Maria

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Costanza era chiusa nella macchina, la testa apoggiata sul volante a occhi chiusi per non vedere più nulla. Freddo, sentiva solo tanto freddo. Il corpo era scosso dai brividi e non sentiva più le punte delle dita, ma non riusciva a muoversi dalla sua posizione. Quel freddo era la sua punizione. Si sentiva svuotata e impotente. Si chiedeva se davvero provare a fare qualcosa, a dire qualcosa a Filippo sarebbe servito. Ma cosa avrebbe potuto fare o dire, lui ora si sentiva ferito, illuso e preso in giro da lei. E non era stato forse così? Probabilmente si, ma lei aveva agito a fin di bene lei lo aveva fatto per aiutarlo perchè...perchè si sentiva in colpa, perchè gli voleva bene e ci teneva a lui...perchè lei era sulla macchina che gli ha rovinato la vita, perchè, perchè, perchè....                                                               Se quel freddo che la avvolgeva completamente avesse potuto gelare i suoi pensieri e far smettere tutte quelle domande...

Era quasi mezz'ora che si trovava in quella posizione quando sentì battere qualcuno al vetro del finestrino. Era Roberto. I suoi occhi color nocciola la guardavano preoccupato e cercavano negli occhi di lei un segno che gli potesse dire che stava bene. Costanza voltò la testa e lo osservò con sguardo assente, levò la sicura. Lui aprì la portiera e la prese tra le braccia.

''Costanza come stai? Ehi!?''

Le labbra erano addormentate dal freddo e la ragazza ci miese un po' prima di riuscire a rispondere al ragazzo davanti a lui.

'' Ho freddo. Tanto freddo.''

 Roberto l' abracciò più stretta, poi strinse le mani gelate della ragazz nelle sue cercando di riscaldarle.

''Sei gelata. Da quanto stai qui? Co' riprenderti dobbiamo andare...''

''Andare dove?'' Il suo sguardo prima apatico riprese un po' di vita.

''In ospedale. Hanno appena ricoverato Filippo perchè ha avuto una crisi.''

Costanza non riuscì a spiccicare parola e rispose a Roberto soltanto con un cenno di assenso della testa. Si spostò nel posto del paseggero e passò le chiavi della macchina al ragazzo che accese il motore e partì verso l'ospedale.

Filippo aprì gli occhi si sentiva rintronato  per i tranquillanti che gli avevano somministrato, l'ambiente intorno a lui inizialmente non gli sembrava familiare, poi si ricordò dove fosse, in ospedale.                 Dopo la sua crisi il padre aveva urgentemente chiamato il Dottor Petrelli che preoccupato aveva detto di portarlo subito da lui per dei controlli. Quando era arrivato Filippo era ancora agitato e scosso per quello che era sucesso. Non volle raccontarea nessuno il perchè del suo stato,  così dopo alcuni test di controllo lo avevano sedato e addormentato visto che lo stato d'ansia in cui si trovava non faceva altro che peggiorare la situazione e probabilmente era stata la causa del suo malore. Il medico quando lo aveva dimesso le settimane precedenti gli aveva consigliato di avere una vita tranquilla e di evitare qualsiasi condizione di stress, sopratutto emotivo. Ma quelle ultime settimane erano state per lui tutt altro che rilassanti e la scoperta dell'identità di costanza era stata semplicemente l'ultimo colpo che aveva fatto cedere i suoi nervi, già fragili.

Si guardò intorno in quella stanza bianca, accanto a lui c'erano due letti, uno era vuoto sull' altro si trovava un uomo ansiano addormentato; era di nuovo nella sua prigione, ma almeno là sarebbe stato tranquillo. Ripensò a come si sentiva l'ultima volta che era stato lì. Aveva appena conosciuto Costanza, l'ansia di sapere se l' avrebbe rivista lo divorava, quella chiamata fuori dall'ospedale era stata un tale sollievo, una tale gioia, ma era tutto falso, era tutto una recita. Strinse con forza le lenzuola del letto e sentì un peso insopportabile sul suo petto. Il fluire delle sue emozioni e pensieri fu interotto da qualcuno che bussava alla porta.

Il ragazzo dagli occhi verdiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora