Il mio appartamento non mi è mai sembrato così vuoto.
"Aspettami qui." Dico a Nali, lanciandole un piccolo sguardo prima di andare verso la mia stanza così da poter prendere i miei vestiti.
Lei non parla e obbedisce, e la cosa mi va più che bene, perché in questo momento tutto ciò a cui riesco a pensare è Ian.
Io e mio fratello abbiamo vissuto qui per tutta la vita, condividendo la stessa stanza dalla nascita fino alla maggiore età.
Sempre insieme, sempre pronti a condividere, come veri fratelli.
E ora che so che dovrò abbandonare tutto questo, la nostalgia della mia vita passata mi soffoca come se fossi in fondo al mare.
Vedo i nostri letti e ripenso a quando Ian mi svegliava con un cuscino gettato in faccia, o a come si sedeva al mio fianco, abbracciandomi mentre piangevo dopo una qualsiasi delusione.
Lui c'è sempre stato, e ora mi sento come se gli stessi voltando le spalle.
Mi passo una mano sulla guancia, sorprendermi di trovarla umida.
Sto piangendo, e sono sicuro che se Ian fosse qui mi direbbe che sono un cazzone, perché un'opportunità come questa dovrebbe farmi crescere il sorriso, non piangere.
Dio, mi manca così tanto.
"Luke."
Mi volto di scatto, asciugandomi in fretta le lacrime, cercando di nascondere il mio dolore alla ragazza che ho davanti.
"Ti avevo detto di rimanere fuori." La rimprovero, facendole subito abbassare lo sguardo.
So che lei vuole fare la dura, che vuole fingersi forte perché sta scappando da tutti, ma in realtà è più fragile di un foglio di carta.
"Scusa." Sussurra appena, imbarazzata "Ci stavi mettendo troppo e mi stavo preoccupando."
"Beh, non devi." Ribatto, quasi arrabbiato, avvicinandosi a lei, spingendola fuori dalla stanza per mancanza di spazio vitale "Non devi mai preoccuparti per me, capito?"
Alza lo sguardo, e i suoi occhi azzurri mi inchiodano subito.
Per un attimo, in quegli occhi, ci rivedo Ian un momento prima di morire.
Vedo lui, e tutte le sue fragilità.
Vacillo, facendo un passo indietro, scuotendo la testa.
"Scusa, non volevo."
Nali abbassa lo sguardo, stringendosi le braccia al petto, scuotendo appena le spalle "Non è nulla, capisco."
So che sta mentendo, so che in realtà l'ho fatta soffrire, e mi dispiace seriamente.
Apro l'armadio di Ian afferrando alcuni vestiti che lui considerava i suoi vestiti buoni e glieli passo "Tieni."
Nali osserva i vestiti con sorpresa ma non li prende, e la cosa la fa sembrare ancora più fragile e io più colpevole.
"Senti, se vogliamo davvero fare questo viaggio dobbiamo mettere in chiaro alcune cose." Sibilo, attento "Primo, io non ho sempre il controllo su ciò che dico, quindi ti farò soffrire spesso, anche se non voglio. Secondo, io devo andare ad Indianapolis, e devo arrivarci il prima possibile, quindi non voglio storie, chiaro?"
"Chiaro." Ripete la ragazza, afferrando i vestiti dalle mie mani.
Sembra offesa, o forse è solo ferita, e io davvero non so cosa fare.
Non sono il genere di ragazzo capace di farsi piacere alle ragazze, e non sono nemmeno bravo a fraternizzare con le persone in generale.
"Vado a cambiarmi." Dice, andandosene senza dire altro.
Sospiro, scuotendo la testa mentre afferro dal mio armadio il mio zaino, iniziando ad infilare alcuni vestiti e oggetti che ritengo importanti, come i miei libri.
Questa era una cosa fra me, Ian e nostra madre, che passava le serate a leggerci libri su libri per cercare di far addormentare i piccoli demoni che eravamo.
Lei ci amava, e non le è mai importato nulla se eravamo diversi.
Mi sposto dall'altra parte della stanza, iniziando a riempire un secondo zaino, questa volta con i vestiti di Ian.
Lui, pur essendo il maggiore, era più basso e magro di me, quindi i suoi vestiti andranno più che bene per Nali.
Mi blocco, improvvisamente sorpreso dalle mie azioni.
Sto davvero cedendo i vestiti di mio fratello ad una ragazzina sconosciuta?
Forse sto esagerando.
"Luke."
Mi volto, vedendo una scontrosa Nali varcare la porta, stretta nei suoi abiti troppo larghi.
Sorrido, perché, con tutti i capelli castani arruffati e vestita con quei vestiti di due taglie più grandi sembra davvero una randagia.
Siamo più simili, ora.
"Non ridere di me." Sbuffa, sollevandosi una ciocca ribelle, facendo una smorfia mentre si sistema la maglietta bianca e i blue jeans che restano saldi alla sua vita solo grazie alla cintura.
"Sei davvero buffa." Ribatto, afferrando gli zaini, avvicinandomi a lei, sempre con il sorriso sulle labbra.
"E tu bipolare." Ribatte, afferrando una delle borse, iniziando a camminare verso la porta, sbuffando irritata.
Io continuo a ridere, seguendola verso la macchina, su cui saliamo.
Infilo le chiavi nella serratura, lanciando un ultimo sguardo a quella che un tempo era casa mia.
Ci sono così tanti ricordi qui, abbastanza da poter farmi mancare il fiato e ripensare al fatto di andarmene.
Tutto qui sa di Ian, di mio fratello, e della mia famiglia: tutte cose che non potrò più rivedere.
Andandomene da qui, ogni legame che ho con loro verrà distrutto, dando il via a qualcosa di completamente nuovo, qualcosa che non sono sicuro di volere.
"Ehi?" Nali mi guarda, probabilmente preoccupata "Va tutto bene?"
E io finalmente distolgo lo sguardo dalla casa, ingranando la marcia.
"Va tutto bene." Esclamo, cercando di scacciare via tutto il dolore, convincendomi che quello che sto facendo sia la scelta migliore per me, per Ian, Charlie e si, anche per Nali "Andiamo."
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Damned
Fantasy« Quindi tu vorresti farmi credere che riesci a controllare la mente delle persone? » America del futuro. Un nuovo mondo, un nuovo genere di persone: i Dannati del sangue, uomini e donne con poteri eccezionali che, però, sono banditi dalla società p...