Non riuscivo a capire dove mi trovassi. Ero in un villaggio, ma non era come nessun villaggio che avessi mai visto. La strada era sterrata e intorno a me c’erano delle specie di capanne. La gente per strada era vestita in modo strano. Sembrava quasi che… no, non poteva essere.
Cominciai a camminare, leggermente disorientata. Mi guardavo intorno, nella speranza di riuscire a capire dove fossi. Quando notai il grande castello di pietra grigia capii che avevo ragione: ero nel Medioevo.
Mi avvicinai ad una ragazza, che era girata di spalle e stava raccogliendo quello che le era caduto fuori da quella che sembrava essere una taverna. Di fianco all’ingresso c’erano legati due cavalli.
“Scusa?” Domandai. La ragazza non si girò minimamente. Sembrava che non mi avesse sentita. “Scusa?” Ripetei. Ancora niente.
Quando si girò e vidi il suo volto indietreggiai di qualche passo. Ero io. O meglio, la ragazza che stava raccogliendo qualcosa, vestita praticamente di stracci, era identica a me!
“Margery, muoviti! Il Re passerà di qui a momenti!” Sibilò una donna più grande. Margery era uguale a me quando avevo circa quattordici, quindici anni. Quando avevo ancora i capelli castani chiari, prima di decolorarli e renderli rosa chiari. E in realtà erano così chiari che potevano quasi sembrare biondi da lontano. Erano perfettamente accettabili. Certo, forse nel duemilatredici. Non nel Medioevo.
I suoi occhi, dello stesso azzurro dei miei, erano spenti e stanchi.
“Sì, madre.” Rispose, guardando cocciutamente il pavimento. Spostai gli occhi sulla donna più grande, ma non era uguale a mia madre. Aveva una vaga somiglianza con lei, ma era diversa.
“Margery?” Provai a chiamarla per nome. Invece nulla, non mi rispose di nuovo. Mi piazzai esattamente di fronte a lei e cominciai a fare gesti per farmi notare, ma la ragazzina aveva cominciato a guardare all’orizzonte come se io non esistessi. Rassegnata all’evidenza, decisi di rimanere ad osservare quello che stava succedendo.
Da in fondo alla strada sterrata cominciarono a sentirsi rumori di zoccoli e voci concitate, segno che stava accadendo qualcosa di importante.
“Sta arrivando! Sta arrivando!” Esclamò un ragazzino che avrà avuto sì e no la stessa età di Margery. Senza fermarsi, continuò a correre più avanti, avvisando tutti che qualcuno stava arrivando. Notai Margery irrigidirsi, mentre sua madre usciva dalla taverna e le si posizionava accanto.
“Re Edwin sta per arrivare.” Annunciò un ragazzo vestito in modo diverso da tutti gli abitanti del villaggio. I suoi abiti erano più puliti ed eleganti, si vedeva che viveva nel castello. Tutte le persone che erano uscite in strada abbassarono la testa in segno di rispetto per il Re che stava per passare a cavallo.
Lo feci anch’io, prima di rendermi conto che nessuno poteva vedermi in quel posto e, se avessero potuto, probabilmente mi avrebbero arrestata e bruciata al rogo perché avrebbero pensato che fossi una strega con i capelli rosa, le Converse e i vestiti moderni. Alzai lo sguardo giusto in tempo per vedere che il Re, che non avrà avuto più di sedici anni, era, in realtà, Harry. Cosa stava succedendo?
Il cavallo si fermò esattamente davanti a noi e Re Edwin puntò il suo sguardo su Margery, che alzò timidamente la testa e arrossì violentemente. Il Re indugiò sulla ragazza per qualche minuto, prima di far ripartire il cavallo. Margery sospirò e, una volta sicura che nessun membro della corte del Re la stesse guardando, corse all’interno della taverna.
Cercai di seguirla, ma mi sentii come se mi stesse mancando la terra da sotto ai piedi e mi ritrovai improvvisamente nel mio letto, seduta e con gli occhi spalancati per la sorpresa.
“Meg, ma hai dormito? Hai una faccia.” Mi disse Lexi il giorno dopo, con il suo solito tatto.
“Ho fatto un sogno strano, mi sono svegliata male.” Mugugnai, bevendo una tazza intera di caffè in pochi sorsi. Avrei dovuto sopportare un’intera giornata tra college, scatoloni e racconti. E non c’era niente che odiavo di più di svegliarmi male.
“Incubo?” Mi domandò la mia amica, porgendomi la tazza. Le versai il caffè rimasto e la osservai per qualche secondo prima di concentrarmi di nuovo sul sogno che avevo fatto quella notte.
“No, non era spaventoso o niente di simile. Era solo strano. Come se fosse reale, capisci? E io guardavo me stessa – o meglio, una me stessa quattordicenne nel Medioevo – da fuori.” Cercai di spiegare. Ma cosa ci provavo a fare? Quella mattina era già tanto se riuscissi a mettere un piede davanti all’altro e a camminare.
“E’ strano quando succede. Ho letto da qualche parte che quando vedi te stessa nei sogni, come se fossi uno spettatore, è come se tu stessi avendo una premonizione. Cioè è un sogno che prevede il futuro.” Disse Lexi. Okay, era decisamente più addormentata di me.
“Lex, ho sognato di essere nel Medioevo, come potrebbe succedere in futuro?” Domandai, ridendo.
“Hai ragione. Beh, magari hai sognato qualcosa che è successo in passato. In una delle tue vite precedenti.” Disse.
“Questo ha decisamente più senso.” Riflettei ad alta voce.
“Cosa succedeva nel sogno?”
“Io ero una ragazzina del popolo e stavo aspettando che passasse il Re. E, non ci crederai mai, ma il Re era Harry, solo che aveva un altro nome. E, quando è passato davanti a me ci siamo fissati per un po’.” Spiegai. “E poi mi sono svegliata.” Dissi. Non c’era niente di più frustrante che svegliarsi quando sapevi che il sogno non era ancora finito.
“Wow. Beh, guarda il lato positivo: almeno hai del materiale per un nuovo racconto.” Disse Lexi, bevendo il resto del suo caffè.
“Già.” Mormorai.
Per il resto della settimana non riuscii a pensare ad altro. Continuavo a rivedere le immagini di quel sogno e a fare ricerche sul significato che potesse avere.
Non ci avrei dato tanto peso se non avessi avuto anche quella strana sensazione di avere già visto Harry da qualche parte quando l’avevo incontrato per la prima volta.
Domenica arrivò abbastanza in fretta e non vedevo l’ora di rivedere Harry. Eravamo rimasti in contatto tramite sms e telefonate (anche se azzeccare un momento che andasse bene per entrambi era difficile, dato il fuso orario) e mi era mancato. Così, quando salii sulla sua Range Rover nera non riuscii a trattenermi e lo baciai con passione.
“Mi sei mancata.” Mi disse.
“Anche tu.” Risposi con un sorriso. “Ti sei ripreso un po’ dal jet lag?” Domandai.
“Sì, sono riuscito ad andare a letto all’ora giusta ieri sera e mi sono svegliato alle sei.”
“E’ già qualcosa, dai.”
“Pronta per l’IKEA?” Mi domandò Harry, mettendo in moto.
“Assolutamente sì! Ho già la lista di cose da comprare. Ho passato una settimana a fare progetti.” Risposi, sperando di non spaventarlo.
“Ottimo. Anch’io devo comprare delle cose per la mia casa.” Disse.
“Davvero? Allora ti aiuterò a montare i mobili.”
“Sarà un’esperienza interessante. Potrei trovarti sexy mentre stringi le viti con la brugola.”
“Ah, sì. Il sex appeal della brugola.” Scherzai, scoppiando a ridere.
“Non sottovalutarlo mai. Le donne che sanno usare gli attrezzi sono attraenti.”
“Spero che tu ti stia rendendo conto dei doppi sensi che sono nascosti in quella frase.”
Harry ci pensò su per qualche secondo e poi scoppiò a ridere.
“Ti giuro che non intendevo quello!”
“Lo so, lo so. Comunque non preoccuparti, ti stupirò con il mio talento con la brugola.” Scherzai ancora.
“Non vedo l’ora.” Replicò Harry, stringendomi lievemente la gamba prima di rimettere la mano sul cambio. “Allora, com’è andata questa settimana? E’ successo qualcosa di interessante che non mi hai raccontato al telefono?”
“Ho fatto un sogno strano.” Dissi. Non ne avevo ancora parlato con lui, nonostante avessi passato tutta la settimana ad ossessionarmi con il significato di quello che avevo visto.
“Ah sì?”
“Sì, era ambientato nel Medioevo ed ero una ragazzina di quattordici anni.”
“Margery?” Mi chiese improvvisamente Harry, spostando lo sguardo dalla strada al mio volto. Aprii gli occhi, sorpresa.
“Sì, come fai a saperlo? Te l’avevo già detto?”
“No, ho fatto anch’io un sogno ambientato nel Medioevo in cui c’eri tu, ma ti chiamavi Margery ed io ero il Re e mi chiamavo Edwin.”
“Cosa succedeva nel tuo sogno?” Domandai.
“Ero seduto sul trono e avevo appena ricevuto la ragazza che doveva diventare mia moglie. La cosa strana è che mi vedevo da fuori, come se stessi guardando un film. Ad un certo punto mi sono alzato, sono uscito dal castello, ho preso il cavallo e sono andato nel villaggio. Mi sono fermato davanti ad una taverna e sono entrato. Ho visto te e mi sono avvicinato.”
“E cos’è successo?”
“Mi sono presentato e ho scoperto che ti chiamavi Margery. Ti ho detto che ti avevo notata quando ero passato dal villaggio quella mattina e che non riuscivo a smettere di pensare a te.” Mi spiegò.
“E poi?” Domandai, rapita. Non riuscivo a credere che anche Harry avesse sognato una cosa del genere. Era il seguito del mio sogno!
“Tu sei arrossita e mi hai detto che eri solo una sguattera e che non avrei dovuto perdere tempo con te. Che c’era Lady Beatrice al castello che mi stava aspettando e che proveniva da una famiglia nobile. Allora io ti ho detto che non mi interessava e ti ho baciato e tu sei scappata. Non so com’è andato a finire, perché mi sono svegliato.” Raccontò Harry.
“Io ho sognato la parte prima.” Spiegai. “Quando tu sei passato a cavallo e hai guardato Margery per la prima volta!” Esclamai.
Ormai eravamo arrivati al parcheggio sotterraneo dell’IKEA di Wembley e Harry aveva fermato l’auto al primo posto disponibile.
“Che cosa assurda. Quando hai fatto questo sogno?” Mi domandò, scendendo dal veicolo.
“Dopo che abbiamo mangiato insieme, prima che tu partissi. Tu?”
“Anch’io.” Rispose Harry, assumendo un’aria sempre più stupita.
Il fatto che avessimo sognato quasi la stessa cosa lo stesso giorno mi faceva credere sempre di più che non si trattasse solo di una coincidenza, ma evitai di esprimere quel pensiero. Il tutto era già abbastanza inquietante di suo, senza aggiungere teorie strane all’equazione.
“Incredibile.” Dissi invece, scuotendo la testa e salendo le scale per arrivare al piano dell’esposizione dei mobili. Nella camera da letto del nuovo appartamento c’erano solo il letto (e dovevo comprare delle belle lenzuola) due comodini, una scrivania con una lampada e un armadio. Avrei dovuto comprare tutto il resto, compresa la sedia per la scrivania, che, per qualche motivo, era sparita.
“Hai l’elenco?” Mi domandò Harry, mentre camminavamo tra le stanze in esposizione. Non riuscivo a non innamorarmi di ogni cosa che vedessi. I mobili erano sistemati con così tanta cura e gusto che mi facevano cambiare idea su cosa volessi mettere nella mia stanza ogni cinque secondi.
“Sì, devo prendere una sedia, delle lenzuola per il letto matrimoniale, appendiabiti, due scendiletto, due lampade per i comodini e qualcosa per le pareti. Qualche quadro.” Risposi, leggendo la lista di cose da comprare sull’iPhone. “Tu cosa devi prendere?”
“Ho visto un quadro di New York che vorrei mettere in salotto.” Replicò il ragazzo, guardandosi intorno. “Ecco, è proprio quello con la foto del Flat Iron Building.”
“E’ bellissimo.” Dissi, fermandomi a guardarlo. Era un poster enorme in bianco e nero. Harry si avvicinò per leggere sul cartellino in che zona avrebbe potuto trovare quei quadri e lo segnò sul foglietto che aveva in mano.
Continuammo a camminare, guardando attentamente tutto quello che trovavamo intorno a noi, finché una ragazza ci interruppe.
“Ciao.” Disse timidamente. “Scusa, non vorrei disturbarti, ma possiamo fare una foto insieme?” Domandò. Harry le sorrise e annuì.
“Certo, volentieri!” Esclamò, sistemandosi di fianco a lei. Mi sentii un po’ a disagio, perché non sapevo cosa fare, così cominciai a guardarmi intorno e a concentrare la mia attenzione sulle librerie di fianco a me, rendendomi conto di aver bisogno anche di un posto dove mettere tutti i miei libri.
“Tutto bene?” Mi chiese Harry, una volta finito di parlare con la sua fan.
“Sì, mi sono accorta di aver bisogno di una libreria.” Spiegai. “Ho chiamato Lexi e le ho fatto misurare un paio di cose, così adesso so quale prendere.” Aggiunsi con un sorriso.
“Ottimo! Scusa se ti ho fatta aspettare.”
“Ma figurati! Fa parte del tuo lavoro.” Risposi, segnando sul foglietto di Harry lo scaffale in cui avrei dovuto ritirare la libreria.
“Prossimo reparto: candele!” Esclamò, mettendomi un braccio intorno alle spalle e guidando il carrello al mio posto.
“Purtroppo non posso comprarne neanche una.” Dissi. “E’ contro il regolamento dell’edificio. Sai, non vogliono che gli studenti appicchino incendi per sbaglio quando si addormentano con le candele accese e la testa sulla scrivania!”
“Perché non prendi quelle finte? Quelle che si illuminano e profumano ma vanno a batterie? Eleanor, la ragazza del mio amico, usa quelle nel suo appartamento a Manchester.” Suggerì Harry.
“Mi sembra un’ottima idea. Cercherò su Internet dove le vendono.”
Il pomeriggio all’IKEA passò velocemente e Harry mi aiutò a caricare tutto quello che avevo comprato nel baule della sua auto e a portarlo a casa. Insistette anche per trasportare da solo lo scatolone della libreria, nonostante pesasse parecchio.
“Meg, amo quel tappeto! C’era anche di altri colori?” Mi domandò Lexi una volta in casa. Stavo togliendo l’imballaggio della libreria per cominciare a montarla e lei si era messa a frugare nelle borse.
“Sì, c’era anche arancione.” Dissi, sapendo bene che quello era il suo colore preferito.
“Allora lo comprerò anch’io!” Esclamò entusiasta. “Volete qualcosa da bere?” Domandò poi. Anche Harry era seduto sul pavimento insieme a me e stava guardando il foglio delle istruzioni.
“No, grazie.” Risposi e anche Harry scosse la testa.
“Ok, allora vi lascio soli. Devo uscire con Matt, abbiamo un appuntamento in biblioteca.” Spiegò la ragazza. Alzai lo sguardo su di lei e notai che non sembrava per niente felice. Mesi prima, al solo pensiero di incontrare il suo ragazzo, si sarebbe illuminata come un albero di Natale.
“Poi fammi sapere.” Dissi, rivolgendole un sorriso incoraggiante. Notai che non si era nemmeno impegnata più di tanto per quell’appuntamento: i suoi lunghi capelli castani erano raccolti in una coda di cavallo un po’ spettinata e non aveva la minima traccia di trucco sul suo viso. Ed era una cosa strana, perché Lexi non usciva mai di casa senza prima essersi messa almeno un quintale di fondotinta, correttore e mille altre cose.
“D’accordo.” Sospirò lei ed uscì da camera mia.
Dopo aver montato la libreria e la sedia della scrivania, grazie all’aiuto di Harry, decisi di cucinare qualcosa per entrambi. Mentre eravamo all’IKEA avevamo deciso di provare le famose polpette svedesi, così le scaldai.
“La tua camera è diventata bellissima con la libreria, i tappeti e tutto il resto. E’ colorata e rispecchia la tua personalità.” Disse Harry. Avevamo finito di mangiare ed eravamo in piedi, sulla soglia della stanza che avevamo finito di sistemare.
“Grazie. La adoro e mi fa venire voglia di studiare.” Risposi, voltandomi a guardarlo.
“Io pensavo ad altro.” Suggerì Harry con un sorrisetto.
“Sentiamo.” Dissi, fingendo di non aver capito cosa intendesse.
Il sorriso di Harry diventò più grande. Il ragazzo non mi rispose e mi prese in braccio. Mi trasportò sul letto, ridendo, e cominciò a baciarmi e a spogliarmi.
Dovevo ammettere che essere la ragazza di Harry Styles non era per niente male.
STAI LEGGENDO
Past Lives || [One Direction - Harry Styles]
Fiksi PenggemarDue anime gemelle si trovano sempre. In ogni vita. In ogni era. In ogni situazione. E spesso il destino è beffardo e le mette alla prova. Due anime gemelle sanno sempre chi sono quando si incontrano, ma questo non vuol dire che stare insieme sarà fa...