Capitolo 5- Bea

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«Quindi sei da Vale?» chiese Bea a Sam, mentre si preparava per uscire. I capelli ancora da sistemare e il trucco da ripassare.

«Sì, stiamo mangiando una pizza e dopo, forse, guarderemo un film. Tu invece dove sei?»
Bea aveva messo il vivavoce, riuscendo così a sistemarsi i capelli e a conversare contemporaneamente.

«Sono a casa, ma andrò via fra pochi minuti.» la informò, mentre prendeva il beauty case dal guardaroba.

«Senti... ehm... Bea, nel caso in cui vedessi Chris o se lei dovesse chiamarti, non dirle che sono da Vale; avevo un appuntamento con lei, ma all'ultimo istante ci ho ripensato e ho disdetto. So che non dovrei chiederti una cosa simile, ma... ma ti prego, menti...» la implorò.

Bea immaginò Sam inginocchiarsi ai suoi piedi con le mani giunte. "Sono la regina del mondo" pensò, egocentrica e piena di sè.

«Non preoccuparti.»

«Ti devo un favore.»

Neanche il tempo di riattaccare, che il cellulare di Bea cominciò a squillare di nuovo.

Lorena le aveva lasciato un messaggio in segreteria:

"Ciao Bea, spero non resterai troppo male per quello che sto per dirti, ma non possiamo più vederci questa sera. Mia madre è tornata prima dal suo viaggio a Milano; è arrivata un'ora fa. Mi dispiace così tanto. Non posso dirle che ho un appuntamento, farebbe troppe domande e io non me la sento di dare spiegazioni, non ancora. Per favore, credimi quando ti dico che non vedevo l'ora di vederti questa sera, davvero! Spero tu possa perdonarmi..."

Bea si guardò allo specchio e vide le lacrime scendere senza controllo.
"Al diavolo!" pensò; ci aveva creduto sul serio, pensava di aver trovato qualcuno di davvero importante, qualcuno di cui poteva fidarsi ciecamente e invece era solo un'illusione. Ci aveva sperato per davvero. Aveva mentito alle sue amiche per lei. Non avrebbe mai dovuto affezionarsi alla sorella di Bart.
Si sa: buon sangue non mente.
Quei due le stavano rovinando la vita e non poteva fare niente per rimediare.

«Beatrice? Bea, sei a casa?»
La voce di sua madre riecheggiò fino alla sua cameretta.

«Sono in ritardo Mà, scusami. Devo scappare» disse frettolosa; aveva il cellulare stretto fra le mani, stava per chiamare Lorena quando aprì la porta della sua camera e si trovò di fronte sua madre, tesa e pallida.

«Va tutto bene? È successo qualcosa? Hai una faccia...» le fece notare.

Sua madre era piccola ed esile, i capelli biondi e corti, simili ai suoi, ma più spenti e la pelle chiara, come quella quelle delle bambole di porcellana. Aveva gli occhi verdi e stanchi a causa delle estenuanti giornate in ospedale. Sua madre come suo padre, che Bea notò in mezzo al corridoio, fermo a guardarle preoccupato, erano medici, ma lavoravano in due ospedali diversi, per cui era difficile incontrarli insieme.

«Cos' è successo?» chiese con una voce tremolante. Il cuore le iniziò a battere forte nel petto, le mani a sudare, il gelo le riempì le ossa.

«Dobbiamo parlarti, Beatrice. Vieni in cucina, per favore» le disse sua madre quasi in un sussurro. Sembrava sfinita, invecchiata vent'anni in un solo giorno, Bea si preoccupò sul serio e la seguì in silenzio, intuendo che non sarebbe stata mai preparata a sentire ciò che avevano da dirle. Si accomodò sul divano, mentre sua madre prese posto al suo fianco e suo padre le si sedette di fronte, sul tavolino di mogano del soggiorno.

«Tesoro, dobbiamo dirti una cosa che sappiamo per certo non ti piacerà.» iniziò sua madre.

«Non ditemi che divorziate, perché sì, questo non mi piacerebbe affatto! Non osate, ok? Per anni ho sperato nell'arrivo di una sorellina, vi ho chiesto un cane, vi ho implorato di regalarmi la compagnia di qualcuno, ma voi avete preferito di no, perché era troppo difficile gestire tutto con il vostro lavoro. Alla fine l'ho accettato, ma se adesso osate dirmi che divorziate, vi giuro che me ne vado da questa casa, prima che lo faccia uno di voi e vi garantisco che non mi rivedrete mai più!» disse tutto d'un fiato.

Adesso restaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora