Ritorno a casa

1.7K 86 8
                                    

Filippo mise piede nell’appartamento, finalmente era a casa sua. 

Mentre i suoi occhi viaggiavano a osservare i mobili antichi e i quadri preziosi alle pareti del salone, non provò quel confortante senso di familiarità che si sentiva di solito quando si torna a casa dopo tanto tempo. Filippo aveva pensato che una volta riacquistata la memoria il dolore per quel vuoto che sentiva se ne sarebbe andato. Era convinto che una volta tolti i teli che coprivano i suoi ricordi impolverati tutto sarebbe tornato come prima o almeno lui sarebbe tornato come prima. Ma al vuoto dell’ignoranza si era sostituito il vuoto della conoscenza e improvvisamente ogni cosa gli ricordava ciò che aveva perso.

‘’ Filippo vai in camera a sistemarti che intanto preparo qualcosa per pranzo. Hai qualche preferenza?’’  Gli chiese la madre con sguardo apprensivo.

‘’ No mamma.Non ti preoccupare, dopo i pasti dell’ospedale tutto mi sembrerà un piatto da  grand gourmet.’’

La madre gli sorrise dolcemente, si avvicinò e allungò il braccio per lasciargli una carezza sulla testa bionda.

‘’ Vedrò cosa riesco a trovare.’’ Gli disse e si allontanò verso la cucina.

Filippo guardò con tenerezza la madre che si allontanava e sorrise felice di come il loro rapporto in quei giorni fosse cambiato per tornare quasi alla normalità.  NORMALITA’. Sospirò. Cosa significava per lui normalità. Lui e la sua famiglia ne avevano passate troppe per poter tornare a quella che un tempo chiamavano normalità e non avrebbero potuto costruirne una nuova. Ma avrebbero potuto comunque costruire un nuovo equilibrio, si, EQUILIBRIO era la parola giusta. 

Si trascinò verso camera sua, si sentiva ancora un po’ debole e una volta arrivato davanti alla porta il suo sguardo si diresse automaticamente verso quella in fondo al lungo corridoio, la camera di Eleonora. Non ci metteva piede da settimane. Buttò lo zaino per terra e si avvicinò a quella porta chiusa, strinse la mano intorno alla maniglia titubante, aprire o non aprire? Prese fiato e spinse la  maniglia verso il basso. La camera era illuminata dalla poca luce che passava attraverso i buchi della serranda semi abbassata, donandole un aspetto d’abbandono; riusciva a vedere solo i contorni dei mobili. Così avanzò al suo interno facendo scricchiolare il parquet sotto il suo peso e si diresse alla finestra per alzare la serranda e illuminarla completamente. La camera riprese vita, aveva le pareti rosa e bianche sulle quali si trovavano un’ imitazione delle ‘‘Ballerine’’ di Degas e i poster di Roberto Bolle ed Eleonora Abbagnato che sua sorella venerava come degli dei e uno dei Beatles, che gli aveva regalato lui qualche natale prima. Il letto a baldacchino con il copriletto fiorito pieno di cuscini e peluches si trovava al centro della stanza, accanto un enorme armadio che arrivava fino al soffito; sotto la finestra invece si trovava una toletta piena di trucchi, spazzole, smalti e gioielli. Infine sulla parete opposta al letto si trovavano la scrivania su cui troneggiava lo schermo di un computer e la libreria, bianca, come gli altri mobili della stanza. Filippo percorse tutto il perimetro della camera sfiorando col la punta delle dita i mobili e gli oggetti, poi si sedette sul bordo del letto e fece girovagare lo sguardo per la camera. Quando era tornato la prima volta dall’ospedale quello di entrare in camera di sua sorella e studiarne ogni piccolo dettaglio era diventato come un rituale che sperava lo aiutasse a recuperare qualche ricordo; passava le ore lì dentro da solo. Ma ora quegli stessi gesti e dettagli non lo aiutavano più a sentirsi vicino alla sorella erano solo una grande sofferenza, ogni dettaglio di quella camera era una freccia diretta contro il suo cuore. Sospirò e scosse la testa cercando di non far uscire le lacrime che minacciavano di uscire; continuare a piangere non serviva a nulla. 

Mentre era perso nei suoi pensieri sentì la porta cigolare e il pavimento scricchiolare, così voltò la testa verso la fonte del rumore.

‘’ Sei qui!? Volevo chiederti se preferivi la pasta al pesto o al sugo, ma non ti ho trovato in camera tua.’’ La madre di Filippo rimase sulla soglia della camera con lo sguardo basso a disagio.

Il ragazzo dagli occhi verdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora