2. nali

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18 settembre 3017, Oakland, 7:42 pm

Questo specchio deve essere rotto, perché l'unico riflesso che vedo è quello di una persona che non riconosco.

Passo una mano fra i lunghi capelli castani, quasi per accertarmi che siano veramente quelli che sento attaccati alla testa, e poi mi accarezzo le guance con le dita, assicurandomi che sì, questa che vedo sono proprio io.

Eppure non mi riconosco.

Lascio cadere le mani lungo il mio corpo, sfiorando la stoffa in seta del lungo vestito bianco che sto indossando.

Mi hanno detto che questo è un gran giorno, che vent'anni si fanno una volta nella vita, e che devo godermeli, perché non torneranno.

Così tante parole, eppure nessuna di queste significa davvero qualcosa per me.

Anche nel fiore degli anni, con i vestiti migliori, nella casa più bella e con una famiglia che mi sostiene, io sento di non valere nulla, e sono anche certa che sia proprio così, e non solo perchè Michael me lo ha detto.

Chiudo gli occhi, non sopportando più di vedere il riflesso di una persona che disprezzo, che vorrei non essere.

Il mondo è ingiusto, la vita lo è, perchè ti costringe a passare ogni singolo giorno della tua vita in un corpo che non è nemmeno tuo, vivendo una vita che non puoi scegliere.

La vita è bugia, e io non sono niente, se non uno stupido scherzo della natura.

"Annalise?"

Riapro gli occhi, vedendo davanti a me un paio di iridi dello stesso azzurro delle mie ricambiare il mio sguardo.

"Mamma," la saluto, vedendola entrare in camera mia con la sua solita calma "che succede?"

Gwen Williams è quel genere di donna che ti entra nella testa, che ti rende impossibile anche solo pensare di dimenticarla, tanto è perfetta.

Bella, anzi, bellissima, e con un cuore così grande da poterne cedere un pezzetto a chiunque desideri.

Chissà per quale ragione gli è spettato avere una figlia come me, una così indegna: un mostro.

Gwen mi sorride, passandomi una mano fra i capelli, lasciandomi così scoperta una spalla "Sei bellissima, tesoro."

La guardo, ed è ora che inizio a morire, utilizzando quella che è la colpa di ogni mio dolore, il mio potere.

"Grazie, mamma." Dico, facendo un sorriso smagliante, che subito la inganna.

Dovrei sentirmi in colpa per tutte le volte che sfrutto il mio potere, per tutte quelle volte che vedo le persone eseguire i miei ordini, credere a ciò che dico, senza nemmeno chiedersi il perché.

Eppure non è così, anzi, ogni volta che vedo le mie parole entrare nella mente di chi ho davanti, è come se una scarica di adrenalina mi investisse completamente, riportandomi alla vita.

Ed è per questo che mi odio tanto, perché mi sento sbagliata: quello che faccio non è giusto, soprattutto se mi fa stare bene.

Michael era l'unico a sapere di questo mio..potere, e mi ha sempre obbligato a stare zitta, perché sapeva che se i nostri genitori lo avessero scoperto sicuramente mi avrebbero consegnato ai Controllori.

E così ho deciso di continuare a mentire, anche dopo il giorno più brutto, perché è questo quella che sono: una Dannata, feccia della società.

"Sono già arrivati tutti." Mi informa gentilmente la donna, sbattendo le lunghe ciglia che le incorniciano gli occhi.

"Direi che è ora di scendere, allora." Dico, e Gwen mi prende sotto braccio, iniziando a camminare per i corridoi della nostra villa stando al mio fianco.

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