Capitolo 2

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Il college era un posto carino, dal mio punto di vista. La sala mensa era veramente accogliente come la biblioteca, dove mi piaceva rinchiudermi intere giornate a leggere qualcosa.

 Andare in biblioteca per leggere non era l’unico motivo per il quale ci andavo, ma mi piaceva l’odore che i libri avevano e che sprigionavano in tutto l’edificio che li conteneva. Passare pomeriggi interi con un libro, il suo odore e una sigaretta erano il passatempo che, molto spesso, preferivo.

«Di solito, in quell’edificio, ci organizziamo feste all’insaputa dei rettori e dei professori. Stasera ce ne sarà una che ha organizzato un mio amico per festeggiare l’inizio spettacolare di un altro anno di college. Quelli del primo anno non sono invitati, ma tu puoi venire se vuoi.» Disse indicando un edificio nascosto da tutto e tutti.

«Ci penserò su.» Risposi analizzando l’edificio ben in lontananza, nascosto dietro gli alloggi. Un altro posto per sperimentare pazzie.

«Bhè, vieni. Ti faccio vedere la palestra» Disse incitandomi a seguirlo. Cominciai a muovere i piedi, un passo dopo l’altro, seguendolo. La palestra era un edificio di colore rosso, enorme, che avrà contenuto un campo gigantesco per giocare partite di basket, pallavolo e altri incontri, più le scalinate immense per il pubblico.

«Ah, Mia vieni.» Disse prendendomi la mano e trascinandomi dietro l’imponente edificio rosso. Poco dopo mollò la presa sulla mia mano e disse indicando un campetto nascosto da alberi sempreverdi e qualche siepe: «Quello è un posto fantastico. Ci vado sempre per pensare e per... staccare la spina, come dici tu.» Facendomi un sorriso. La cosa che mi piaceva maggiormente di mio cugino era quella che sorrideva sempre e ti faceva sentire a tuo agio in qualunque posto.

«Ci verrò qualche volta. Avrò sicuramente bisogno di staccare la spina da... tutto questo» Dissi guardando in lontananza tra quei sempreverdi. Tornammo al campus e indicando una folla di ragazzi, George disse:

«Adesso devi andare insieme a quei ragazzi. Ci vediamo più tardi» Camminando lentamente all’indietro, cominciando ad allontanarsi da me.

«Bene, ti mando un messaggio dopo.» Risposi girando appena il busto. Sospirai pesantemente e cominciai a seguire la massa di ragazzi dirigendomi dentro una grande sala, piena di seggiole imbottite rosse. Entrando squadrai una ragazza che mi sbatté contro la spalla scappando da un ragazzo che la rincorreva. Fanno amicizia subito... devo dire Pensai continuando a camminare. Tolsi gli occhiali dal viso e li agganciai alla scollatura della maglietta andandomi  a sedere al centro della sala, in disparte. Un uomo sulla quarantina d’anni si avvicinò all’asta che sorreggeva un vecchio microfono malridotto.

«Bene. Buon giorno a tutti e piacere di conoscervi» Cominciò poco dopo schiarendosi la voce «Io sono il vice preside del college nel quale vi trovate adesso e volevo spiegarvi come funziona il primo anno e cosa vi aspetterà in seguito, ma mi soffermerò veramente poco sul seguito. Infondo, dovete ancora cominciare, no?» Proseguì. Appoggiai i gomiti sui braccioli e rimasi in silenzio ad ascoltare, anche se con poco interesse. Una mezz’ora bella e buona dopo, tutti avevano finito di presentare e di commentare ogni singola sfaccettatura della scuola e ci lasciarono libera l’intera giornata. Andai in bagno a rinfrescarmi il viso e poi mandai un messaggio a George mentre camminavo verso l’uscita, ormai vuota. Lo sguardo era posto solamente sullo schermo del mio cellulare tralasciando la direzione dei miei passi. Due metri più avanti, un ragazzo più alto di me mi venne contro senza farlo apposta e dissi scocciata:

«Hey, guarda dove vai.» Squadrandolo da capo a piedi.

«Forse sei tu quella che deve stare attenta a dove mette i piedi» Rispose con un pizzico di malizia e accennando un sorriso affiancato da una fossetta laterale sulla sua guancia sinistra. Notai di sfuggita il colore dei suoi occhi che mi guardarono, studiandomi per intero. Lo mandai a quel paese mentalmente per non attaccare briga il primo giorno e continuai a camminare, ma mettendo il cellulare nella tasca posteriore dei jeans. Incontrai George nella caffetteria al piano inferiore dell’edificio che comprendeva le varie classi sui piani elevati.

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