
Taranto, signore.
Molto bene, e allora?
Ci fu una battaglia, signore.
Molto bene. Dove?
Il volto vuoto del ragazzo interrogava la finestra vuota.
Favoleggiata dalle figlie della memoria. Eppure in qualche modo era accaduta se non proprio come la memoria l'aveva favoleggiata. Un'espressione, poi, d'impazienza, rombanti le ali dell'eccesso di Blake. Sento la rovina di ogni spazio, il vetro infranto e le mura cadenti, e il tempo una livida fiamma definitiva. Che cosa ci ha lasciato, dunque?
Non ricordo il luogo, signore. 279 a.C.
Ascoli, disse Stephen, sbirciando il nome e la data dal libro macchiato.
Sì, signore. E disse: Un'altra vittoria come questa e siamo finiti.
La frase rimasta impressa al mondo. Una monotona tranquillità della mente. Dalla collina su una radura cosparsa di cadaveri un generale che parla ai suoi ufficiali, appoggiato alla lancia. Ogni generale a ogni ufficiale. Prestano orecchio, loro.
Tu, Armstrong, disse Stephen. Com'è finito Pirro?
Finito Pirro, signore?
Lo so io, signore. Lo chieda a me, disse Comyn.
Aspetta. Tu, Armstrong. Non sai niente di Pirro?
Una scatola di biscottini ai fichi giaceva tranquilla nella cartella di Armstrong. Ogni tanto li faceva rotolare tra i palmi per poi inghiottirli delicatamente. Gli restavano briciole attaccate alla pelle delle labbra. L'alito addolcito di un ragazzo. Gente benestante, orgogliosa del figlio maggiore in marina. Vico Road, Dalkey.
Pirro, signore? Pilo, pilone, un pontile.
Tutti risero. Risate stridule maliziose senza gioia. Armstrong guardava i compagni di classe intorno, profili di gioia sciocca. Tra un attimo rideranno ancor più forte, sicuri della mia scarsa attenzione alla disciplina e delle rette versate dai loro papà.
Ora dimmi, fece Stephen, dando un colpetto alla spalla del ragazzo col libro, cos'è un pontile?
Un pontile, signore, disse Armstrong. Una cosa che sta lì in mezzo alle onde. Una specie di ponte, come il pontile di Kingstown, signore.
Alcuni risero ancora: senza gioia ma di proposito. Due nel banco di dietro
sussurravano. Sì. Loro lo sanno: non hanno mai imparato né mai sono stati innocenti. Tutti. Con invidia guardava i loro volti. Edith, Ethel, Gerty, Lily. I loro simili: pure quegli aliti, addolciti da tè e marmellata, i braccialetti a ridacchiare nella lotta.
Il pontile di Kingstown, disse Stephen. Sì, un ponte in disappunto.
Quelle parole turbarono il loro sguardo fisso.
- Come, signore? chiese Comyn. Un ponte sta sul fiume.
Per il taccuino di Haines. Niuno ivi a udire. Stanotte abilmente tra bevute sfrenate e chiacchiere, forare le maglie perfette della sua mente. E cosa poi? Un buffone alla corte del suo padrone, assecondato e disistimato, che si guadagna le lodi del clemente padrone. Perché avevano tutti scelto quel ruolo? Non soltanto per la dolce carezza. Anche per loro la storia era un racconto come un altro sentito troppo spesso, la propria terra un banco dei pegni.
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ULISSE [ITALIAN TRANSLATION] (Completato)
ClassicsThe Italian Translation of James Joyce- Ulysses Cover by the wonderful @Azurina77.