Capitolo 13

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-HARRY’S POV –

La piccola figura di Mia si dissolse in pochi secondi sparendo dietro quella porta. Avrei voluto correre da lei e farla ragionare, ma Taylor... me lo impediva. Non riuscivo veramente a capirla. Si era svegliata quello stesso pomeriggio, ma correva subito a prendere altra coca da Joe. Poi, da quanto tempo potevano essere in quel tipo di… rapporto? Rimanendo a quello che mi disse lei al lago, Joe non era nulla per lei. Scossi la testa mandando indietro tutti questi pensieri e tolsi le mani dai fianchi di Taylor. Lasciai venir fuori il mio lato freddo e distante.

«Hey, tutto bene?» chiese Taylor appoggiando una mano sulla mia guancia.

«Si, tutto bene» riposi drizzando la schiena e sospirando leggermente.

«Okay. Ora devo andare. Ci vedremo domani?» aggiunse con fare da civetta. Odiavo quel comportamento.

«Forse» risposi evasivo. Le sue mani si allontanarono da me così velocemente che indietreggiai e chiusi la porta. Appena mi trovai solo in quella stanza sospirai e chiusi gli occhi. Aspetto due minuti e poi vado da lei.

Mi chiedevo in che stato l’avrei trovata, quella volta.

-MIA’S POV –

Ero totalmente sola in quella stanza buia, seduta nell’angolo della camera vicino alla finestra. Mi sentivo tremendamente stupida, incosciente e... inutile. Ancora non capivo perché avessi compiuto quel gesto, un'altra volta. Perché avrei dovuto rovinarmi assumendo quella droga per una persona che non mi considera, ma che fa le cose per noia? Anche il nostro bacio era stato tanto per…? Probabile. Cercai di alzarmi, ma a fatica, e mi diressi verso il bagno. Entrai socchiudendo la porta alle mie spalle. Sospirai alzando e abbassando le spalle cercando di rilassarmi un po'. Camminai lentamente arrivando davanti al water laccato di bianco e mi trovai a inginocchiarmi mentre cominciai a sentirmi come una vera e propria stupida. Tirai da un lato i capelli tenendoli stretti con una mano mentre, con l’altra, m’infilai due dita in gola.

Tirai due colpi di tosse mettendomi in posizione eretta e cercando di tenere il disgusto da parte. Corsi velocemente verso il lavandino e aprii l’acqua fredda cominciando a farmi i gargarismi. Odiavo il sapore di vomito e detestavo vomitare in quel modo, ma in quel caso era necessario. Mi sciacquai il viso e gli occhi arrossati, chiusi il rubinetto cercando un asciugamano alla mia destra. Mi fermai davanti allo specchio e cominciai a guardare la ragazza davanti a me. Non ero mai stata in quel modo, agire in quella maniera per una persona. Non mi sono mai sentita così, non avevo mai provato una cosa del genere, soprattutto per un ragazzo. Di solito erano alcuni ragazzi ricconi a venirmi dietro, per questioni di famiglia, e a cercare di attirare la mia attenzione, ma non è mai successo il contrario. Improvvisamente sentii bussare alla porta. Sussultai di sorpresa e spegnendo la luce del bagno, mi avvicinai alla porta d’entrata. Aprii appena e mi affacciai lasciando intravedere solamente il mio viso pallido e le mie pupille dilatate, seguite dal rossore. Vidi le iridi blu di Joe fisse su di me.

«Ciao» disse sorridendo a stento.

«Ciao» risposi normalmente, forse con tono troppo basso. Aprii la porta del tutto e mi misi davanti all’entrata. Era strano trovarlo davanti alla mia porta.

«Mi sono pentito di…» disse abbassando lo sguardo.

«Per cosa?» chiesi corrugando la fronte confusa.

«Per averti dato la pasticca. Dopo quello che ti è successo due giorni fa, mi è sembrato sbagliato. Ci ho pensato sola ora, ma mi sento dannatamente in colpa. Se ti capitasse qualcosa per colpa mia... non riuscirei mai a perdonarmelo, credo» disse. Rimasi basita davanti a lui, ascoltando le sue parole. Perché diceva tutto questo?

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