1. luke

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17 settembre 3017, Oakland, 5:53 pm

Nessuno sa che cosa è successo; che cosa, circa mille anni fa, ha iniziato a cambiare.

Nessuno sembra avere una spiegazione per tutto questo: ci sono delle ipotesi, certo, ma come possono pensare di farci credere che tutto questo casino sia nato per un semplice scherzo genetico? O una qualche esposizione?

Niente ha senso: semplicemente è successo e, mentre ormai nessuno pensa più alla causa, tutti guardano al modo per cancellare questo errore.

Una storia che inizia con il sangue non può che finire con il sangue.

Questa è la legge dei Dannati, le persone come me, come Charlie e come Ian.

Lui pronunciava quella frase almeno sei volte al giorno, come se fossero le parole migliori di una canzone bellissima, una di quelle che ti resta dentro.

Ma non c'è niente di bello nell'essere uno dei membri dei Dannati, soprattutto quelli del South Side, ed Ian lo sapeva, per questo decise di insegnarmi tutto quello che sapeva.

All'età di otto anni sapevo cosa volesse dire rubare, e anche cercare di non farmi prendere, se non volevo finire come mio padre.

La pena per quelli come noi è una sola, una delle più brutte che il Congresso abbia mai inventato, la stessa inflitta prima a mio padre e poi a mio fratello.

Mia madre non ce la fece a sopportare quella visione, e li raggiunse presto, lasciandomi totalmente solo.

A dodici anni imparai finalmente a controllarmi, e di conseguenza ad adeguarmi alla legge della strada, quella che dice che tu devi sempre stare dove puoi, e non devi mai chiedere ciò che va oltre il tuo limite.

Ian mi ha abituato a tutto, anche a sopportare le botte e gli insulti, normalità per le persone come me.

Mio fratello mi ha insegnato che cos'è il dolore, e lo ha fatto nel modo più crudele, perché, se c'è una cosa certa in questo mondo, è che nessun umano avrà mai pietà di noi.

Getto a terra la sigaretta, pestandola con la punta della scarpa, alzando lo sguardo verso il ragazzo dai capelli rossi che mi sta venendo in contro.

Dico sempre a Charlie di tingersi quei dannati capelli perché lo riconoscerebbero tutti, ma lui non mi ha mai ascoltato.

Che mi prendano se ci riescono dice sempre, e io mi metto ogni volta a ridere, perché so quanta realtà c'è dietro alle sue parole.

"Lucas," Mi saluta, facendomi un sorriso sbilenco a causa della sigaretta che porta fra le labbra "hai una faccia orribile."

"È la faccia che ho tutti i giorni." Ribatto, afferrando da terra lo zainetto impermeabile nero.

"Infatti sei sempre orribile." Conclude, gettando a terra la sigaretta, spegnendola.

Io non lo ascolto nemmeno, perché per la testa ho altro.

Ci sono i rumori delle persone che chiacchierano, i bambini che giocano nel parchetto poco più avanti, una donna anziana che innaffia le piante nel suo giardino.

Tutti perfetti testimoni per una rapina.

"Sta calmo, Palo, sarà facile come al solito." Charlie mi da un leggero colpo sulla spalla, facendomi distrarre dai miei pensieri.

"Non capisco perché ci ha fatti venire qui, non gli bastano i negozi del South Side?" Esclamo, leggermente nervoso.

Lo chiamano il Signore e nessuno lo conosce, eppure tutta la parte nera di Oakland lavora per lui, compresa la mia famiglia e quella di Charlie.

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