Il sigillo dell'introspezione

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Questo non è un libro didascalico, né una raccolta di poesie, né tantomeno un saggio filosofico. Se l'ho inserito nel genere letterario dello ‘spirituale’, l'ho solo fatto perché su questo sito è obbligatorio ‘catalogare’ tutte le opere scritte. Dopotutto, viviamo in una società dove tutto è definito e se una cosa è così, può essere solo tale. Ordunque, lungi da me l'idea di ritemermi il detentore della verità assoluta, questo è un ammasso informe di pensieri che vengono messi per iscritto quando mi capita. Ma perché dovrei scrivere? Cosa mi ha spinto a farlo? Ebbene, una mia amica si è uccisa due giorni fa. Ha lasciato delle lettere qui, sopra Whattpad, per i suoi parenti ed amici. Ho avuto il pretesto per ricominciare a scrivere. Avrei potuto fare di più. L'ho conosciuta solo da una settimana, ma non sembrava così delusa dalla vita e dai viventi. Ho dovuto riaprire il mio profilo, quello che avevo cancellato, quello che avevo definito ‘una perdita di tempo’. Avevo anche storpiato il suo nome in maniera incomprensibile, affinché tutti non mi cercassero né si ricordassero di me. Ma ho riscoperto la bellezza della scrittura, la libertà di espressione e la possibilità di ‘lasciarsi andare’ tramite la penna o, in questo caso, tramite la tastiera del cellulare. Ebbene, io sono soddisfatto: triste, deluso, affranto e soddisfatto. Triste per la tragedia, deluso nei confronti della gente, affranto dal mio non aver fatto abbastanza e soddisfatto, perché ora posso sfogarmi. Vorrei che tutto questo odio smettesse. Che tutta questa divisione smettesse. Perché la gente è così? Perché esiste l'odio? Di chi è la colpa? Continuo a pensare ancora ed ancora. “Ma perché ti fai tutti queste domande?” potreste chiedere voi lettori; ed io vi dico chiaramente che le domande sono alla base della ricerca della conoscenza e la conoscenza è alla base dell'amore, che è alla base della vita. Perché? Perché non si può amare ciò che non si conosce. E qualcuno potrebbe dire che sono tutto ‘pace e amore’. Ed io rispondo che è così, che la penso così e che sfido chiunque a dire che non siano i massimi valori umani. E ho fallato: spesso anche io mi lascio trascinare dall'odio. Anche io pecco. Nessuno è perfetto. Sono incoerente. Avreste mai detto che io sia stato depresso? Che io abbia sperimentato il male? La voglia di morire? Di essere accettato? Ebbene, sì. Ma è ovvio. Sfido chiunque a dire che la sua vita sia stata perfetta fino ad ora. Che abbia vissuto in pace. Che abbia amato tutti e che sia stato amato da chiunque abbia incontrato nella sua esistenza. Siamo tutti incoerenti. Questo stesso discorso non è forse incoerente? Con chi sto parlando? Forse dovrei smetterla di pensare che qualcuno possa rispondermi; ma continuo a sperare, no? Oh be', non posso fermarmi ora che ho incominciato: dopotutto, se una cosa mi piace la continuo fino in fondo. Bugia, dipende. Quanto posso continuare a parlar ora? A qualche senso ora? Dovrei pubblicare la poesia dedicata alla mia amica. Dovrei citarla? No, non credo lo farò: dopotutto i morti sono morti. I cognomi per loro non valgono, né i nomi, né i ricordi, né i pianti. Per loro non vale nulla. E nonostante io creda nella reincarnazione, mi domando che fine abbia fatto. Chissà dove sei ora, dolce rosa nera. La rosa nera è scontata? Sì, è il tipico fiore del lutto. Ma per me è speciale: non è il mio fiore preferito, ma proprio per il suo essere comune è importante. La rosa nera è pur sempre una rosa, no? Eppure è il suo colore a renderla unica, no? Lei era così: una rosa come le altre, ma diversa. Di certo non era il frutto di una matrice. Non era una copia, un sosia o un'imitazione. Lei era unica, come tutti.

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