Capitolo 26

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Ryan mi guarda di sottecchi mentre espongo le mie idee a Dylan

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Ryan mi guarda di sottecchi mentre espongo le mie idee a Dylan. Abbiamo buttato giù un piano d'azione e abbozzato un programma per studiare insieme. Ognuno ha anche pianificato un proprio compito da fare a casa, così da poter lavorare anche da soli.
Passo loro dei fogli con alcune annotazioni suddivise per colore. Ryan me li strappa di mano, e ride. 《Sei proprio una secchiona, Fisher. Tutte queste parti colorate per renderlo più semplice da decifrare, manco fossimo alle elementari.》
Lo ignoro e mi rivolgo a Dylan, anche se la spiegazione vale per tutti e due. 《I gruppi segnati in rosso sono per gli argomenti più pesanti, quelli che ci conviene finire per primi. Quelli in verde vengono per secondi, e quelli gialli...》 ma Ryan mi interrompe.
《Quelli gialli vengono per ultimi, abbiamo capito. Non è difficile da intuire》, ribatte lasciandosi scivolare dallo schienale della sedia.
《Hai stilato un ottimo schema, Blue》, sostiene il mio collega più affidabile. Mi stringo nelle spalle e sorrido, fiera del mio programma.
Le ore scorrono senza altre battute impertinenti o commenti antipatici. Ryan ha parlato poco ma bene. Ci ha esposto i suoi pareri e dato eccellenti consigli. È un ragazzo tanto sveglio, come ha potuto perdere l'anno? So che le domande lo mettono di malumore, ma glielo chiederò, prima o poi.
La seduta di studio termina senza intoppi. Il gruppo funziona alla grande, almeno per il momento. Sono orgogliosa dello sforzo che stiamo facendo tutti.
Quando Dylan raccoglie le sue cose, mi aspetto che anche Ryan faccia lo stesso. Invece non lo fa. Ha intenzione di rimanere? Con che coraggio?
《Sono molto soddisfatto》, pronuncia Dylan mettendosi lo zaino in spalla.
《Già, anch'io!》 esclamo, accompagnandolo alla porta. È calata la sera e non me ne sono neppure accorta. Ho dedicato ogni attenzione alla tesi.
《Parker, tu non vai?》
Lui si mette finalmente in piedi e ci raggiunge. 《Non ancora, Franklin. Mi serve una mano da Fisher: non mi è ben chiaro lo schema con i colori》, risponde piatto, ma quando Dylan si volta per salutarmi, mi fissa impertinente.
Brutto figlio di...
《Okay. Allora, alla prossima. Buono studio, ragazzi.》 Il fatto che Dylan non possa andare in biblioteca è un fastidio non da poco, ma alla fine siamo riusciti ad organizzarci. I lunedì li passeremo qui da me, o al dormitorio di qualcuno di loro, e il giovedì alla caffetteria della scuola, avendo tutti del tempo libero nelle stesse fasce orarie.
Ryan chiude la porta prima che possa farlo io. 《Quanta fretta che hai di imparare, Parker》, lo attacco fredda.
《Dici di no, ma secondo me, tu hai le tue cose.》 Urta il mio sistema nervoso ogni tre per due. Quanto è odioso poi quando se ne esce con commenti sessisti come questo.
《Ti credi simpatico?》
《No, mai creduto. Tu, Fisher?》
《Smettila!》 agito una mano nella sua direzione. 《Perché sei ancora qui, Ryan?》
Lui mi oltrepassa e ritorna in cucina. Lo seguo. 《L'ho spiegato mezzo minuto fa. Non ho capito bene il tuo schema》, ripete, accatastando i libri e i quaderni sul tavolo in un mucchio disordinato.
《Lascia stare, metterò tutto in ordine dopo》, intervengo fissandolo con sufficienza, anche se apprezzo che voglia aiutarmi. 《Ti ho fatto una domanda》, gli ricordo, incrociando le braccia al petto.
《Alla quale mi pare di avere già risposto》, sbuffa. Ma perché si ostina a comportarsi così! Sa bene a cosa mi riferisco, ma continua ugualmente il suo teatrino.
《Non fare finta di non capire!》 urlo.
Si siede. 《È per la storia di Paige?》 Finalmente si è svegliato dal finto sonno!
《Sì, Ryan》, sibilo e poi rimango in silenzio, in attesa di spiegazioni.
Si prende un evidenziatore e comincia a farlo roteare sulle mani. Dall'evidenziatore passa ad una penna, poi a una matita, e infine alla gomma da cancellare. Prima che io perda la pazienza, risponde: 《Volevo passare del tempo con lei.》
È come se mi avesse sferrato un pugno dritto allo stomaco. 《Mi sembrava di aver capito che volessi passarlo con me.》
Si dondola sulla sedia. 《La serata è lunga. Posso iniziare con te e fine con lei.》 Mi sento mortificata. 《Non vedo dove stia il problema》, continua pacato.
《Finire con lei? Tu volevi... fare delle cose... con me, e dopo andare comunque da Paige?》 Mi viene voglia di aprire la porta e scappare via dalla mia stessa casa, pur di non ascoltarlo.
《Sì》, risponde con un ghigno.
《E tutte quelle parole di ieri notte, allora? Nient'altro che bugie!》 È tornato il familiare bruciore alla gola.
《Bugie? Lo sarebbero state se avessi accettato la mia proposta e io avessi continuato a scoparla ugualmente. Ma tu non hai accettato niente. Ed io, fino a prova contraria, sono libero come il vento.》
《Non mi hai dato nemmeno il tempo per pensare, Ryan! Non capita tutti i giorni di ricevere proposte simili! Un paio di ore fa, sul divano, mi hai detto di essere consapevole della difficoltà della tua offerta e di non volere una risposta immediata! Ma a quanto pare, hai ragione, sei come il vento: cambi continuamente direzione.》 Sento arrivare le lacrime e stavolta non riesco a fermarle.
Lui scatta in piedi per venirmi incontro. 《Blue, non...》 inizia dire, ma non lo lascio finire. Lo spintono con forza, e lui barcolla ma riesce a non cadere.
《E ora capisco anche il perché di tanta comprensione!》 Mi asciugo le lacrime copiose con il dorso della mano.
Si appoggia al tavolo. 《Che vuoi dire?》
《È talmente ovvio che tu mi dia tutto il tempo del mondo per pensare, tanto a te non tolgo nulla. Continuerai a farti una ragazza diversa alla settimana fino a quando non ti darò la risposta. Ma che dico?! Sono più che sicura che continueresti a farlo anche se accettassi questa pazzia!》
Scuote la testa, sconfortato. 《No, io non lo farei mai. E non avrei fatto niente con Paige!》
《Non l'avresti fatto, dici? Allora come mai ti sei arrabbiato in quel modo con Dylan?》 Lui mi guarda sorpreso. 《Sì, Ryan, vi ho sentito》, spiattello. Mi mordo il labbro per arrestare la corsa al pianto.
Si passa una mano fra i capelli, come fa sempre quando è innervosito. 《Ma non è come pensi!》 Detesto questa frase. Mio padre la ripeteva assiduamente a mia madre quando quest'ultima aveva iniziato a sospettare dei suoi tradimenti.
《Smettila. Non sai fare altro che mentire e io sono stanca di ascoltare le tue cazzate. Per te è tutto un gioco! Ora raccogli la tua roba e vattene.》 Ma lui mi prende per un braccio, ignorando quello che ho appena detto. Ritiro il braccio e lo spintono di nuovo. 《Non toccarmi!》 gli urlo in faccia.
Fa un passo indietro. 《Non sto giocando. Io ci tengo a te...》 riduce la voce a un mezzo sussurro. Anche se le sue parole sono un tuffo al cuore, devo smetterla di lasciarmi trascinare da loro. Non è mai stato sincero con me, fa tutto per un sadico divertimento.
Sbuffo sdegnosa. 《Hai uno strano modo di tenere alle persone.》
《È l'unico modo che ho. Prima di te non ne avevo nessuno, perciò...》 Ryan incrocia il mio sguardo, la tempesta che vedo infuriare nei suoi occhi parla di un'anima tormentata. Sono quegli occhi addosso che mi fregano sempre. Ed è proprio questo che vuole Ryan: fregarmi.
《Va' via, Ryan.》 Per favore vattene, penso disperatamente. Vattene prima che io cambi idea.
《Non voglio...》 mormora.
《Sembri sincero. La tua voce sembra sincera》, ammetto. E Fuochi d'artificio balenano nei suoi occhi. 《Ma non credo ad una singola parola. E adesso vai, per favore. Non voglio più ripetertelo》, concludo, spegnendo definitivamente la speranza nei suoi occhi.
《Non voglio andarmene》, ripete usando un tono amareggiato. Quasi ci casco. Quasi, però.
Corro dritta alla porta d'ingresso. La spalanco. 《Invece te ne vai eccome.》 Non è giusto cacciare una persona in questo biasimevole modo, si rischia di passare per maleducati e di ferire i suoi sentimenti. Ma qui stiamo parlando di Ryan, non di una persona normale: lui non ha sentimenti; ed io, per il momento, ho perso le mie buone maniere. 《E affrettati, Paige ti aspetta》, aggiungo antipatica.
Esce dalla porta facendo attenzione a non sfiorarmi. 《Va bene, me ne vado》, incazzato, scandisce ogni sillaba. Sale in macchina e prima di chiudere la portiera mi urla:《Te la saluterò.》

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