Capitolo 17

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Mi svegliai improvvisamente sentendo qualcosa di bagnato ricoprirmi naso e bocca. Mi alzai a sedere di colpo cercando di respirare e di riempire i miei polmoni il più possibile. Mi sentivo come se stessi annegando.

«Buon giorno, eh!» disse Christy al mio fianco e irritata di prima mattina.

«Sei fuori? Mio dio...» imprecai sotto voce togliendomi dalla faccia un panno bagnato.

«Ti ho chiamato un centinaio di volte, ma stranamente non senti un cazzo.» disse ammonendomi.

«Senti, se ti sei svegliata con il piede sbagliato non scaricarti su di me. M’irriti.» dissi scoprendomi, buttando le coperte infondo al letto e alzandomi di scatto. Andai in bagno con passo deciso e nonostante avessi chiuso la porta, sentivo le parole dure di Christy.

«Ti è arrivato un messaggio!» urlò attaccata alla porta. Odio le urla di prima mattina, le odio!

«Okay» risposi tranquillamente e mettendo il dentifricio sullo spazzolino.

                                  ***

Dopo essermi fatta una doccia veloce, essermi lavata i denti e asciugata i capelli, uscii dal bagno con un asciugamano stretto sotto le braccia. Christy non era più in camera da alcuni minuti, per fortuna. Mi avvicinai al letto, dove Christy aveva buttato il cellulare sentendolo suonare.

“Ci vediamo per colazione?

Harry.”

Merda, merda, merda.

Badai all’orario sullo schermo del cellulare e capii che ero in tempo per il brunch se non mi fossi data una mossa. Ero in un ritardo impressionante. Feci cadere l’asciugamano sul pavimento correndo verso l’armadio e tirandone fuori la biancheria. Misi le prime cose che mi capitarono tra le mani: una maglietta a maniche lunghe e un paio di jeans skinny. Presi un paio di converse grigie e me le infilai senza calzini, non ne avevo il tempo. Presi la borsa dei libri e corsi verso l’aula di chimica. Mentre scendevo le scale velocemente, mi legai i capelli in uno chignon alto, fregandomene dei capelli spettinati. Arrivata nei corridoi delle aule, cominciai a correre senza sosta verso quella di chimica.

«Porca puttana!» sussurrai cercando di prendere fiato. Bussai e sentii la voce fievole del professore dire un semplice «Avanti». Entrai e dissi ancora con il fiatone:

«Mi dispiace signore. Posso entrare?»

«è in ritardo di dodici minuti.» precisò severo.

«Suvvia professore, non sia fiscale!» dissi ispirando a fondo. Guardai le facce degli studenti occupati a osservare la scena spostando gli occhi da me al professore e dal professore a me, in base a chi parlava. Intravidi le facce divertite di Calum e Luke che mi fissavano alzando i pollici di entrambe le loro mani. Mi scappò un sorriso sguardandoli, ma la voce del professore mi fece sussultare.

«Mi scusi, signorina?» disse socchiudendo gli occhi dietro le lenti da vista e piegando la testa leggermente di lato.

«Ah, ehm... bhè, si. Mi scusi» dissi balbettando cercando di reprimere l’istinto di ridergli in faccia. Era diventato rosso in viso dalla rabbia.

«Vada fuori dalla mia aula. Parleremo più tardi del suo comportamento e del suo linguaggio, dal preside.» replicò alla mia sorta di supplica.

«Per favore, signore!» chiesi veramente dispiaciuta e intenta a voler seguire la lezione.

«Ho detto fuori!» urlò sbattendomi definitivamente fuori dall’aula.

«Va bene!» dissi aprendo le braccia e uscendo dalla classe. «Fanculo» imprecai a bassa voce chiudendo la porta davanti a me.

Una ragazza diversa.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora