Se stiamo insieme

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Filippo sentiva i polmoni che gli bruciavano e i polpacci affaticati mentre la musica nelle orecchie gli riempiva la mente. Dopo l’ok del medico era andato a Villa Borghese a correre. Per lui la corsa era sempre stata un bisogno più che un semplice allenamento, col sole o con la pioggia, con il caldo o con il freddo era per lui il miglior modo di rilassarsi, sfogarsi e lasciare che il cervello si riposasse mentre il resto del corpo lavorava. Era un po’ che non correva ed era del tutto fuori allenamento, avrebbe voluto spingere il suo corpo di più ma il buon senso gli suggerì di fermarsi quando sentì mancargli il fiato. Nel momento in cui il suo passo e il suo cuore tornarono regolari sentì il freddo invernale investirlo e insieme con questo l’ansia che per prima cosa lo aveva spinto a correre. 

Un semplice messaggio.

Vediamoci stasera. Ti voglio bene

Breve, diretto e terribilmente spaventoso. Ecco cosa aveva pensato Filippo della risposta di Costanza.

Va tutto bene? Dove ci vediamo?

Lei gli aveva risposto subito.

Da me alle nove. Stasera i miei non ci sono.

Il fatto che lei avesse evitato la prima domanda lo aveva comunque insospettito, nonostante la risposta alla seconda lo avesse fatto sorridere. Aveva provato a chiamarla due volte, ma lei non aveva risposto. Così ci aveva rinunciato e aveva sfogato la sua frustrazione nella corsa.

Costanza sbattè le palpebre più volte e si rannicchiò ancora di più su se stessa per il freddo, si sentiva spaesata e un po’ rintronata. Quanto aveva dormito? Si chiese turbata. Afferrò il cellulare che aveva abbandonato accanto a se e vide che erano quasi le quattro di pomeriggio. Anche il suo stomaco si risvegliò brontolando, d’altronde aveva dormito più di due ore saltando il pranzo.

Con grande fatica si mise seduta sul letto, la testa le girava e lo stomaco riprese a brontolare, così ancor più faticosamente si mise in piedi per dirigersi verso la cucina.

Uscita dalla sua stanza sentì dei rumori che venivano dal fondo dell’appartamento, lì seguì, ritrovandosi in salone dove la madre era intenta a studiare diverse scartoffie.

‘’Ciao.’’ La salutò per manifestare la sua presenza.

‘’Ben svegliata bella addormentata. Come ti senti?’’ La donna si era girata e la squadrava preoccupata.

‘’Meglio. Però ho fame.’’ Rispose la figlia con una voce lamentosa.

La madre le sorrise e scosse la testa. Per un secondo sperò davvero che Costanza fosse tornata la dolce bambina bionda che era, sempre felice e sorridente con nessun pensiero per la testa.

‘’ Ti ho lasciato in cucina un pezzo di frittata con le zucchine e dei fagiolini. Basta scaldarli.’’

‘’Grazie mamma.’’ Le sorrise e se ne andò.

Si diresse in cucina dove sul tavolo trovò il cibo promessole e senza bisogno di scaldarlo l'iniziò a mangiare sentendosi un po’ più forte a ogni boccone. Dopo aver finito lavò quelle poche cose e uscì dalla cucina, ma fu fermata dalla voce apprensiva della madre che proveniva dal salone.

‘’Tesoro.’’

‘’Si mamma?’’ Chiese portandosi nell’altra stanza dove la madre la stava aspettando.

‘’ Lo so che sei grande e che ormai prendi le tue decisioni da sola. So che non vuoi che ti si dica cosa devi fare, ma… se vuoi parlare. Se vuoi parlare di quello che sta succedendo, del processo. Ecco io ti posso aiutare, anche se hai domande dal punto di vista legale.’’

Il ragazzo dagli occhi verdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora