Da quando sono venuto a vivere a Roma, ho imparato che la mattina o ti armi di pazienza o ogni singola giornata inizierà nei peggiori dei modi.
Amo questa città, l'ho sempre amata, venivo a visitarla almeno una o due volta l'anno perché Roma è una di quelle città che sono in grado di rubarti in cuore, che non appena te ne vai inizia immediatamente a mancarti, così, quando mi si è presentata un'occasione unica di lavoro, proprio qua, in questa città che mi ha sempre affascinato così tanto, non ci ho dovuto riflettere troppo, ho mollato tutto a Verona e mi sono trasferito qua.
Come ogni mattina sono fermo nel traffico e ringrazio di essere un tipo paziente, accendo la radio e mi metto a canticchiare le canzoni che passano, aspettando che la fila di macchine inizi a muoversi.
Arrivo a lavoro in orario per un pelo, saluto tutti come faccio sempre e vado subito a prepararmi e a controllare le schede del giorno.
A lavoro mi trovo benissimo, sono tutti molto simpatici e disponibili e inoltre amo ciò che faccio, ho studiato con passione per lunghi anni e ho lavorato sodo dopo la laurea per arrivare fino a qua e adesso che ci sono, adesso che ci sono arrivato non passa giorno in cui io non sia fiero di me stesso e di ciò che faccio.
Il lavoro dell'educatore è un lavoro troppo spesso sottovalutato di cui si parla veramente poco ma io fin da piccolo avevo ben chiare le idee, volevo rendermi utile, volevo poter aiutare il prossimo, poterlo guidare e così ho fatto; mi sono rimboccato le maniche, ho studiato, ho sudato e ho scavalcato mille ostacoli, ma alla fine eccomi qua, a Roma, in uno dei più importanti centri per i disturbi pervasivi dello sviluppo a lavorare sodo ogni giorno per poter rendere la vita di chi incrocia il mio cammino un po' meno difficile, un po' meno spaventosa.
"Buongiorno Cla, tutto ok stamattina?"
"Ciao Clari, si tutto ok, solito traffico tu?? Che abbiamo oggi in programma?"
"Soliti casini, tutto regolare insomma!!! Oggi seguiamo una nuova famiglia, ti lascio qua la scheda così puoi studiare un po' il caso."
"Ok grazie." Dico sorridendo, versandomi un po' di caffè dentro ad una tazza e prendendo il fascicolo della nuova famiglia.
Do uno sguardo veloce al fascicolo giusto per farmi un'idea iniziale della situazione ma non mi soffermo troppo, mi piace studiare di persona la situazione senza farmi condizionare da pareri precedenti.
20 minuti dopo sono seduto con Clarissa in attesa della nuova famiglia che non si fa attendere tanto, poco dopo infatti sentiamo bussare alla porta, "Avanti" dice Clarissa, entrambi ci alziamo in attesa.
La porta si apre e la prima cosa che vediamo è una bimba con due occhi neri come la pece, capelli nerissimi e guance rosse che tiene la mano di un uomo moro, magro, alto, che cerca di tirare dentro la stanza qualcuno alle sue spalle.
"Buongiorno" dico schiarendo la voce, l'uomo volta e solleva la testa verso di me ed i suoi occhi incrociano i miei, resto un secondo senza fiato, il mio cuore perde qualche battito davanti al nero profondo di quegli occhi e davanti alla sua bellezza.
Lui mi guarda, io lo guardo, apro la bocca per dire qualche cosa ma non riesco ad emettere nessun suono, di nessun tipo, è come se bocca e cervello si fossero improvvisamente scollegati.
Cavolo Claudio, che cazzo fai? Sii professionale e riprendi l'uso della parola.
Grazie a Dio però, prima che io possa provare a dire qualsiasi cosa, prende lui in mano la situazione e parla.
"Emh, salve, buongiorno, io sono Mario", dice allungando la mano verso di me e Clarissa, che immediatamente gli veniamo in aiuto e andiamo a stringergliela.
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Il meglio per te
FanfictionIniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni passo, ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi. Dopo Enough, iniziamo questa nuova avventura, questo nuovo cammino.