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Jimin rivolse un'occhiata al suo telefono quando ricevette un messaggio da Taehyung, dove gli chiedeva se potesse andare a fare di nuovo window shopping. Non aveva idea perché Taehyung fosse tanto interessato a vagabondare in giro e guardare cose che non si sarebbe potuto permettere. Ma non ci badava minimamente se questo gli procurava la possibilità di uscire fuori di casa.

Jimin scese le scale e notò sua madre al tavolo nella sala da pranzo, intesa a lavorare su delle scartoffie.

"Mamma, posso uscire con Taehyung e Jungkook?" chiese speranzoso.

"Hai finito i compiti?" chiese la donna.

"Come sempre, è il fine settimana," precisò schiettamente Jimin, incrociando le braccia sul petto, e la madre alzò rapidamente lo sguardo per guardare suo figlio. Dopo alcuni momenti di silenzio, Jimin iniziò a dubitare della possibilità che lei lo lasciasse uscire. Con sua grande sorpresa non riuscì a credere alle proprie orecchie quando, invece, glielo permise.

"Va bene, torna per le sette, non più tardi."

Jimin annuì e un silenzioso sospiro oltrepassò le sue labbra. Avrebbe voluto rimanere fino a più tardi. Aveva sedici anni, per l'amor del cielo. Beh... non che andasse da qualche parte in particolare la maggior parte del tempo. Era più il tipo di ragazzo che rimaneva a casa a guardare la seconda stagione di Stranger Things su Netflix.

Jimin corse velocemente al piano di sopra per prepararsi, tirando fuori il telefono per mandare una risposta a Taehyung. Si gettò su alcuni vestiti, sostituendo i pantaloni del pigiama con dei jeans e si infilò una maglietta. Si picchiettò i capelli mentre attraversava lo stipite della porta, "posso avere dei soldi? Nel caso vedessi qualcosa che mi piace?" richiamò sua madre che si trovava al piano di sotto.

"Voglio il resto, Jimin, non andare a comprare caramelle o altre cose che fanno male," rispose e Jimin batté le mani con entusiasmo. Sua madre doveva essere proprio di ottimo umore per lasciargli fare tutto oggi. Non si stava lamentando. Quando c'era qualcosa che la rendeva felice, gli permetteva di fare cose.

Jimin annuì e urlò in risposta un 'okay', afferrando e allacciandosi le scarpe. Quando scese praticamente ruzzolando dalle scale, ringraziò sua madre per i soldi quando lo accolse in fondo alle scale. Le baciò la guancia prima di uscire di casa.

Stava scendendo i gradini d'ingresso, quando scorse un ragazzo occupato a curare il giardino fuori dalla casa di Yoongi e dei suoi amici. Aveva vissuto con il gruppo di amici per un paio d'anni e Jimin riuscì a ricordarsi il nome del ragazzo quando aveva portato dei biscotti a casa sua, per gentile concessione di sua madre. Jung Hoseok, si ricordava, era colui che gli aveva aperto la porta e lo aveva invitato ad entrare. Aveva quattordici anni e quella fu la prima volta che vide Yoongi. In realtà stava dormendo sul divano, perciò non aveva mai avuto modo di interagire con lui.

Hoseok stava piantando dei fiori, mentre gli altri tre poltrivano in cortile e Jimin non riusciva a distogliere lo sguardo da Yoongi.

"Hey, piccoletto," sentì una voce che lo chiamava. Si imbambolò sul posto non appena si rese conto che la frase provenisse da Yoongi. Si alzò dal gradino del portico e si incamminò verso di lui. Jimin deglutì pesantemente mentre osservava la scena con la paura e ansia più totali.

Jimin sgranò gli occhi quando Yoongi si fermò proprio di fronte a lui. "E-ehm, ciao," balbettò Jimin.

"Come sta la tua gamba?" domandò e Jimin si rese conto che stava parlando di quello che era successo il giorno prima. "Oh, sta meglio, grazie," disse, guardando Yoongi.

"Vivi qui?" chiese Yoongi, curioso. Piegò la testa di lato e Jimin non avrebbe mai pensato di poter vedere qualcuno fare una cosa così semplice in un modo così attraente. Era infatuato, dalla testa ai piedi, di questo ragazzo che per ora nemmeno conosceva il suo nome.

hyung ; yoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora