Capitolo 2

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Ore 7:30.

La sveglia suonava senza tregua da almeno dieci minuti e la testa quasi le scoppiava. Valeria Romano, che aveva deciso di farsi chiamare Vale da quando aveva otto anni, schiacciò il cuscino sulle orecchie e strinse gli occhi.

«Chi ha messo la sveglia?!» gridò isterica, cercando di ignorare il sapore metallico che sentiva in bocca e la sensazione di vuoto allo stomaco.

Sam saltò giù dal letto sbraitando e inciampando nelle lenzuola, facendo sobbalzare Bea e Vale, rannicchiate in due sacchi a pelo posti ai piedi del letto di Chris.

«Sam! Stai attenta a dove metti quei piedi! Non vedi che stiamo dormendo sul pavimento?» le urlò Vale, ormai sveglia, intontita come se qualcuno nel sonno le avesse dato delle martellate sul capo.

Finalmente Sam riuscì a far smettere quella melodia fastidiosa, capace di entrare nella parte più interna del cervello e fatta appositamente per essere odiata. Quasi ondeggiando e incespicando nei suoi stessi piedi, riuscì a raggiungere il letto dove Chris ancora dormiva beatamente.

Una volta tornato il silenzio, Vale provò a rilassarsi e a riposare ancora un po'; si sentiva davvero stanca, non solo perché aveva i sintomi della sbornia, ma anche perché erano tornate a casa, si e no, un paio d'ore prima. Alla festa ci aveva dato dentro di brutto: aveva esagerato, ballato e bevuto senza tregua fino alle quattro del mattino.

Cercò di ricordare il momento esatto in cui la sera precedente si era ritrovata da sola.

Forse fin dall'inizio, forse quando Bea si era allontanata per salutare la sua amica Lorena o quando Chris si era appartata a parlare con dei ragazzi più grandi.

D'un tratto rammentò che, in realtà, aveva trascorso gran parte della serata in compagnia di un ragazzo, Bartolomeo, "Bart" per tutti quelli che lo conoscevano bene; lui era quel tipo di persona capace di attirare facilmente l'attenzione di tutti, in particolare delle ragazze.

Vale lo aveva notato pochi mesi prima: se ne stava seduta sugli scalini dell'edificio scolastico ad aspettare le sue amiche e teneva gli occhi fissi sul suo libro di geografia astronomica, quando aveva sentito una forte risata arrivare da un gruppo di amici che stavano attendendo il suono della campanella. Stavano tutti ridendo per una battuta che proprio lui aveva fatto e, non appena l'aveva vista alzare lo sguardo, Bart aveva puntato gli occhi su di lei, la quale era rimasta come una stupida a fissarlo, a guardare il suo volto liscio, gli zigomi leggermente sporgenti e le labbra sorridenti.

Bart era alto e slanciato, molto simile al suo Luca, aveva notato Vale, squadrando le gambe lunghe e magre, le braccia e le mani dalle dita sottili. Proprio il tipo di ragazzo che le sarebbe piaciuto se non fosse stata fidanzata. A quel pensiero aveva, un po' a malincuore, riportato l'attenzione sul suo libro, non senza notare un sorriso sghembo di un ragazzo che le avrebbe potuto portare solo guai. Da quel giorno si era ritrovata molto spesso lo sguardo di Bart su di sé; ci aveva fatto caso soprattutto nell'ultima settimana, da quando litigava più spesso con il suo "eterno fidanzato" Luca.

Incapace di riaddormentarsi a causa dei suoi tormenti, si decise ad aprire gli occhi.

«Oh!» urlò spaventata, tirandosi velocemente indietro per allontanarsi da Bea che era ad un passo da lei e la fissava con quegli enormi occhi marroni. Bea scoppiò a ridere, Chris e Sam con lei, mentre Vale si sedette sul letto e si tirò le coperte fino al mento, spaventata a morte.

«Dovresti vedere la tua faccia in questo momento, Vale!» le fece notare Chris, alzandosi dal lato destro del suo letto.

Bea ancora rideva e Vale avrebbe proprio voluto ucciderla; l'aveva spaventata e la cosa più inquietante era che nemmeno si era accorta di averla così vicina. Forse, per il loro legame di amicizia, lungo quasi una vita intera, Bea era diventata quasi un prolungamento di se stessa e forse, per questo motivo, non aveva capito di star condividendo con lei lo stesso respiro.

Adesso restaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora