Essere una famiglia

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EPILOGO// ESSERE UNA FAMIGLIA


Le cose accaddero molto velocemente e, a metà di luglio, tutto era pronto per il trasloco definitivo.

Anche se Giovanni aveva detto che quello non sarebbe stato il momento adatto per cambiare casa, perché era proprio alla fine della gravidanza, alla fine i due avevano deciso di concludere il trasferimento prima della nascita del bambino.

La notte prima del trasloco, Fabio e i gemelli stettero con i genitori di Giorgio, che li avrebbero tenuti nei giorni successivi.

Giovanni aveva spiegato loro che sarebbero andati a vivere in un nuovo appartamento e, almeno Fabio, si era mostrato molto eccitato all'idea di avere una camera tutta per sé.

Dopo che i bambini se ne furono andati, Giovanni rimase immobile in mezzo alla sua casa, circondato da scatoloni che contenevano la sua intera vita.

Era stanco ed emotivo, ma aveva lo stesso detto ad Andrea che avrebbe voluto rimanere solo per un po'.

Era triste di dover lasciare quell'appartamento e, con lui, tutti i bei momenti che aveva trascorso lì, ma aveva realizzato che era arrivata l'ora di andare avanti. Per praticità.

Era impossibile che una famiglia di sei persone vivesse in un ristretto appartamento con solo due camere da letto, al quarto piano e senza ascensore.

La nuova casa era molto più grande e aveva il vantaggio di trovarsi al pian terreno, con un bel giardino interno in cui i bambini avrebbero potuto giocare.

Mentre si guardava intorno, Giovanni si chiese come sarebbe stata in quel momento la sua vita se Giorgio fosse stato ancora vivo.

Avrebbero avuto un altro figlio? Avrebbero già cambiato casa?

Giorgio aveva sempre detto che un giorno si sarebbero trasferiti in campagna... avrebbero vissuto in una villetta?

Il moro aveva ormai realizzato da tempo che non aveva senso pensare ai "se" e ai "ma", ma, nonostante questo, si perdeva spesso ad immaginare.

Improvvisamente la porta si aprì, facendo sussultare Giovanni, e Federico sgusciò nell'appartamento.

Silenziosamente camminò verso l'amico, avvolgendolo in un abbraccio che voleva fargli intendere che capiva, almeno in parte, ciò che stava provando.

-Tu non vuoi andartene, vero?- chiese, mostrando empatia.

-Lo voglio, io voglio andarmene... è solo difficile, sai?- rispose Giovanni, cercando di trattenere le lacrime.

-Questo era l'appartamento di Giorgio... è come se mi stessi lasciando lui dietro. Semplicemente non voglio dimenticarlo, mai, è questo che mi spaventa di più. E se un giorno mi svegliassi e non riuscissi a dipingere davanti agli occhi il suo volto? Se non riuscissi a ricordare niente di lui?-

-Non accadrà mai, Giova, sai benissimo che non lo dimenticherai mai. Sei solo stanco e turbato... è stata una lunga giornata-

-Sì, credo di sì. Però continua a mancarmi-

-Lo so, manca a tutti noi. Dai su, perché non vieni di là da me? Ci sono tutti-

-Va bene, verrò. Grazie, Fede, sei sempre qui, pronto a rallegrarmi. Credo che tu abbia ragione, sono solo stanco e il bambino sta calciando da tutto il giorno! Sarò molto felice quando nascerà!-

-Hai già pensato a qualche nome?- chiese Federico mentre aiutava il suo amico ad indossare una camicia.

-Beh, mi piace Dario... ma anche Alessio è carino. Tu cosa ne pensi?-

Sarai mai mio? // CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora