Dubbi

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"E' meglio avere dei dubbi che false certezze"

Passo oltre mezz'ora a costruire torri silenziose con Leonardo, seduti sul pavimento nel corridoio, davanti allo studio, sotto gli occhi attenti di Mario, Clarissa e la piccola Melania, nel mentre la mia mente lavora, pensa ed elabora.

Studio Leonardo e senza sapere esattamente tutta la situazione, tutte le problematiche, capisco immediatamente che il lavoro, che il percorso da intraprendere con lui sarà lungo e probabilmente difficile ma le sfide mi sono sempre piaciute, ho sempre pensato che fossero poi le occasioni in cui si potevano ricevere più gioie e soddisfazioni.

Sento da lontano dei passi veloci alle mie spalle, mi volto e vedo una donna arrivare quasi di corsa verso lo studio, una donna con lunghi capelli neri, mossi, due occhi profondi e penetranti, alta e vestita di tutto punto. Bella da farti mancare il fiato.

Vedo Melania alzarsi immediatamente dal divano e correre verso la donna.

"Mammaaaa, era ora!" urla.

"Amore perdonami, lo so, hai ragione." Le dice lei prendendola in braccio e baciandole le guance paffute.

Mario le viene incontro e immediatamente le si avvicina a darle un piccolo bacio sulla guancia, quasi all'angolo della bocca ed io, non so perché, non so per quale ragione, d'istinto abbasso la testa quasi disturbato da quel gesto così naturale tra loro, come se ne potessi avere anche un solo minimo diritto.

"Scusa, scusa, scusa, scusa, lo so, sono in ritardo marcio. Mi dispiace. " dice la donna, "è tutto ok? Perché Leo è qua fuori?" aggiunge rivolgendo lo sguardo verso il bambino seduto per terra in corridoio, e verso di me davanti a lui, così mi alzo e le porgo la mano ma prima che io possa presentarmi e dire qualsiasi cosa, lo fa Mario.

"Leo oggi proprio non ne vuole sapere di collaborare, lui è Claudio, l'educatore."

"Piacere, io sono Valentina, la mamma di Leo e Melania." Dice lei stringendomi la mano con un sorriso.

"Piacere mio, lei è Clarissa la psicologa che seguirà il vostro caso insieme a me. " dico facendo cenno a Clarissa di avvicinarsi per potersi presentare

Valentina annuisce e stringe la mano cordialmente a Clarissa, "non so se Mario vi ha già spiegato la situazione.." aggiunge poi.

"No, non abbiamo ancora parlato, Leo ci ha dato del filo da torcere e inoltre aspettavamo te, come sempre." Dice Mario con un tono duro mentre Valentina abbassa lo sguardo imbarazzata.

Cerco di sviare l'imbarazzo generale, mi avvicino alla piccola Melania ,"Hei cucciola, perché non vai a giocare fuori con Leonardo con le costruzioni mentre io parlo un po' insieme alla tua mamma ed al tuo papà? Che ne dici?" le dico accarezzandole dolcemente la testa, lei in tutta risposta mi regala un sorriso tenero e corre a sedersi accanto al fratello, in corridoio.

Faccio cenno a tutti di entrare e di accomodarsi sul divano.

"Dunque, volevate spiegarci la situazione giusto? Abbiamo letto il vostro fascicolo ma preferiamo sempre sentire tutto dai diretti interessati" Dico.

Valentina guarda Mario e lui le stringe una mano ed io, nuovamente, sono costretto ad abbassare la testa per evitare di partecipare a questi gesti così spontanei tra di loro.

Che cazzo fai Claudio?

Ti sei improvvisamente bevuto il cervello?

Mi sistemo il ciuffo, nervoso, poggio la schiena sul divano, per cercare di mascherare il disagio e mi concentro ad ascoltare.

"Leo e Mel hanno 4 anni, sono gemelli.." dice lei stringendo la mano a lui, " da sempre le differenze tra i due si vedevano ma inizialmente non ce ne siamo preoccupati, tutti ci hanno sempre detto che le differenze di sviluppo tra gemelli sono normali e che di conseguenza era normale se uno dei due fosse più avanti rispetto all'altro, ma più andava avanti il tempo e più ci rendevamo conto che in Leo c'era qualche cosa che non andasse, interagiva poco con noi, con la sorella, con tutti, più cresceva e più si isolava, poi di recente sono iniziate le crisi, urla, non ascolta, lancia tutto per aria...la situazione è diventata ingestibile. Così...c-così.."

"Così, avete deciso di indagare??" le viene in aiuto Clarissa.

"Si, in particolare, quando è entrato all'asilo, abbiamo chiesto un parere alle maestre e ci hanno consigliato di fare qualche indagine e così 6 mesi fa ci hanno finalmente dato la diagnosi." Ci spiega Valentina.

"Autismo, e nessuno ci ha mai saputo aiutare e seguire veramente." Dice Mario freddo.

"Mario..."lo rimprovera Valentina.

"No, Mario niente. E' così, hanno marchiato nostro figlio e non hanno saputo fare nient'altro."

"Noi siamo qua per cercare di aiutarvi Mario." Dico rivolgendogli uno sguardo comprensivo.

Capisco bene il suo stato d'animo, è molto comune nei genitori, soprattutto in quelli che non accettano la diagnosi, e ho come l'impressione che lui ancora non abbia ben accettato la particolarità di Leonardo. E' difficile lo so, non ho idea di cosa voglia dire essere genitore e trovarsi ad affrontare una cosa del genere, ma so bene che tutto il percorso davanti ad una diagnosi del genere, deve iniziare dal sostegno e dalla guida della famiglia. E' un punto fondamentale.

Ride ironico, "l'ho già sentita questa. Mi dispiace non voglio essere scortese o maleducato, mi è permesso avere dei dubbi? Posso?"

E' arrabbiato, è incazzato, dubbioso, impaurito, diffidente, protettivo.

Me ne rendo conto, si percepisce tutta la sua rabbia, tutto il suo dispiacere, tutto il suo disappunto e soprattutto, si percepiscono tutti i suoi dubbi su di me, su come possa essere in grado di aiutare Leonardo e so bene che è rimasto colpito prima, in corridoio quando silenziosamente ho placato la crisi, ma ammetterlo gli costerebbe caro, è orgoglioso e troppo incazzato, non si fida di nessuno, è protettivo, non si vuole illudere, non vuole sperare di trovare l'aiuto di cui ha bisogno, di cui ha bisogno suo figlio, per poi rimanere ancora una volta deluso.

Va bene, ci sta, lo capisco.

Ti faro ricredere, so di poterlo fare.

Ti toglierò dalla faccia quell'espressione dubbiosa e insoddisfatta.

Ti farò tornare a sperare, perché lo so, si vede, si vede dai tuoi occhi che hai smesso di farlo, si vede che ti sei smarrito, che sei nel buio più profondo, che vedi solo nero, ma devi sapere che a me invece piace la luce e piano piano illuminerò quel tunnel nero che ti sei creato attorno, quel tunnel nero in cui ti sei infilato quando ti hanno detto che tuo figlio è diverso.

Tuo figlio non è diverso, è speciale, devi solo capirlo, devi solo accettarlo, devi solo imparare a convivere con la sua particolarità, con la sua luce perché io lo so, è pieno di luce, ha i tuoi occhi, occhi profondi, che hanno un mondo di cose da urlare, troppo spenti, esattamente come i tuoi.

"Assolutamente si, ci sta benissimo e veramente, ti capisco...vi capisco meglio di ciò che possiate pensare. Sta a noi, a me, farvi cambiare idea, lavorerò per conquistare la vostra fiducia, ma soprattutto quella di vostro figlio." Dico sincero.

"Immagino che si vedrà no?" mi risponde guardandomi dritto negli occhi ed io rispondo allo sguardo, incateno i miei occhi ai suoi e sono quasi certo di vedere nascere una scintilla in mezzo a quel nero pece, a quello sguardo profondo così difficile da ignorare, così intenso da entrarti dentro, fino allo stomaco.

"Si, vedremo." Confermo.

Ti faro cambiare idea, fosse anche l'ultima cosa che faccio.





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