Jimin si arrampicò nella propria stanza attraverso la finestra, atterrando sul pavimento con un tonfo. Si tirò su e si imbambolò non appena il suo sguardo cadde sulla madre seduta alla sua scrivania. Jimin sapeva di trovarsi nei casini, stavolta l'aveva combinata proprio grossa.
"Dov'è che stai sgattaiolando, Jimin?" chiese a braccia conserte sul petto, intenta a studiare l'aspetto di Jimin nel tentativo di intravedere qualcosa di insolito. Non si accorse di quell'unico dettaglio non tanto evidente, le ciabatte, ma dopotutto in quel contesto chi avrebbe potuto notarle.
"In biblioteca," rise nervosamente Jimin, consapevole di essere stato preso con le mani nel sacco.
"Mi credi stupida, Jimin? Mi stai dicendo che sei andato in biblioteca con indosso il pigiama e le ciabatte? Seriamente?"
"E va bene, sono andato dai vicini." Non vi era alcun male in ciò, cosa mai avrebbe potuto dire sua madre a proposito?
"Perché sei così tanto interessato a quei ragazzi, Jimin?" A Jimin venne da ridacchiare, perché, insomma... perché non avrebbe dovuto esserlo quando alla porta accanto vivevano quattro ragazzi più grandi e davvero attraenti?
"Perché mi piace il- piace passare il tempo con loro. Sono davvero simpatici e in gamba."
"Non voglio che tu ti veda con loro, soprattutto con quel Yoongi con cui continui a parlare."
"Non vuoi mai che io mi veda con qualcuno, mamma. Ho bisogno di socializzare."
"E non azzardarti a scappare, perché se devo mettere serrature su quella dannata finestra, lo farò."
Jimin incrociò le braccia, fulminando la madre con lo sguardo. Una persona ha bisogno di respirare, mica si aspettava che lui si creasse il suo stesso ossigeno. Si trattenne dallo sbottare una risposta sarcastica, sapendo che in questo modo si sarebbe messo ancor più nei casini.
"Non ti eri mai comportato così prima di iniziare ad uscire con quel Yoongi."
"Sono solo stufo di essere trattato come un bambino da te," sospirò Jimin.
Non voleva più litigare con la donna e sperava di poter negoziare con lei o qualcosa del genere. Qualsiasi cosa.
"Mamma, voglio davvero uscire e avere cose da fare. Voglio avere tempo per essere giovane, fare le cose che voglio fare... sai che sono un bravo ragazzo e non ho mai fatto nulla di male, né mai lo farò," supplicò Jimin con occhi da cucciolo, cercando di esplicare a parole alla madre il proprio desiderio di libertà. Lei sedette lì per un paio di secondi, rimuginandoci su e valutando i pro e i contro di allentare un po' quelle redini.
"Prometto che non farò nulla di male, non mi caccerò nei guai, ti prego."
"Voglio il meglio per te, Jimin."
"E il meglio sarebbe se solo... avessi tempo per uscire e passare il tempo con Taehyung e Jungkook, anche Yoongi hyung."
"Jimin..."
"Per favore."
"Mi piacerebbe se tu avessi la possibilità di uscire di più e ti divertissi, solo che mi preoccupo tanto."
"Possiamo cominciare gradualmente, non ho bisogno di tutto quanto subito," disse Jimin, mettendosi a sedere sul letto di fronte alla sedia sulla quale era seduta la madre.
"Bene, penso che possiamo trovare un compromesso, perché in ogni caso non avrai il tuo cellulare ancora per un po', specialmente dopo le tue fughe dalla finestra."
"Capisco."
La madre si alzò, un lieve scatto sugli angoli delle labbra, abbastanza da far capire a Jimin che gli stesse rivolgendo un piccolo sorriso.
STAI LEGGENDO
hyung ; yoonmin
FanfictionE così tu hai sedici anni e lui ne ha venti? Non è il tuo ragazzo, è il tuo babysitter. ©88GLAMOUR translated by parkfect