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"Cosa?" fece il ragazzo, completamente frastornato dall'affermazione. Il suo cuore perse un battito, e lo stomaco si contorse per il nervosismo.

"Oh, andiamo, Jimin. È così ovvio, probabilmente mi credi una stupida," sospirò la madre, guardando Jimin come se non avesse appena rivelato una delle cose, di cui il figlio era convinto che lei non fosse a conoscenza.

"Ma—"

"È Yoongi, non è vero?"

"Mamma, mi dispiace, è solo che..." Lo sguardo di Jimin precipitò, e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

La donna afferrò il suo polso. "Jimin, ascoltami," pronunciò in tutta serietà. Jimin la guardò con palpebre socchiuse, col viso arrossato di imbarazzo, e voleva solo mettersi a piangere, in quanto quella fosse una delle cose peggiori che lei potesse mai scoprire.

Permise alle lacrime di rigargli il viso, e la madre sospirò, asciugandogli le guance con il pollice. "Tesoro, non piangere," disse.

"Per favore, non essere delusa da me," sussurrò con voce rauca Jimin.

"Jimin, non lo sono. Sono solo triste perché non me l'hai detto." Accarezzò in maniera rassicurante i suoi capelli, e Jimin si aggrappò a lei. "So di non essere stata la persona più aperta, ma sto cercando di cambiare per te. Voglio solo che tu sia onesto con me."

"E poi, ti ho beccato nel letto con il nostro vicino, quindi sono abbastanza sicura che sia lui il tuo fidanzato, ho ragione?" domandò, mentre Jimin singhiozzava.

"Arrossisci sempre quando parli di lui e di recente sei stato fin troppo felice," canticchiò, pizzicandogli la guancia. Jimin si morse il labbro. "E sono più che contenta di ciò, perché almeno so che ti rende felice."

"Quindi... non sei contrariata?" chiese Jimin.

"Ho avuto il piacere di conoscere Yoongi, so che è un bravo ragazzo, ma..." Fissò lo sguardo su Jimin, squadrandolo con curiosità.

"Tu me lo diresti se fossi sessualmente attivo, giusto?" domandò, e gli occhi di Jimin si spalancarono, e la mano andò a coprirgli la bocca per la sorpresa.

"Oh mio Dio, mamma."

"Voglio saperlo! Devo saperlo per la tua sicure-"

Jimin si coprì le orecchie, scuotendo la testa. Non aveva alcun desiderio di parlare con sua madre della propria inesistente ma prossima vita sessuale con il suo fidanzato. Era l'ultima cosa che voleva dirle.

"Sì, te lo direi," sospirò il ragazzo, e la donna rise.

"Bene, spero che tu stia ancora aspettando, l'astinenza è la chiave." Si puntò il dito alla testa, come per mostrare di essere un'intellettuale. Jimin alzò gli occhi al cielo, rilassando le spalle.

"È solo che... questo ragazzo ha vent'anni, giusto?" Jimin annuì, mordendosi il labbro. "Non si sta approfittando di te, vero? Non ti costringe a fare quello che non vuoi fare?" La madre aggrottò le sopracciglia con fare allarmato.

"No, mi tratta davvero bene," rispose Jimin, poiché in tutta onestà era l'esatto contrario. Era Jimin quello che voleva fare cose con Yoongi, il quale insisteva in continuazione che bisognava aspettare.

-

"Quindi... quand'è che hai cominciato ad avere sospetti?" chiese Jimin.

"Yoongi una volta mi ha detto che il mondo avesse problemi più grandi di due ragazzi che si baciavano, poi è entrato nel panico ed è scappato. L'ho trovato piuttosto sospetto, ma ho anche riflettuto parecchio sulle sue parole."

Il cuore di Jimin si colmò di tepore, e sentiva di stare per sciogliersi; Yoongi che pronunciava quella frase e sua madre che aveva cambiato idea a causa di essa.

"Che altro... ah! Tu che sgattaioli di casa, convinto che io stia dormendo," disse lei, rivolgendogli uno sguardo tagliente. Jimin deviò gli occhi colpevoli e rise nervosamente, accanto alla madre che emise una leggera risatina. Jimin sentiva come se tutto nella sua vita si stesse mettendo a posto.

Eccetto quando le cose sembrano andare a gonfie vele, proprio come sulle montagne russe, c'è sempre una brusca caduta. Sai quando raggiungi la vetta, il punto più alto, e puoi all'improvviso precipitare nell'abisso.

-

Era notte fonda quando Jimin ricevette una chiamata da parte del suo ragazzo. Era circa l'una del mattino, e Jimin gattonò stanco fuori dal letto, mettendosi le ciabatte e imbacuccandosi. Si leccò le labbra, aprendo la porta della sua stanza e camminò fino a quella principale. Quando l'aprì, trovò Yoongi seduto in veranda, la testa tra le ginocchia e il corpo incurvato su di sé, una bottiglia di soju che penzolava dalla sua mano. Il cuore di Jimin si fermò.

"Hyung," squittì, scendendo gli scalini per poi inginocchiarsi davanti al ragazzo distintamente ubriaco.

Gli occhi di Yoongi si aprirono appena, stringendosi per vedere lo sguardo addolorato del minore mentre lo osservava. "Hai detto che non avresti bevuto così tanto," mormorò Jimin, tentando di prendergli la bottiglia, ma Yoongi schiaffeggiò aspramente via la sua mano.

"Sono abbastanza grande per fare quel cazzo che mi pare," biascicò il maggiore, e Jimin si alzò, indietreggiando.

"Hyung, ti prego, non fare così, non mi piace vederti in questo stato. Vieni," disse, cercando di tirare su il corpo del più grande.

"Piantala, marmocchio!" urlò Yoongi, al che Jimin trasalì. Ogni qualvolta Yoongi lo chiamava in quel modo era sempre in senso giocoso, ma stavolta... la parola trasudava malizia e rabbia, e Jimin voleva solo scoppiare a piangere.

"Sai una cosa, è colpa mia se mi sono immischiato con un ragazzino," rise beffardamente Yoongi.

Jimin alzò lo sguardo, mordendosi il labbro per impedire che tremasse. "Allora per te sono solo un ragazzino." Sbatté le palpebre per cacciare via le lacrime, ma queste cominciarono a scorrere irrefrenabilmente sul suo viso, come una fontana straripante.

"Non è colpa mia se sei un stronzo ubriaco," gridò Jimin. Tremava; non voleva che tutto ciò si ripetesse, non di nuovo.

Yoongi lo guardò con occhi freddi.

"Ovviamente un ragazzino non capisce un cazzo."

Jimin emise un grugnito frustrato. Non gliel'avrebbe fatta passare liscia, solo perché una notte aveva deciso di riempirsi la gola di alcool fino a perdere la ragione. "Ti rendi conto che sei solo tre anni più grande di me, giusto? Avrò diciassette anni tra pochi mesi," puntualizzò Jimin, spingendo il petto del maggiore.

Gli occhi scuri di Yoongi fissavano intensamente Jimin, che esalò un lungo sospiro. "Per favore, dammi la bottiglia, hyung," disse, quasi rassegnato. "Ti amo, non voglio che ti rovini la vita, se continui a bere così."

Yoongi lanciò un'occhiata esitante alla bottiglia, allungando il braccio e consegnando con riluttanza la bottiglia a Jimin. Questi chiuse gli occhi, sperando che Yoongi non vedesse le sue guance rigate dalle lacrime sotto la luce della luna.

"Chiamami quando sarai sobrio, non riesco a stare con te quando sei ridotto così. Non posso farcela," sussurrò Jimin, stringendo la bottiglia quasi vuota. "Rovinare un'altra relazione con qualcuno a cui tengo così tanto."

Detto quello, Jimin superò Yoongi. "Vai a casa e bevi dell'acqua," gli consigliò, prima di entrare in casa, chiudendo la porta. Si appoggiò ad essa, abbattuto: odiava la sola idea di vedere Yoongi in quello stato. Si lasciò scivolare lungo la porta, stringendosi le ginocchia al petto, nascondendosi la testa tra le mani.

Tutto ciò a cui riusciva a pensare era, perché?

hyung ; yoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora