Capitolo 12

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Cominciai ad essere infastidita da delle voci fievoli che man mano aumentavano l’intensità del volume. Cominciai a contrarre la testa e a girarla, immaginandomi mentre cercavo di scacciarle via e di far tornare il silenzio. Aprii gli occhi a fatica e mi trovi davanti delle figure sfocate che si mossero troppo velocemente per poterle tenere d’occhio.

«Mia, dio mio...» disse una voce maschile, familiare. Due mani mi presero per le spalle e cominciarono a scuotermi leggermente. Tentai di alzarmi a sedere e, a fatica, ci riuscii impiegandoci un paio di secondi.

«Che succede?» chiesi sentendo la bocca secca.

«E lo chiedi a noi? Joe ci ha detto che hai preso della cocaina» disse George. Lo riconobbi dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre, mettendo a fuoco la vista.

«E allora? Avrò dormito qualche ora, non sono morta in mezzo a una strada…» dissi scoprendomi e sedendomi sul bordo del letto, prendendomi poi la testa tra le mani. Fottuto bastardo.

«Un paio d’ore?» disse un'altra voce, in disparte dietro alle altre, ridendo con sarcasmo. «Hai dormito due giorni, non un paio d’ore, idiota!» aggiunse, Harry, spuntando dalle spalle degli altri che m'impedivano di vederlo.

«Due giorni? È impossibile. E poi, idiota ci chiami qualcun'altra, non me» dissi accigliando le sopracciglia. Che bel risveglio. Avere le scatole girate di pomeriggio, non è il massimo.

«Vuoi bere?» mi chiese Christy piegandosi alla mia altezza.

«Adesso mi alzo io, grazie lo stesso» dissi drizzando la schiena e stirandomi inarcandola all’indietro. Mi alzai sentendomi le gambe bloccate e senza forza. Ho dormito troppo. Lanciai un’occhiata acida a Harry che continuava a guardarmi storto con le braccia incrociate al petto.

«Fanculo...» imprecai sottovoce. Entrai in bagno e mi appoggiai al lavandino guardandomi nello specchio. Avevo le occhiaie e i miei capelli erano un orrore. Aprii l’acqua ghiacciata e mi piegai bevendone qualche sorso. Chiusi gli occhi e sentendo il fresco dell’acqua attraversarmi il corpo tirai un respiro di sollievo. Chiusi il rubinetto e mi asciugai il viso per poi aprire la porta ed uscire. Nella stanza mancavano tutti e improvvisamente la sorpresa m'invase. Erano stati tutti così veloci ad andarsene, come il vento. Mi avvicinai alla finestra e notai che il sole stava calando e che le fronde degli alberi erano mosse da un filo di vento. Aprii la finestra e mi appoggiai alla piccola ringhiera di ferro battuto nero, con gli avambracci incrociati sul petto. Dell’aria pulita e respirabile entrò nella stanza facendo alzare gli angoli dei pochi fogli appoggiati sulla piccola scrivania nell’angolo. Sarei voluta andare via di lì, mi sarebbe piaciuto essere un volatile, aprire le mie ali e volare via tra le foglie gialle degli alberi e avere la possibilità di battere il soffio del vento, poter vincere contro esso. Il flusso di vento nella stanza aumentò e capii che qualcuno aveva aperto la porta. Mi voltai e vidi i ricci spettinati di Harry sulla soglia. I suoi occhi mi fissavano e il suo viso abbronzato era colpito dalla leggera aria che entrava. Tonai a girarmi volgendo il mio sguardo al paesaggio.

«Come mai hai preso la cocaina da Joe?» chiese, facendomi sussultare dopo qualche minuto di silenzio.

«Così» risposi vaga.

«Ho saputo di quello che è successo tra te e Taylor. Come stai?» cambiò discorso avvicinandosi e cominciai a sentirlo vicino, alle mie spalle. Mi voltai e il suo viso, il suo intero corpo, era vicinissimo a me. Sospirai e cominciai a parlare:

«Io bene, ma non voglio essere messa in mezzo tra voi. È gelosa ed è venuta a chiedermi perché l’altra sera eravamo insieme a che cosa era successo. Non volevo parlare in quel momento e lei ha cominciato a fare casino. Senti Harry, mi fa piacere essere tua amica e mi fa piacere parlare con te, ma non voglio che una ragazzina viziata cominci a procurarmi dei problemi» dissi a sguardo basso e con voce roca. Notai che i vestiti che portavo erano quelli dell’altra mattina così, schifata e infastidita, mi allontanai da lui avvicinandomi all’armadio e cercando qualcosa da mettermi. Presi un pantaloncino e una canottiera. Me ne fregai della sua presenza e cominciai a spogliarmi togliendomi quei vestiti sporchi e mettendomi quelli puliti. Harry fece scena muta, ma appena tornai ad avvicinarmi a lui cominciò a guardarmi con i suoi occhi, di un verde scuro e stanco.

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