Opportunità (seconda parte)

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Parte due.


Faccio accomodare Claudio dentro casa ed immediatamente lo vedo guardarsi un po' attorno per studiare la casa.

"complimenti per la casa" mi dice con tono gentile ma distaccato senza guardarmi in faccia e capisco che i miei commenti sarcastici di poco fa, non gli sono andati a genio.

Capisco bene la sensazione, sono un tipo alquanto permaloso anche io e solitamente quando trovo chi ha il mio stesso problema tendo a non infastidirlo perché odio chi lo fa con me ma non so perché, con Claudio non riesco proprio a fermarmi.

Sarà che ha quest'aria così impostata, così professionale, sarà che è così sicuro di se che mi viene solamente voglia di farlo scendere dal piedistallo e scoprire uno ad uno i suoi punti deboli.

Non so perché ma sento che punzecchiare questo ragazzo sarà una delle mie attività preferite da oggi in poi.

"Ti posso offrire qualcosa? Ti Va un caffè?" gli chiedo studiandolo proprio come lui sta facendo con casa mia.

"Si Grazie..." mi risponde distratto, "..Leonardo dov'è?" mi chiede poi.

Faccio cenno con la testa verso il divano, iniziando a preparare il caffè, lui si volta e vede Leo che in silenzio è intento a guardare la tv ed è quasi nascosto dal divano.

"Ciao Leo" gli dice Claudio avvicinandosi a lui ma ovviamente Leo si comporta come se nessuno gli stesse rivolgendo parola, "Hei ti ricordi di me? Sono Claudio" aggiunge senza ricevere risposta.

"Fa sempre così" gli dico poggiandomi all'isola in marmo della cucina e incrociando le braccia, Claudio si volta verso di me e per la prima volta da quando ha messo piede in casa mia, mi guarda.

"E' davanti alla televisione, è normale." Mi dice.

"Lo calma" mi giustifico io, che poi non so nemmeno perché mi sto giustificando.

"Mmmmh" mugugna lui senza smettere di guardarmi.

"Mmh che?"

"E' pronto il caffè?"

Apro la bocca per ribattere ma alla fine decido di mordermi la lingua e chiudere la bocca perché so che ciò che ne sarebbe uscito sarebbe stato poco carino.

"Si" gli dico mettendo la tazzina sulla penisola e iniziando a bere il mio, rigorosamente amaro.

"Caffè senza zucchero? Un po' di zucchero ti farebbe bene sai?"

"Senti Claudio, sto cercando di essere gentile e di stare calmo, come avrai ben capito non sono molto d'accordo con la tua presenza qua a casa mia..."

"Hai qualcosa contro di me Mario?" mi chiede accigliato senza lasciarmi finire.

"Non ho niente contro di te, non ti conosco e non mi interessa farlo sarò sincero, qua si tratta di Leonardo, lo sto facendo per lui e per Valentina."

"Ah si? E tu cosa avresti fatto a riguardo? Se non ti va a genio l'idea di aiutarlo in questo modo, di avermi qua a casa tua, come lo avresti aiutato" mi chiede guardandomi storto, mi prende in contropiede, quasi mi imbarazzo, mi trovo in seria difficoltà e quella sua domanda mi colpisce in pieno petto.

Come lo avrei aiutato?

"io..i-io..." cerco di dire qualcosa di sensato ma Claudio mi interrompe nuovamente.

"Ecco appunto, non hai idea di come aiutarlo, come pensavo...quindi Mario ti do un consiglio personale, sia come professionista sia come essere umano, invece di giudicare, di tenere il muso e di avere poca fiducia nelle capacità altrui, prova un secondo ad essere meno superficiale e ad ammettere che ora come ora ne tu, ne tua moglie, avete gli strumenti per aiutare vostro figlio, io sono qua per darveli, per insegnarvi a far vivere a Leo una vita felice e per rendere a voi le cose un po' più facili, ma per fare questo devi cambiare atteggiamento e devi assolutamente smetterla di voler per forza mettermi i bastoni fra le ruote."

Sento la rabbia che sale, sento che i miei buoni propositi, le mie promesse a Vale e Mel stanno per andare a farsi fottere.

"Dimmi un po' signor psicologo dei miei stivali, sei tu per permetterti di giudicare il mio ruolo di padre eh?" gli dico indignato, alzando la voce.

"Ecco qua il problema..." ride sfacciato e scuote la testa, "nessuno ti sta giudicando come padre Mario. Capisco le tue preoccupazioni ed i tuoi dubbi però ti chiedo gentilmente di giudicare me ed il mio lavoro tra qualche tempo, se non ci saranno risultati o se non ti starà bene il mio comportamento ed il mio metodo educativo con tuo figlio, sparirò e non mi avrete più tra i piedi, ma fino ad allora dovresti finirla di giudicare me e ciò che faccio perché vorrei farti notare che ancora non hai visto niente, non mi hai visto in azione e vorrei davvero che tu mi dessi un'opportunità. Lo devi fare, per Leo."

Ogni singola parola mi colpisce, ogni singola parola riporta a galla paure, ansie e insicurezze che cerco ormai da tempo di tenere a bada.

Ogni singola parola mi colpisce come uno schiaffo in pieno volto, come un pugno sullo stomaco, come un calcio dritto sulle palle.

Ha ragione, sto giudicando lui ed il suo lavoro senza avere i mezzi per farlo, però non ho nessuna intenzione di dirglielo.

E' come giudicare un libro dalla copertina.

Il suo modo di fare, il suo modo di porsi, di rimproverarmi e di prendere in mano la situazione mi urta.

Mi urta lui, la sua convinzione nel poter aiutare Leo, il suo credere di poter fare meglio di me, il suo atteggiamento da dottorino del cazzo.

Sto in silenzio, mi do qualche secondo per incassare il colpo e per mordermi la lingua, per non fare una delle mie solite scenate esagerate e pesanti, per non farmi riconoscere da subito per ciò che sono e cioè un uomo estremamente diffidente e polemico.

I miei occhi neri arrabbiati sono fissi in quelli verdi di Claudio che invece sono calmi, sereni e questo mi fa ancora più incazzare perché tra i due quello agitato sono palesemente solo io.

Guardo un attimo Leo che è da un'ora nella stessa posizione, senza che ci sia niente che lo scalfisca, in apparenza per lo meno, respiro profondamente e poi dico semplicemente "ok."

Il viso di Claudio si apre in un enorme sorriso e viene accanto a me, mi poggia una mano sulla spalla, stringendomela appena , poi lasciandola scivolare sulla mia schiena e mi dice "Grazie Mario" senza smettere di sorridere e di guardarmi.

Quando la sua mano raggiunge la mia spalla sento una carica di elettricità che sale parte dalla sua mano e va a percorrere tutto il mio corpo fino ad arrivare alla punta dei miei piedi.

Quando la sua mano si sposta sulla mia schiena sento l'elettricità che fa esattamente il percorso inverso e il respiro farsi più corto e sono costretto a deglutire per evitare di strozzarmi con la mia stessa saliva.

Non capisco cosa mi succede, so solo che in automatico, forse per difesa, scatto come una molla e mi allontano da lui, dal suo sguardo, dalla sua mano insolente su di me, dalla sua elettricità.

Scatto in avanti e senza guardarlo gli dico " Da cosa vuoi iniziare signor psicologo?" cercando di fingere indifferenza.

Lo sento ridere, segno che quella scarica elettrica, probabilmente, l'ha percepita anche lui, poi mi viene incontro e sempre sorridendo mi dice "che ne dici di parlarmi un po' di Leo, delle cose che lo attirano, che lo calmano, che fanno scatenare le sue crisi? Poi vorrei vedere la casa, capire come siete organizzati, come sono organizzati i suoi spazi, le sue routine, le sue giornate, la sua vita...la tua vita, emh cioè la vostra vita."

Abbassa leggermente lo sguardo, cercando di non dare nell'occhio ma io sono uno molto attento e le sue parole non mi scappano, le sento tutte, una ad una.

Inoltre lo vedo, percepisco un attimo di imbarazzo e potrei giurare di vederlo arrossire leggermente e non mi capacito di come riesca a passare dall'essere l'uomo più fastidioso del mondo, convinto di se e con la risposta pronta all'incartarsi con le sue stesse parole per poi imbarazzarsi e sembrare così fragile, così insicuro, così....così, così boh.

Così lui.

"..le emozioni

ti colgono sempre

impreparato."




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