Daniele Lucrezia e Roberto

1.9K 78 2
                                    

Daniele raggiunse Lucrezia che si guardava in torno un po’ spaesata, la vista era offuscata dalle lacrime e non riusciva a ricordarsi quale corridoio dovesse prendere; odiava quel labirinto. Lui la strinse tra le braccia cercando di calmarla, poi le prese il volto fra le mani accarezzandole una guancia.

‘‘ Calma, va tutto bene. Non devi farlo se non lo vuoi. Non sei obbligata a farlo!’’

Lucrezia sospirò e si asciugò gli occhi con la manica della giacca.

‘’ Lo so, lo so. Ma devo, dobbiamo. Voglio solo sapere come sta e poi lo lascerò vivere la sua vita. Voglio solo sapere come sta...’’

‘’Va bene amore. Però prima ti devi calmare.’’

Daniele la riabbracciò stretta a se e attese che il suo respiro tornasse regolare prima di lasciarla andare.

‘‘Ora va meglio?’’

Lei fece un segno di assenso deciso e prese la mano di Daniele.

‘‘Allora andiamo.’’ Disse lui sorridendo, ma il suo cuore batteva all’impazzata, forse anche lui aveva bisogno di calmarsi.

Filippo si era risvegliato intorpidito e confuso, la bocca era secca e la lingua impastata per colpa dei sonniferi. Il suo cervello lavorava a un ritmo lentissimo, ma lentamente, molto lentamente, tutto gli tornò alla mente.

I due medici lo guardavano sorridenti e accanto a loro i suoi genitori lo osservavano preoccupati.

‘‘Allora Filippo come ti senti?’’ Chiese il medico più anziano.

Con un po’ di difficoltà riuscì ad articolare una risposta.

‘‘Bene, ma vorrei un bicchiere d’acqua.’’

La madre di Filippo subito aprì la borsa in modo nervoso dove si trovava una bottiglietta d’acqua che porse al figlio.

‘’ Bevi piano Filippo. Solo pochi sorsi.’’ Gli suggerì la voce del Dottor Petrelli.

Si portò la bottiglia alla bocca e lentamente fece scendere qualche sorso d’acqua, era così fresca e gli diede un sollievo immediato.

‘’Va meglio?’’

‘’Si grazie.’’

Il medico si fece più vicino al ragazzo.

‘‘Allora Filippo dobbiamo parlare della tua situazione, va bene? Te la senti adesso di starmi ad ascoltare?’’

Filippo mansueto fece un segno di assenso con la testa, ma il suo cervello gli suggerì che doveva prima raccontare quello che aveva sognato o ricordato. Cosa era reale e cosa no? Si chiese.

‘‘Allora Filippo...’’ Il medico iniziò a parlargli con fare paternalistico, ma venne subito interrotto dal ragazzo.

‘‘Aspetti credo di aver sognato l’incidente o ricordato l’incidente e poi altre cose, erano come dei frammenti di ricordi confusi, ma...ma non so se stavo sognando o era tutto reale...io credo che fosse reale. Sentivo come se fosse tutto accaduto per davvero.’’

Fece una pausa per riprendere fiato, si sentiva ancora stanco e intorpidito. Gli occhi di tutti erano su di lui e il padre che si trovava più distante appoggiato al muro a quelle parole si ridestò e si fece più vicino per ascoltare meglio.

‘‘ Non credo fosse un sogno, è stato molto strano, non ho ricordato solo visivamente quello che mi è successo, ma anche fisicamente ed emotivamente.’’

Fece una seconda pausa.

 ‘’Il dolore era reale, le emozioni erano reali. Faceva male. Ma... ora sono confuso, non riesco a capire cosa è reale e cosa non lo è.’’

Il ragazzo dagli occhi verdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora