Capitolo 6

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《Chiedi sempre cosa piace a me

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《Chiedi sempre cosa piace a me. A te cosa piace invece?》 gli domando, guardando i miei piedi camminare.
《Credo che si veda benissimo.》 Allunga in avanti le braccia tatuate.
《Qual è il primo che hai fatto?》 Sono curiosa.
《La stella di David》, risponde mostrandomi il tatuaggio sul gomito.
《Ha fatto male?》 chiedo, facendo una smorfia di dolore al pensiero di essere trafitta da quell'ago. Io non potrei mai farne uno, scelta troppo coraggiosa.
《No, quello non è un punto così doloroso. Ma il polpaccio, le costole e la nuca... be', quelli fanno male》, spiega passandosi una mano dietro ad accarezzarsi la nuca.
《Te ne sei mai pentito?》 Lui fa cenno di no con la testa. 《Neanche di qualcuno?》 insisto.
《Ti sembrerà assurdo Fisher, ma quando ho deciso di farmi colorare il corpo con inchiostro permanente ci ho pensato parecchio》, m’informa con quella sua aria scontata e insopportabile.
《E hanno un significato?》 Credo sia una domanda troppo invadente ma non ho saputo resistere.
《Alcuni sí, alcuni no》, risponde leggermente scocciato. Mi sorprende che certi suoi tattoo abbiano un senso più profondo dell'immagine in sé. Ryan sembra il classico tipo da 'ero ubriaco e sono finito da un tatuatore'.
《A quale sei più legato?》 Passo la borsa da una spalla all'altra. Oggi è davvero pesante, non so nemmeno come ho fatto a farci entrare tutti quei libri.
《Tu parli un po' troppo, per i miei gusti.》 Allungando una mano toglie la sacca dalla mia spalla e la passa sulla sua. 《Ma che ci mettete nelle borse?》

《Siamo arrivati》, dichiaro davanti alla porta.
《Lo so, ti ho già riaccompagnato a casa.》 È vero, non ci avevo pensato.
Cerco la chiave nella borsa che è ancora poggiata sulla sua spalla e non riesco a trovarla, c'è troppa roba qui dentro. Il suo sguardo innervosito poi non aiuta affatto.
《Sfondiamo la porta?》 suggerisce sarcastico.
《Eccola qui!》 Mostro fiera la chiave davanti alla sua faccia.
《Oh, sì!》 Annoiato, fa vibrare in aria le mani come una cheerleader.
Prendo la busta con la vernice e lui passa il manico della borsa direttamente sul mio braccio.
Adesso dovrei salutarlo. Ma che gli dico? E poi perché è così imbarazzante?
《Allora... Grazie per pagato e per avermi accompagnata... E per aver portato anche la mia sacca.》 Impacciata, sposto il peso da un piede all’altro. Ma che mi prende?
Ryan mi esamina per un momento. 《Questa sarebbe la parte dove mi chiedi se voglio entrare a bere qualcosa.》 Mima il segno delle virgolette con le dita sulle ultime parole. Neanche l'ombra di un sorriso.
Ma è sarcasmo il suo? O pensa davvero che io sia quel tipo di ragazza? Non riesco a decifrarlo. Nel dubbio... 《Non ci penso neppure》, rispondo secca.
《Aspetta, non avrai creduto mica che ci stavo sul serio provando con te?》 sghignazza incredulo.
《No...》 Mi sforzo di apparire più disinvolta possibile. Quelle parole mi offendono. Sia ben chiaro, non voglio far parte della sua collezione di ragazze pronte a spalmarsi addosso a lui, ma rimane comunque una cosa sgradevole da dire a qualcuno.
《Ecco infatti. Non sono così disperato.》 Cosa?! Questa sua altezzosità ha appena superato il mio limite di sopportazione. Non ne posso più dei suoi giochetti.
《Senti un po’, bifolco! Se avessi voluto... insomma...》 Cerco la parola adatta.
《Scopare》, aggiunge lui immediatamente.
《Andare a letto con qualcuno》, correggo io più garbatamente. 《Di sicuro non avrei scelto uno che Dio solo sa con chi è stato! E poi come si fa a parlare così? Scop...》 Mi blocco perché non è una parola che facilmente sa uscire dalla mia bocca.
《Scopare》, ripete di nuovo.
《Smettila di ripeterlo!》 gli urlo. Lui sorride e subito dopo mi osserva con una faccia torva.
《Allora fai attenzione alle scelte che prendi 'So tutto io', perché almeno questo bifolco si mostra per quello che è. Non porto nessuna maschera, al contrario di altri.》 Resta a fissarmi per una manciata di secondi. Deglutisco. Sembrano minuti interi nella mia testa. Gira i tacchi e se ne va.

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