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Martedì 01

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Martedì 01.03.2017, Ana d'Ouro Apartamento

Questa è la nostra prima foto insieme, scattata dal balcone della sua stanza. Ero andato a trovarla perchè non la vedevo da qualche giorno e mi mancava. Quando stavo con lei mi sembrava che tutti i problemi scomparissero, vivevo tutto con più leggerezza e questo mi faceva sempre tranquillizzare. Spesso infatti, quando perdevamo una partita, le chiedevo se potevamo vederci, lei sapeva il motivo e se poteva, ci incontravamo.

In quel momento mi teneva il viso tra le mani e mi tirava dei piccoli schiaffetti, perchè le avevo appena detto che parlava male portoghese, ovviamente scherzando. Era molto brava anche a fare quello. Poi scoppiammo entrambi a ridere e ci abbracciamo, scambiandoci un bacio. Le misi i capelli dietro le orecchie e guardai l'orologio che portavo al polso.

"Tra mezz'ora devo andare, stasera porto a cena Sara." Dissi, appoggiando la mano sul suo ginocchio.

"Va bene." Il suo sguardo cambiò, iniziando a fissare un punto fisso del tavolo e sbuffò impercettibilmente.

"Non puoi fare così, però." Borbottai, accarezzandogli il braccio, stretto insieme a quello sinistro sotto il seno. Lei chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, voleva provare a gestire il momento con una calma che non le apparteneva. Infatti mi dedicò uno sguardo glaciale.

"Lo so, sono incoerente, ma in questo momento non mi interessa." Replicò acida, alzando le braccia al cielo. Corrucciai la fronte, non aveva alcun motivo per avere quella reazione, sapeva fin dall'inizio la situazione.

"Okay, ma allora non fare la permalosa Mel..." Continuai, sbuffando, facendole levare le gambe dalle mie, per sedersi freneticamente e iniziare a parlare.

"Non è essere permalosa, lo so che sono stata io la prima a provarci e non posso quindi pretendere che tu trascuri la tua ragazza per me e anche se penso che la tua relazione non abbia senso, è giusto così." Rispose, facendo spallucce, come a dire che non poteva farci nulla, infatti aveva ragione. Non mi erano piaciute le parole che aveva usato per la storia tra me e Sara, forse proprio perchè stava dicendo la verità, ma in quel momento mi sentivo in dovere di difendere la mia fidanzata.

"Ma che ne sai tu della mia reazione?" Chiesi irritato.

"Non so nulla, Sara non la conosco. Ma so che quando sei nervoso vieni qui, che ogni pomeriggio ci vediamo, che se non ti scrivo per una giornata mi chiami. Anche se dovrei essere un'amante, non mi sento tale proprio per niente, perchè sei qui con me appena puoi, quindi vuol dire che a casa tua non stai bene." Sputò queste parole con voce tagliente e gli occhi assottigliati, lasciandomi senza parole, perchè aveva ragione. Lei si alzò e la seguì per rientrare, ma prima la fermai per il polso.

"Non è vero." Mentì, forse perchè mi impauriva il fatto che anche lei se ne era resa conto. 

"Davvero?" Mi sorrise strafottente, appoggiando le mani sui fianchi. Io annuì soltanto, sentendomi per la prima volta davvero in difficoltà davanti a lei.

"Allora addio." Mi salutò con la mano e si voltò, ma io non riuscì a restare fermo e quindi la bloccai di nuovo.

"Cosa cazzo dici." Mormorai prima di farla sbattere sul mio petto, per poi baciarla. Lei non mosse le labbra e si scostò, lasciandomi interdetto. Era la prima volta in vita mia che una ragazza mi allontanava dopo un bacio, non ero abituato.

"Si, ti piacerebbe. Buona cena." Si mise i capelli dietro le orecchie, rientrando e lasciandomi lì come uno scemo. Uno dei comportarmi che mi faceva più incazzare era anche quello che mi faceva impazzire di più.

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Scusatemi il ritardo, spero vi piaccia il capitolo! Avete consigli?



Saudade || André SilvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora