Il sigillo di Elena

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Elena di Troia. Tutti sicuramente, sentendo questo nome, riusciamo a percepire il riecheggiare di ottenbrati ricordi riguardo l'Iliade. Sì, l'Iliade. Quel poema epico che ci facevano studiare e, conseguentemente odiare. Quello stesso insieme d'incliti versi che nessuno o quasi, oramai, ha il piacere di volersi leggere. Ebbene, per chi non si ricorda di cosa esso tratti, ecco una breve descrizione: il tema centrale dell'opera è l'ira di Achille, figlio di Teti e Peleo, che, nel suo essere profondamente radicata nell'animo del'eroe, lo costringe a commettere massacri. Il periodo, durante il quale si svolge l'opera, sono gli ultimi cinquantuno giorni dell'ultimo dei dieci anni di guerra contro Troia, da parte degli Achei. Il conflitto è giustificato dal rapimento di Elena, sposa di Menelao, re di Sparta, da parte di Alessandro Paride, principe troiano. Tutto ciò avvenne durante il festeggiamento per il matrimonio di Peleo e Teti, che, avevano invitato tutti gli dèi, tranne Eris, la dea della discordia. Ella, lanciò un pomo d'oro davanti ad Atena, Afrodite ed Era, sul quale vi era stata incisa la scritta:“Alla più bella.” Per definire chi delle tre fosse la più bella, Zeus scelse un giudice imparziale, ovvero: Alessandro Paride. Le dee, apparse nude davanti a lui, gli offrirono doni, affinché le scegliessero: Era gli avrebbe dato il dominio su tutto e tutti, Atena una saggezza senza confini e Afrodite, invece, la donna più bella del mondo, ovvero, Elena. Una guerra scoppiata per un motivo tanto futile. Vi sembra possibile? Eppure così fu. Il filosofo Gorgia, nato a Lentini, in Sicilia, ci offre il suo punto di vista nella sua apologia:“Encomio di Elena”. Nello scritto, egli difende Elena e la scagiona da tutte le accuse inflittele. Dopotutto, se, ancora tutt'oggi, la città dove scappo è il sinonimo di ‘meretrice’, vuol dire che non si è dimenticato ciò che compì. Gorgia afferma che se Elena fece quello che fece, fu a causa della volontà degli dèi, della Necessità, dell'ardore di Paride o, forse, per semplice amore. Per il filosofo, infatti, l'uomo non è responsabile effettivo delle sue azioni, ma sono le circostanze, interne ed esterne, a condizionarlo. La visione gorgiana della vita, quindi, può esser definita tragica e, complessivamente, comprova della nullità dell'esistenza umana e della sua caducità. Se da una parte si potrebbero giustificare tutte le azioni degli esseri umani tramite le ‘circostanze’ appena descritte, dall'altra si potrebbe, invece, criticare quest'aspetto: l'uomo deve mettere un freno alle propie emozioni ed essere padrone delle stesse. Non farsi condizionare dalle emozioni, nelle propri scelte, è difficile: richiede tempo, pazienza e prontezza. Ma è davvero questo, quello che vogliamo? Cosa o chi saremmo noi senza emozioni? Davvero è sbagliato giustificare gli esseri umani? Una cosa è certa: Elena, figura negativa o meno, è stata la causa di una guerra. A che scopo, dunque, la guerra? A diminuire il numero di insetti nel formicaio? All'acquisizione di nuovi terriotori e ricchezze? A una semplice voglia autodistruttiva della razza umana?  Una probabile sete di sangue della terra, che, come una sirena, condiziona le menti degli uomini per ottenere ciò che desidera? Spesso, i veri demoni sono tra gli stessi esseri umani.

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