Capitolo 18

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Erano passate tre settimane da quando ero stata nell’ufficio del preside e finalmente era arrivato anche Novembre. La sola cosa che odiavo di quel mese era il giorno del mio compleanno. Quando ero bambina, lo amavo follemente e ricordavo che chiedevo a mio padre quanto mancasse all’evento ogni singolo giorno. Quella mattina era nuvolosa e uggiosa, amavo quel tipo di giornate perché in parte mi rispecchiavano. Ero ancora in camera e stavo per uscire dalla stanza.

«Christy, svegliati» dissi scuotendo la bionda per le spalle. Mugolò qualcosa in segno di protesta coprendosi con le coperte fin sopra la testa.

«Arrangiati. Io vado, ciao» dissi uscendo dalla porta. Cominciai ad allacciarmi il giubbino tirando su la cerniera. Sentii una porta chiudersi e alzai lo sguardo. Davanti a me vidi il viso mezzo addormentato, ma sempre bellissimo, di Harry.

«Buon giorno» disse a voce bassa e roca.

«Giorno» risposi baciandolo delicatamente sulle labbra. Nell’ultimo periodo la nostra storia era diventata un po’ più seria, dal mio punto di vista. Notavo che aveva rinunciato a Taylor e alle altre ragazze che gli sbavavano dietro concentrandosi su di me. Non riuscivo a convincermi del fatto che lui volesse stare con me per il semplice fatto che mi sono sempre messa nella categoria delle donne indipendenti che non appartengono a nessuno se non a loro stesse. Non ero mai stata di qualcuno. Avevo paura che l’amore potesse cambiare ogni aspetto di me, avevo paura che potessi cambiare e non essere più me stessa.

«Oggi ti vedi con i tuoi amici?» chiese Harry sbadigliando.

«Si.» risposi. Il mio rapporto con Michael, Luke, Ashton e Calum si era rafforzato con il tempo ed io avevo trovato quattro nuovi amici con cui passare il tempo. Mi ero molto affezionata, mi piaceva passare del tempo con loro perché ridevamo tantissimo e quando c’erano problemi cercavano di darti una mano per uscirne. La cosa che mi piaceva più di loro era che mi facevano sentire a mio agio e che non mi giudicavano per quello che ero. Sapevano delle mie dipendenze e dei miei vizi, ma loro mi accettavano così com’ero.

«Dove andate?» chiese.

«Ancora non lo sappiamo. Decideremo al momento, tu invece cosa fai?» chiesi.

«Forse esco con tuo cugino e degli amici.» rispose.

«Oh, okay.» sussurrai a me stessa. Poco dopo arrivammo nei corridoi delle aule e lì ci salutammo. Gli diedi un piccolo bacio sulle labbra calde e dissi:

«Ci sentiamo dopo.»

«Okay.» rispose a tono basso. Era strano quella mattina, più del solito, lo devo ammettere, ma ormai andava avanti così da più di una settimana. Non riuscivo a capire cosa ci fosse nella sua testa a turbarlo e a renderlo freddo nei miei confronti. Non serviva a nulla chiedergli che cosa aveva o cosa succedeva perché lui mi rassicurava dicendomi sempre il solito «Niente, sto bene» seguito dal suo sorriso. Peccato che rideva solo la sua bocca mentre i suoi occhi erano tristi.

 Alla prima ora avevo un test sulla lingua francese. Avevo studiato due giorni interi e mi aveva dato una mano Calum. Se non fosse stato per lui, sarei morta. Entrai in classe e i miei compagni stavano ripassando piegati in due sul libro. Andai a mettermi in un banco verso il fondo della stanza sperando di avere qualche aiuto, se necessario. Tirai fuori dalla cartella il libro e cominciai a ripassare. L’agitazione cominciò a pervadere la mia testa. Improvvisamente entrò in classe Calum seguito da Luke. Mi ero totalmente dimenticata che erano nel mio stesso corso.

«Oh cavolo... meno male!» dissi sorridendo a entrambi. Gli feci segno di venire a sedersi al mio fianco.

«Sei felice di vederci.» disse ridendo Luke.

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