Capitolo 5

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Quando mi sveglio, trovo la faccia di George a pochi centimetri dalla mia, il suo braccio avvinghiato al mio corpo tenendomi stretta a lui e il suo fiato mattutino pesante, al sapore di alcol, proprio sotto il naso. Cercai di staccarmi da lui senza svegliarlo, allontanando la mano stretta al mio fianco. Mi alzai silenziosamente e mi avvicinai alla finestra tirando un respiro di sollievo. Speravo vivamente che quella giornata fosse passata velocemente e che arrivasse sera per staccare la spina a modo mio. La parte inferiore alla mia destra della maglietta che indossavo, s'infilò sotto l’elastico dei miei slip lasciando scoperte le mie gambe leggermente storte. Un bussare alla porta mi distrò dai miei pensieri. Girai il volto velocemente verso la porta chiara della stanza cominciando a raggiungerla. Girai la maniglia gelida e aprii la porta noncurante del mio aspetto. Davanti a me ritrovai una chioma riccia e ribelle affiancata da un ciuffo famigliare. Davanti a me c’erano Harry e Joe, vestiti casual e freschi come una rosa. Sbarrai gli occhi vedendo le loro facce e la direzione che i loro occhi cominciarono a prendere. Tirai il tessuto della maglietta liberandolo dall’elastico e facendolo cadere sulla mia pelle coprendola.

«Buon giorno» Dissi paonazza

«Buon giorno anche a te» Risposero entrambi continuando a guardarmi «George?».

«Dorme» Risposi tornando come al mio solito. Per Joe, George non era un pivello? Chiese la mia dea interiore assonnata.

«Ehm... potresti svegliarlo?» Azzardò Harry «Dobbiamo andare a lezione.»

«Si, scusa» Risposi, lasciai la porta aperta e andai verso mio cugino. Mi piegai leggermente sul letto, accertandomi che il tessuto della maglia non si alzasse, e cominciando a scuotere George dissi:

«George, ci sono Harry e Joe per te.» Dandogli un colpo secco sulla spalla. Quello riuscii a svegliarlo. Intontito dalla luce penetrante nella stanza, cominciò a lamentarsi per il mal di testa. Si mise a sedere e tenendosi la testa tra le mani cercò di aprire gli occhi. Mi avvicinai verso la fine del letto prendendo i suoi pantaloni e tirandoglieli. Quando gli caddero in testa, li prese e chiese:

«Dove hai dormito?»

«Con te. Dove avrei dovuto dormire?» Chiesi lanciando un'occhiata fulminante a Harry, appoggiato allo stipite. I suoi occhi percorrevano già da un paio di minuti ogni centimetro delle mie gambe nude. Cominciò a guardarmi con occhi meravigliosamente sensuali e... maliziosi. Quel ragazzo smuoveva e scombussolava il profondo della libido di ogni ragazza con un solo sguardo, ma io volevo esserne immune. Distolsi lo sguardo da lui sentendo i lamenti di Christy che si rigirava nelle coperte.

«George muoviti... facciamo tardi» Disse Joe entrando in camera.

«Si! Arrivo, cazzo » Imprecò George sotto voce. Si alzò e s'infilò i jeans fregandosene della presenza dei due ragazzi e della mia. Assonnato si sistemò i capelli ricci spettinati cominciando a camminare impettito.

«Le scarpe, scemo» Disse nuovamente Joe. Le presi in mano e gliele allungai evitando di farlo tornare indietro.

«Grazie Mia... ci vediamo dopo in giro» Disse con voce roca.

«Okay, ciao» Dissi lanciando un ultimo sguardo a Harry che lo ricambiò staccandosi dallo stipite. Chiusi la porta velocemente e mi ci appoggiai con la schiena.

«Christy, dobbiamo andare a lezione, siamo in ritardo, alzati!» Dissi fissando il corpo immobile della biondina sepolta sotto la coperta.

«Mhmh...» Mugolò lei muovendo appena i piedi. Sbruffai e andai a prendere i vestiti dirigendomi poi in bagno.

Uscimmo dalla camera in ritardo di cinque minuti per le lezioni. Camminavamo a passo svelto per il corridoio deserto. Arrivammo fuori dai dormitori e cominciammo a correre per il campus cercando di raggiungere l’aula di matematica. Davanti alla porta della classe, mi sistemai accuratamente i capelli che avevo legato in una coda di cavallo alta, stringendo l’elastico verde. Bussai ed entrammo entrambe nell’aula.

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